Almeno 30 clienti al giorno per un giro d’affari di 45mila euro al mese: sigilli a due “case chiuse”

Sfruttate ragazze asiatiche che restavano massimo 15 giorni, per sfruttare l'effetto "novità". Arrestate 3 persone

Almeno 15 clienti al giorno in ciascuna delle due case. Per un giro d’affari notevole, stimato in 45mila euro al mese, gestito interamente da cinesi, in due case di Castelfranco di Sotto e Cascina. Due case ora chiuse, al termine di mesi di indagine tenute dai carabinieri della compagnia di Pontedera e che ha svelato lo sfruttamento della prostituzione di ragazze prevalentemente di origini cinesi.

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I carabinieri della stazione di Navacchio di Cascina, nella primavera 2023, nel corso dei loro quotidiani servizi preventivi e di controllo del territorio, avevano notato un’anomala frequentazione di persone, tutte di sesso maschile, che entravano e poi repentinamente uscivano da una abitazione posta sulla via Tosco Romagnola a Cascina. Successivi e riservati accertamenti, anche attraverso le notizie fornite da alcuni cittadini residenti nella zona, consentivano ai militari di ipotizzare che, in quell’abitazione, era in atto l’esercizio del meretricio ad opera di ragazze straniere, non escludendo il coinvolgimento del proprietario dell’immobile, un uomo del luogo abbastanza noto nella locale comunità.

Data la natura e complessità degli approfondimenti investigativi, l’autorità giudiziaria di Pisa ha delegato l’intera attività al Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Pontedera che conduceva le indagini fino alla primavera scorsa. L’attività è stata sviluppata su più canali ed ha consentito di individuare le due distinte abitazioni, di proprietà della stessa persona, nelle quali era esercitata attività ampiamente pubblicizzati su numerosi e dedicati siti internet. Gli annunci online erano assolutamente espliciti, con l’offerta di prestazioni erotiche e sessuali ad opera di giovani ragazze asiatiche raggiungibili attraverso utenze telefoniche anch’esse pubblicate negli annunci.

Gli investigatori, contattate le utenze, hanno verificato la presenza di donne con accento palesemente orientale, le quali specificavano il tipo di prestazione sessuale che erano in grado di fornire, i relativi costi e, ovviamente, l’indirizzo dell’abitazione ove esercitavano, ovvero le due distinte abitazioni di Cascina e Castelfranco di Sotto.

Così sono state collocate telecamere per la videosorveglianza esterna delle case, in particolare dei loro ingressi, che documentavano senza dubbio alcuno il notevole afflusso di clienti, tutti uomini, che vi accedevano ad ogni ora della giornata e in tutti i giorni della settimana. In ragione di questi primi e oggettivi riscontri, erano avviate numerose intercettazioni telefoniche delle utenze pubblicizzate in internet e in uso alle ragazze e delle utenze del cascinese proprietario dei due immobili ove si esercitava la prostituzione.

Durante la prima fase di captazione telefonica, emergevano, oltre al proprietario dei due immobili, due figure di spicco: una donna cinese risultata poi essere la tenutaria della casa di Cascina ed un altro cascinese che la coadiuvava. Anche le utenze telefoniche di questi due ultimi attori erano sottoposte a intercettazioni.

Dopo circa cinque mesi di serrata attività investigativa, condotta dai militari della Compagnia di Pontedera attraverso canonici servizi sul “campo” di osservazione, controllo e pedinamento, ascolto e trascrizione di migliaia di telefonate intercettate anche in lingua cinese, nonché visione e analisi di migliaia di ore di video sorveglianza, veniva delineato e rendicontato, alla competente autorità giudiziaria di Pisa, il definitivo quadro investigativo.

Dal quadro emerso quindi, il cascinese, responsabile anche di sfruttamento della prostituzione, proprietario dei due immobili ove veniva esercitata la prostituzione, era ben consapevole dell’attività illecita condotta nelle sue proprietà. Gli immobili erano ufficialmente locati, con regolare contratto, ma a personaggi estranei all’attività illecita, a prezzi di mercato (500 – 600 euro al mese) assolutamente irrisori rispetto agli importanti introiti derivanti dal meretricio, come successivamente indicato. L’uomo – che aveva anche il compito di valutare le ragazze e di rispondere a quei clienti che si rivolgevano a lui per sapere se erano arrivate nuove ragazze, in alcuni casi fruiva di sconti nelle prestazioni. In alcune occasioni si era prestato ad accompagnare alcune ragazze nuove arrivate per raggiungere la casa, oppure dava manforte alla tenutaria quando qualche cliente appariva troppo effervescente.

La donna cinese risultata essere la capofila nella gestione delle utenze cellulari dedicate ai contatti con i clienti, prendeva gli appuntamenti e concordava con il potenziale cliente il costo e il tipo di prestazione sessuale che, poi, demandava alle ragazze che in quel momento esercitavano nell’appartamento. Lei decideva la permanenza o meno in casa delle ragazze e si occupava di tenere i contatti con il primo indagato e provvede al pagamento della locazione degli immobili.

Il secondo cascinese è emerso come collaboratore della tenutaria che coadiuvava per ogni esigenza, soprattutto di tipo logistico e quindi teso a favorire la prostituzione. Spesso l’uomo, da solo o con la donna, si recava ad acquistare alimenti o materiali necessari alla conduzione della casa, in un caso acquistando addirittura 400 profilattici in un sol colpo. Pubblicizzava inoltre l’attività con i propri conoscenti, attraverso le descrizioni fisiche delle ragazze e mettendosi a disposizione per accompagnare i clienti.

Le ragazze risultavano tutte di origini cinesi, giovani e, perlopiù, provenienti dal nord Italia, in particolare dall’area metropolitana di Milano. Mediamente una ragazza esercitava nella casa per 10, massimo 15,  giorni, se gradita, dopodiché veniva sostituita in modo da mantenere alta l’attenzione dei clienti abituali sempre alla triste ricerca di “novità”. I clienti delle due case erano sempre e solo uomini, di qualsiasi età. Sono stati contati, mediamente, 15 clienti al giorno per ogni singola casa. Basti pensare che le utenze intercettate in uso alle ragazze hanno registrato, in media, tra le 1.500 o 2mila chiamate al mese in entrata ad opera di potenziali clienti. Il costo medio di una prestazione sessuale è risultato essere di 50 euro, con prestazioni “minimali” o scontate per i clienti “affezionati” fino ad un minimo di 30 oppure, per richieste particolari, con costi fino a 100 o talvolta cifre superiori.

Il giro di affari delle due case, sulla base dei parametri sopra indicati, è stato stimato in circa 45mila euro al mese. A carico delle tre persone sottoposte a indagine c’è una ordinanza di custodia cautelare personale e reale: ai due uomini cascinesi veniva applicata la custodia cautelare degli arresti domiciliari, mentre alla donna cinese la custodia in carcere. Disposto il sequestro preventivo delle due case.

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