“Caravaggio ci ricorda che il bene non è mai oggettivo”, la lezione di Sgarbi a San Miniato
Il critico d’arte ospite della Fondazione Cr San Miniato racconta la genesi del suo libro e l’opera dell’artista fotografo di istanti
Un excursus di opere caravaggesche, attraverso il quale il professor Sgarbi fa capire come queste, ancora oggi, ci parlano. Lo fanno presentandosi come delle “fotografie che catturano l’essenza di un preciso momento, raggiungendo una fortissima potenza drammatica”, ha spiegato il critico d’arte in una sala colma di persone che hanno partecipato alla presentazione dell’ultimo libro di Vittorio SgarbiEcce Caravaggio – Da Roberto Longhi a oggi, organizzata a Palazzo Grifoni a San Miniato dalla Fondazione Cr San Miniato. Oltre un’ora e mezza di lectio magistralis su Caravaggio, quella di Sgarbi, con collegamenti continui tra passato e presente, addirittura con Pasolini, a dimostrare come i due mondi siano sempre in dialogo e come il pittore lombardo seicentesco, sia in realtà molto attuale.
L’evento, presentato dal presidente della Fondazione Antonio Guicciardini Salini, si inserisce tra le tante iniziative culturali, artistiche e sociali promosse dalla Fondazione. Il libro, “Ecce Caravaggio”, edito da La nave di Teseo, “ha al suo centro – spiega Sgarbi – la storia della ‘apparizione’ del dipinto di Caravaggio ‘Ecce Homo’ a Madrid. L’operato dell’artista è rimasto avvolto nel mistero fino al 1951 quando, grazie alla mostra curata da Roberto Longhi sul pittore lombardo a Palazzo Reale di Milano, è rinato dopo una damnatio memoriae durata quasi tre secoli.
Il libro nasce dopo che ricevo un messaggio riguardante la ricomparsa di questo dipinto dove mi si chiedeva appunto di identificare chi ne fosse l’autore data la cifra che alcuni collezionisti avevano proposto per acquistarlo. A prima vista non ho avuto dubbi, era un Caravaggio. Da qui è partita l’investigazione per comprendere la storia del dipinto di Madrid, la cui documentazione è stata resa nota solo il 23 aprile 2021 e da cui è emerso che l’attuale famiglia proprietaria, i de Castro, avrebbero ereditato l’opera dal politico e diplomatico Evaristo de Castro, che nel 1823 permutò un dipinto in suo possesso con uno (a scelta tra quattro) della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, un de Carabaggio”.
Non sveliamo però il contenuto del libro di Vittorio Sgarbi che precisa “nessuno ha mai dipinto come Caravaggio il male, la malattia e la morte in quanto a differenza dei grandi maestri lui non si concentra sul bello ideale, ma sulla realtà nuda e cruda, come la si vede”. Per concludere il fantastico viaggio su Caravaggio, il Professore sceglie un dipinto simbolico dell’artista, “Davide con la Testa di Golia” (1609-10), che “non si identifica in Davide, ma in Golia, dunque sta dalla parte del male, poiché è vero che il primo è un eroe, ma è anche un assassino e infatti nell’opera ha un volto turbato. Caravaggio ci ricorda dunque che il bene non è mai oggettivo, ma relativo, dipende da che punto lo si guarda”.