Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”

6 dicembre 2019 | 20:59
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Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”
Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”
Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”
Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”
Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”
Il mondo virtuale e l’esigenza di un’etica della rete, Migliavacca: “La chiesa deve abitare quei luoghi”

Una riflessione su come conciliare l’etica cristiana con le nuove tecnologie della rete

Dio, ne sono certo, non ha smartphone, ma da ciò che interessa i giovani si ricevono sempre lezioni”. Ha esordito così il vescovo Migliavacca intervenendo alla serata organizzata nella sera del, 5 dicembre, nella sala consiliare di Montopoli ospite dell’associazione Arco di Castruccio.

E’ necessario scoprire un’etica per la seconda vita sui social, che poi non è altro che riscoprire un’etica della responsabilità e della condivisione faccia a faccia. E rimanere vigili, informati, in un’epoca che rende più soli: si pensi all’attività di scambio per antonomasia, il commercio, oggi affidato sempre più a dei bitcoin code. Questo il risultato al quale sono pervenuti gli invitati all’incontro “I social network fra responsabilità e rischi”, al quale hanno preso parte, oltre al sindaco Giovanni Capecchi e all’animatore dell’associazione Marzio Gabbanini, anche il vescovo Andrea Migliavacca, il fondatore del Movimento Shalom don Andrea Cristiani e Maria Grazia Messerini, presidente dell’Università del tempo libero di San Miniato.

Una chiacchierata “informale”, se vogliamo definirla così, fra ospiti eccellenti e al tempo stesso dichiaratamente neofiti dell’argomento, che è stato quindi affrontato da un punto di vista molto vicino a quello familiare alla platea, nutrita, accorsa all’evento. Presente anche il consigliere regionale Andrea Pieroni, che ha voluto sottolineare come proprio la Regione Toscana sia intervenuta sul tema del cyberbullismo con una legge ad hoc. “Una vera e propria dipendenza, quella di tanti nostri giovani verso le tegnologie, che ancora non é più patologica, ma che fa si che ci si senta persi se lasciamo lo smartphone per un attimo – ha detto il consigliere regionale. – Tecnologia dalle grandi potenzialità, ma che come tutte le scoperte umane ha una doppia faccia. Leggevo sulla rete che ormai un italiano su due é attivo su Facebook e che si abbassa sempre più l’età di chi usa internet. Metà dei bimbi fra i 6 e gli 8 anni é attivo su internet. Quasi la totalità dei 14 li segue. La necessità di un’educazione sull’uso di tutto ciò è stringente. Ecco il perché della nuova legge, alla quale come consiglio regionale abbiamo stanziato anche delle risorse, consapevoli che su questo versante abbiamo molto da fare”.

“Una tecnologia così capace di avvicinare le persone e al tempo stesso foriera di un allontanamento che viviamo anche fra presenti nella stessa stanza” ha dichiarato il sindaco Capecchi, a cui è seguita la riflessione di Mons. Migliavacca. “Dio, ne sono certo, non ha smartphone, ma da ciò che fanno i giovani si ricevono sempre delle lezioni – ha detto Migliavacca, sottolineando che – si tratta comunque di un mezzo potente, che dalla radio alla televisione ha descritto l’epilogo di una parabola nella quale le potenzialità di comunicare sono teoricamente amplificate. Eppure – continua il vescovo – fenomeni come le false notizie, la pornografia o il bullismo in rete ci ricordano come, più dei vecchi strumenti, internet abbia la capacità di ‘creare realtà’, non solo di rispecchiarla. Lo fa, però, anche in positivo – ha voluto ribadire più volte – quando sono diventato vescovo, la prima cosa che ho fatto è stata andare su internet e informarmi su San Miniato e su cosa mi aspettava. Al tempo stesso, il giorno dopo, quando ancora non ero partito, il mio nome ed il mio curriculum in quanto vescovo erano su Wikipedia, al punto che mi sono meravigliato. Di fronte a tutto questo la cosa di cui sono certo è che anche la Chiesa deve porsi l’obbiettivo di abitare anche quei luoghi virtuali, che rappresentano anche sul fronte morale una sfida che è la nostra”.

Parole a cui don Andrea Cristiani ha voluto, da parte sua, abbinare più che un analisi una speranza, un appello: “Nei villaggi più poveri del pianeta ho trovato mancanza di tutto, ma non di cellulare. Questo è il potere attrattivo di queste tecnologie – ha detto il fondatore dello Shalom. – Di fronte a tutto questo ciò credo si debba riflettere su che genere di mondo potremmo creare se solo utilizzassimo tutta la potenzialità nel comunicare offerta da queste tecnologie, nella direzione di un mondo davvero di tutti e per tutti, fatto di condivisione e pace.”