Da Settevoci a Sanremo, i ricordi di Baudo incantano Pisa

14 febbraio 2019 | 17:16
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Da Settevoci a Sanremo, i ricordi di Baudo incantano Pisa

Non è stata né piazza di Spagna, né piazza San Pietro la prima meta del giovanissimo Pippo Baudo a Roma, ma via Teulada. Lì, dove venivano realizzati quei programmi che la Rai stava portando nelle case di tutti gli italiani, dalla Sicilia fino al Piemonte. Si era appena laureato in giurisprudenza, Baudo, e portava con sé, nella capitale, tutto il suo amore di autodidatta per la dizione, la musica, i primi spettacoli televisivi. Inizia da lì il racconto di Ecco a voi, l’autobiografia del presentatore uscita per i tipi di Solferino editore e presentata martedì scorso (12 febbraio) alle Officine Garibaldi di Pisa.

Un incontro che è stata l’occasione, per Baudo, di ripercorrere insieme al numeroso pubblico presente le tappe fondamentali della sua lunga relazione d’amore con il piccolo schermo. Aneddoti, retroscena, ricordi che appartengono alla memoria collettiva dell’Italia: anche alla memoria di chi, in quegli anni in bianco e nero, non era ancora nato. Pippo Baudo, con l’immutato carisma da prima serata Rai, ha saputo tenere alta l’attenzione delle Officine Garibaldi raccontando ora l’emozione del teatro Ariston di Sanremo, ora di quella volta che chiese a Bruno Lauzi di trovare le parole per un pezzo che, ne era proprio certo, avrebbe funzionato: e in tre ore ne uscì Almeno tu nell’universo. E dal pubblico non è mancato chi ha chiesto a Baudo, conduttore di ben 13 edizioni di Sanremo, un commento sull’ultimo festival: “Il direttore artistico Claudio Baglioni ha riportato l’attenzione sulle canzoni e, questo, l’ho veramente apprezzato. Ho trovato la sua conduzione autoironica al punto giusto, misurata e garbata. Negli ultimi anni però – ha osservato – si sono moltiplicati i talent, le competizioni canore, e Sanremo non è più l’appuntamento più atteso dell’anno per la musica e la discografia. Un eccesso di produzione che ha avuto ripercussioni anche sulla ‘durata’ delle canzoni, che si consumano sempre più nel giro di una sola stagione”. Tra i ricordi più vividi di Baudo, le dirette con Roberto Benigni: “Era imprevedibile, e i dirigenti Rai erano terrorizzati ogni volta. Era inutile provare prima: sapevo che Benigni avrebbe fatto di testa sua, non aveva senso costringerlo a un copione o raccomandarsi di non dire o non fare. Mi limitavo a fidarmi di lui: e non me ne sono dovuto pentire mai”. Infine, un assist alla Toscana come terra che ha dato i natali a Giacomo Puccini: “Mi commuove sempre – ha detto Pippo Baudo – la capacità avuta dal maestro di innovare le forme musicali in un’Europa dominata da Verdi e Wagner. Dalla sua villa sul lago ha saputo raccontare la Cina, il Giappone, l’America, la Francia. E il Gianni Schicchi, del Trittico, è un piccolo gioiello di leggerezza e vivacità”. È enciclopedico, Baudo. Spazia da un ricordo all’altro, da Settevoci (“il primo talent”) a Fantastico, da Lorella Cuccarini alla Giorgia degli esordi. E lo fa con eleganza, con una padronanza della parola che affascina. Sul finale, si è concesso una riflessione sulla ‘sua’ Sicilia: “Ho conosciuto cosa significa aver paura di dormire nella propria casa, dopo l’esplosione che ha distrutto la mia abitazione di Santa Tecla. Un’intimidazione ricevuta da Cosa Nostra nel 1991, dopo alcune opinioni espresse a Taormina in una commemorazione del giudice Chinnici. La Sicilia, per me, è lo sguardo severo e buono dei miei genitori; ma è anche mafia, virus che corrode le persone e la società”.

Elisa Tambellini