Topi Matti, tre serate da incorniciare – Foto






Topi Matti chiude col sorriso. Quello del pubblico che ha preso parte alle tre serate nel centro storico di Montopoli, ma anche quello dell’associazione Arco di Castruccio che è riuscito nell’impresa di far rivivere un festival abbandonato da anni.
Gli organizzatori parlano di “un risultato storico” per Topi Matti, grazie ai meravigliosi spettacoli delle quattro compagnie presenti che si sono alternate nelle tre serate montopolesi: Circusbandando, il gruppo di teatro ragazzi di Paco Paquito e Celestina che per ben due sere ha divertito i bambini, ma anche i loro genitori. L’energia formidabile della Large Street Band, che ha iniziato il festival con il suo viaggio nelle strade un po’ addormentate della cittadina toscana. Strade che si sono piacevolmente risvegliate e stupite per la forza dei quattordici componenti della Band. E poi ancora il Bruscello di Casteldebosco, da tempo assente da Montopoli, che si è esibito con l’eccezionalità della tradizione, dando tra l’altro vita a “Sega la vecchia Strega”, uno spettacolo dalle radici antichissime, addirittura precristiane, ricco di suggestioni e di grande interesse comico, come si addice appunto a Topi Matti. Infine la chiusura straordinaria di “Pindarico”, lo stupendo spettacolo di trasformismo sui trampoli di Miriam e Pietro Rasoti, due bravissimi attori che hanno riempito di poesia e soprattutto di stupore il folto pubblico presente.
Da qui i ringraziamenti dell’associazione Arco di Castruccio, organizzatore delle tre serate, per l’amministrazione comunale di Montopoli, sempre presente con il sindaco e gran parte della giunta, e per il Consiglio regionale della Toscana che ha ospitato la conferenza stampa di partenza e che è stata vicina alla manifestazione con le belle parole del presidente del consiglio Eugenio Giani, e la partecipazione del consigliere Andrea Pieroni, originario proprio di Montopoli.
Ma qualche parola ancora va dedicata all’importanza di Topi Matti nel panorama delle tante serate estive dedicate al teatro di strada. Perché fin da subito si è capito che qui si lavorava in altro modo, anche con un interesse storico e antropologico, per capire almeno il perché questo teatro da quattro soldi, il teatro popolare di cui si era da tempo dichiarata la fine, ha ritrovato da anni una propria vitalità.
Ogni compagnia è stata intervistata prima del lavoro in piazza e le risposte sono state di eccezionale interesse, tutt’altro che banali. Un materiale che andrà a costruire un vero e proprio archivio visivo e poi anche cartaceo di Topi Matti. Le storie sono varie ma alo stesso tempo simili come momento di partenza, in genere legato ad un certo disagio, tipico dell’età giovanile, che ha trovato per fortuna una qualche via d’uscita nell’arte di strada. Un’arte che vuol dire muoversi di sera in sera, da sud a nord dell’Italia e anche all’estero, alla ricerca di un pubblico da far sorridere e a cui strappare un applauso, in qualche caso prima di fare il cosiddetto “cappello”, cioè il momento finale in cui gli attori facevano (e a volte ancora fanno) la questua verso i divertiti spettatori.
Il coordinatore dell’Arco di Castruccio Marzio Gabbanini, la vicepresidente Roberta Salvadori, il sindaco Giovanni Capecchi e il direttore artistico Andrea Mancini hanno ringraziato il pubblico, pieno di entusiasmo, dando l’arrivederci alla prossima edizione.