I tempi del Coronavirus tra fede e razionalità

Una riflessione sui tempi che viviamo in questi giorni di esistenza ritirata a causa del Coronavirus arriva da don Andrea Cristiani, uomo di chiesa, fondatore del movimento Shalom, ma anche persona da sempre attenta a un rapporto equilibrato tra fede e mondo. In queste righe che riceviamo e pubblichiamo, l’arciprete di Fucecchio esorta a una serie di riflessioni moderne e concrete, facendosi in qualche modo portavoce, non senza una lieve ironia, di un senso di responsabilità e un di progressismo della chiesa cattolica dei nostri tempi, lontana da dogmatismi e posizioni anacronistiche.
L’occasione è anche per ricordare che, se partecipare alla santa messa di persona è impossibile, pregare è necessario. Domani 15 marzo, dalla sua pagina Facebook il vescovo Andrea Migliavacca celebrerà la santa messa nella cappella vescovile alle 11. Sono molte le parrocchie che hanno organizzato questo servizio, perché anche quando la porta è chiusa, il cuore deve restare ben aperto.
di Andrea Cristiani
“In effetti l’impressione che ho è quella di trovarmi in un film di fantascienza, una specie di ‘guerra virale’ dove il nemico si aggira nascosto, in agguato, nell’invisibile e colpisce come un killer. C’è da dire che gli scienziati seri parlano di pandemie cicliche e l’ultima di cui abbiamo memoria è quella di cui mi parlava anche mia madre: la spagnola. Si dice che fra il 1918 e il 1920 abbia fatto fra i 50 e i 100 milioni di morti. Naturalmente c’è da considerare le condizioni di miseria, la scarsità dei farmaci e di mezzi dell’epoca. Mamma Fosca, si ricordava anche che, avendo la casa di fronte alla chiesa, le esequie non si facevano. Era una bambina di appena 10 anni. Mi vengono in mente alcuni pensieri.
Questa situazione planetaria in cui ci troviamo mi fa fantasticare, penso che potrebbe anche essere la prova di una guerra batteriologica, dove un delirante aggressore abbia finalmente trovato la fatidica arma invisibile che uccide gli esseri umani, ma lascia intatte le città. Magari pochi, gli eletti avranno anche l’antidoto in modo che la ‘razza prescelta’ sopravviva e occupi il pianeta. Del resto potrebbe apparire altrettanto fantasioso, anche se possibile, che un fantomatico pipistrello portatore del virus azzanni un pesciolino, che va a finire nel ventre di uno sfortunato cinese, da cui si sprigiona il contagio.
Il secondo pensiero che ho nella surreale situazione attuale è il grido assordante che oggi questa umanità, ancorché rinchiusa, deve far sentire ai potenti: smantellate immediatamente gli arsenali nucleari e convenzionali, le fabbriche di morte e i laboratori dove si producono armi chimiche e batteriologiche. Questa deve essere l’occasione per farla finita una volta per tutte.
Il nemico avanza, difendiamoci con le armi della scienza e sprigioniamo tutti un’energia positiva e mistica creata dalla spiritualità di cui tutti siamo capaci e dal dinamismo affettivo che possiamo vivere con maggiore intensità proprio in questo tempo in cui siamo a casa. Guardiamoci dalle profezie apocalittiche e anche dai medievali rimedi come i flagelli e i digiuni, come se questi potessero impietosire la divinità.
La divinità è solo ‘con-passione’ per l’umano, ed è vicinissima a ciascuno di noi soprattutto a chi è nella malattia e nell’ansia. Il 75 per cento dell’umanità digiunano ogni giorno, per questo Gesù ci insegna che il vero digiuno è nella condivisione. Dobbiamo riformulare il nostro stile di vita per ridurre noi opulenti i consumi e dare accesso al pane all’umanità digiunante da sempre.
Invocare il digiuno in questa situazione, quando si dice che solo in italia ci siano 18 milioni di persone che sono in crisi di panico è semplicemente folle. Io suggerirei non di digiunare, ma di mangiare di più, soprattutto i dolci (per chi non è diabetico), per non aumentare il picco depressivo. Invece la preghiera, per i credenti, aiuta noi a vivere con serenità e razionalità questi tempi e ci fa avvertire la presenza del Signore in casa nostra.
Un ultimo pensiero: chiese aperte o chiese chiuse? Stupidaggini. Dio è in ogni luogo, come ci insegna anche l’antico catechismo e non di più qui o là. Agli uomini e alle donne di chiesa chiediamo semplicemente: fateci vedere il Vangelo e insieme ritorniamo a Gesù, il miglior medico per curare il mondo da sempre ammalato”