Arturo Checchi in mostra fino a ottobre

12 maggio 2015 | 15:37
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Arturo Checchi in mostra fino a ottobre

Un percorso alla scoperta di uno dei grandi pittori del ‘900. Fucecchio, sua città natale, lo dedica ad Arturo Checchi, grazie a una mostra tra il Museo Civico e la Fondazione Montanelli Bassi, dal 16 maggio all’11 ottobre. “Una Toscana autentica – spiega il coordinatore della mostra Pier Giuseppe Leo – dagli epigoni dei Macchiaioli ai nascenti movimenti europei del ‘900”.

Che raccoglie oltre cinquanta capolavori suddivisi in quattro nuclei: la collezione del Comune, la collezione della Fondazione Montanelli-Bassi, i collezionisti privati e la grafica. Promossa dal Comune di Fucecchio e dalla Fondazione Montanelli Bassi, la mostra porterà i visitatori alla scoperta di un artista immerso nella sua territorialità, di un pittore dal carattere spigoloso e risoluto. Arturo Checchi non taceva ingoiando, come quando nel concorso del 1929, vinto da Aldo Carpi, ricordò di quest’ultimo i ripetuti viaggi a Roma, la sua parentela con Andreotti, l’amicizia con Ojetti e tutti i personaggi che Arturo nemmeno sapeva che sarebbero stati in giuria e acidamente concludeva immaginando le dimissioni del vincitore per incapacità e non sarebbe stata la prima volta. Povero Arturo, che ancora lo aspettavano delusioni successive, con protagonisti ancor più altisonanti e conseguenti clamorosi brogli. Del resto un caro amico del Checchi e suo maestro nel Liberty, Galileo Chini – lavorarono insieme nella Biennale di Venezia 1909 – si sarebbe pesantemente compromesso durante la visita di Hitler a Firenze nel 1938, attaccando la fantasmagoria di svastiche in città. Protestarono solo Chini e il Card. Della Costa, ma pagò solo Chini, essendo il cardinale protetto dal Concordato del 1929. La mostra è un omaggio all’uomo e all’artista subito intuito con lungimiranza e buon senso di cronista e scrittore da Indro Montanelli, che proprio non regalava a cuor leggero patenti di stima. Un vanto per Fucecchio, per il clima che si respira, la tradizione che c’è, il carattere della gente, il familiare paesaggio di fiume, padule, colline che amiamo vedere nell’arte di Arturo Checchi.