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Rifiuti tessili stoccati nel capannone nella zona industriale di Fontanelle: la ditta impugna l’ordinanza del Comune

5 giugno 2024 | 20:52
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Rifiuti tessili stoccati nel capannone nella zona industriale di Fontanelle: la ditta impugna l’ordinanza del Comune

La cifra dell’intervento si aggirerebbe intorno ai 900mila euro: deciderà il giudice amministrativo

Si dovrà difendere di fronte al Tar il comune di Montopoli, per var valere l’ordinanza di bonifica di un capannone pieno zeppo di rifiuti.

Questo il nuovo capitolo di una vicenda che da circa un mese e mezzo riguarda la frazione di Capanne, nella zona industriale di Fontanelle, dove alcune settimane fa il nucleo di Polizia ambientale agroalimentare e forestale dei carabinieri di Firenze insieme ai forestali di Pontedera hanno identificato uno stabile da oltre 400 metri quadri nel quale erano stati stoccati rifiuti di natura industriale per 640 tonnellate.

Quantità esorbitante, occupante pressochè tutto il capannone, al centro di un’ordinanza che poco dopo, su indirizzo della procura, il comune ha emesso nei confronti dei proprietari. Stando alle indagini, ad essere coinvolti nell’illecito sarebbero due persone della zona, mentre nei confronti dei proprietari del capannone non sono state ravvisate responsabilità di alcun tipo né concorso nel reato. Di qui, in ogni caso, la decisione dell’ente di tutelare la salute pubblica e imporre ai responsabili ed ai proprietari la bonifica del sito, occupato prevalentemente da rifiuti già esaminati dall’Arpat e per la maggior parte derivanti dalle lavorazioni tessili. L’edificio intanto è stato interdetto alla frequentazione delle persone fino alla completa sistemazione e pulizia visto che oltre a costituire violazione delle norme in tema di abbandono dei rifiuti l’illecito, come scrive il comune “può comportare gravi ripercussioni di carattere igienico–sanitarie per l’area circostante e di inquinamento del suolo”. Si configurano tutti i “presupposti per la contingibilità e l’urgenza dovuta alla necessità di far effettuare gli interventi necessari all’eliminazione di tutte le condizioni di rischio collegate al corretto recupero o smaltimento dei rifiuti stessi e agli obblighi di bonifica ambientale e di ripristino delle aree contaminate”.

Oltre all’ordinanza di pulizia e al ripristino dei luoghi, i proprietari dell’immobile e i responsabili dell’illecito sono anche destinatari delle sanzioni previste dalle leggi vigenti. Trenta i giorni concessi per la sistemazione del tutto, scaduti a metà maggio, entro i quali rimuovere i rifiuti previo un piano dettagliato, provvedere alle verifiche su eventuali contaminazioni, mettere in sicurezza e ovviamente smaltire regolarmente i rifiuti.

Operazioni evidentemente non ottemperate e che, secondo le stime effettuate dallo stesso Comune, necessitano di una spesa che rasenta i 900mila euro: cifra che proprio l’ente, nell’eventualità che non venisse realizzato quanto descritto in ordinanza, ha dovuto mettere a bilancio preventivo nel malaugurato caso in cui si trovasse costretto a bonificare rifacendosi poi sui responsabili in un secondo momento. Proprio l’ordinanza, adesso, è stata però impugnata dai due denunciati e dai proprietari del capannone, costringendo il Comune a difendersi di fronte ai giudici amministrativi di Firenze per giustificare la propria politica di controllo e salvaguardia dell’ambiente e del corretto smaltimento dei rifiuti.

Al dirigente del settore coinvolto l’incarico di dare mandato ai legali che dovranno rappresentare il Comune, per un contenzioso che spetterà chiudere nel corso della prossima consiliatura.