Festival d’Europa, due giorni nel cuore della “chiocciola”

21 marzo 2016 | 14:50
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Festival d’Europa, due giorni nel cuore della “chiocciola”
Festival d’Europa, due giorni nel cuore della “chiocciola”
Festival d’Europa, due giorni nel cuore della “chiocciola”

Era molto forte di tre gironi di mura con la rocca… e di vettovaglia assai fornito…”. Sono queste le parole che il cronista trecentesco Giovanni Villani spendeva per introdurre alla storia di Santa Maria a Monte, sede già nel 906 del primo castellum del Valdarno. Eppure in pochi ancora sanno che sotto quei tre celebri cerchi, ai quali i fiorentini agli inizi del ‘400 cominciarono ad aggiungerne un quarto mai finito, corrono sopiti antichi cunicoli.

Perché sotto la “chiocciola” da sempre visibile, uno degli elementi di maggiore interesse per storici e architetti appassionati di storia locale è ancora oggi la citta sotterranea, quella che corre sotto Santa Maria a Monte e che sarà aperta e visibile in alcuni dei suoi tratti principali anche durante il Festival d’Europa, quando il paese è in festa: la domenica di Pasqua e il lunedi seguente intorno alla figura della patrona beata Diana Giutini, quando per l’occasione si celebra anche la particolarissima processione delle paniere (leggi anche: Festival D’Europa, 2 giorni per scoprire Santa Maria a Monte).

La storia. Cuniculi e sotterranei la cui genesi è da collocarsi nel Medioevo. Prima che la rete delle vie sotterranee trovasse origine dalle motivazioni difensive e dalle modifiche urbanistiche caricate sul tracciato delle mura, i primi cenni della città sotterranea erano già scolpiti nel tufo sotto il paese. Dal momento che il minimo comun denominatore della stragrande maggioranza dei sotterranei è la costante presenza di pozzi, cisterne e quant’altro possa raccogliere riserve d’acqua, è realistico ipotizzare che questo tracciato nascosto avesse l’iniziale scopo di servire come una sorta di rete idrica, che, caratterizzando la quasi totalità delle abitazioni del centro, potesse servire agli abitanti del castello sia in tempo di pace sia in caso di assedio, in secoli in cui Lucca, Pisa e Firenze si contendevano la collina. Parallelamente a tale funzione, è probabile che le gallerie fossero state pensate anche per un secondo intento, più strettamente militare. Correndo sotto le abitazioni, i cunicoli in origine passavano attraverso le tre cerchie murarie che contraddistinguevano il castello medievale. Facevano dunque parte di una rete segreta: durante gli assedi potevano essere usati con fini difensivi, sia per poter passare da un cerchio all’altro delle mura senza essere visti dai nemici, sia, nella peggiore delle ipotesi, come vie di fuga. Quando poi Santa Maria a Monte, conseguentemente alla conquista fiorentina del 1327 ad opera di Castruccio Castracani, perse nel corso del Quattrocento il suo ruolo strategico e ai tre cerchi delle mura difensive vennero addossate le abitazioni, anche i sotterranei persero la loro funzione originaria. Durante la Seconda Guerra Mondiale poi i sotterranei, servendo da rifugio anti-mina per gli abitanti, vennero in parte murati in parte tamponati per impedire l’accesso da parte dei tedeschi e subirono così profondi cambiamenti.

Una rete affascinante di strade che quindi è in parte ancora tutta da scoprire. Col tempo, infatti, nel dopoguerra molti tratti delle vie sotterranee venne inglobata all’interno delle case. In molte occasioni i cunicoli vennero chiusi, spesso con inerti del restauro delle case. In altre situazioni, invece, le strade furono semplicemente spezzettate fra i proprietari delle case soprastanti, che col tempo hanno diviso il tragitto in spezzoni con muri di fortuna o porte fisse facendone cantine, fungaie, rimesse e quant’altro. Proprio grazie ai privati, in collaborazione con il Comune, è ancora oggi possibile visitare alcuni dei tratti rimasti, in attesa di trovare una formula che, chissà, in futuro non permetta di aprire altri degli antichi varchi. Se infatti molti sono visitabili, come i sotterranei Pieroni (con pozzo di quindici metri e piccole stalattiti attaccate alle volte in mattoni), Sevieri (in via Capannoli, i più grandi, usati negli anni Cinquanta anche come sala da ballo) e dell’ex Bottegone e le cantine Dini (ben visibile la seconda cinta muraria), quelle Tancredi, la cisterna della biblioteca e della canonica, molti ancora sono, eventualmente, da riscoprire. Fra questi, tanto per citarne uno, quello che ancora oggi passando sotto piazza della Vittoria collega l’inizio di corso Carducci al piano seminterrato del circolo Acli. E si narra che qualcosa di molto simile via sia anche nella vicina Montecalvoli, oggi frazione ma autonomo comune sino alla fine dell’800, provvisto di un centro in cui insisteva una chiesa già nell’VIII secolo.

La visita. In occasione del Festival d’Europa di lunedì 28, dalle 15 alle 18 partiranno ogni ora dal palazzo comunale gruppi alla volta di alcuni dei più importanti sotterranei, a cura del gruppo archeologico del Valdarno inferiore. Il sotterraneo Pieroni all’ingresso di via Carducci, poi, per tutta la durata della manifestazione sarà sede della mostra espositiva dello scultore Stefano Cecchi. 

Nilo Di Modica