“Il terreno non è pubblico”, niente finanziamento Pnrr per il nuovo asilo a Montecalvoli

La scuola nel ’73 era stata costruita su un appezzamento mai venduto al Comune
Niente soldi del Pnrr per Santa Maria a Monte: il finanziamento è revocato. Questo ciò che si sono visti recapitare in estate gli uffici dell’ente dal Ministero, dopo che dalla fine dello scorso anno la procedura per vedersi riconosciuto un finanziamento da oltre un milione e 300mila euro per il nuovo asilo a Montecalvoli sembrava fosse andato a buon fine.
Il tema è scoppiato alcuni giorni fa in commissione edilizia e ha visto le forze politiche scontrarsi anche martedì in consiglio. La questione viene da lontano e riguarda il terreno dell’attuale scuola materna in via Anna Frank a Montecalvoli, dove l’amministrazione a guida Parrella – vicesindaco dell’epoca l’attuale prima cittadina Manuela Del Grande – aveva intenzione di costruire il nuovo asilo nido. Il terreno sul quale costruirla presentava però un problema: come evidenziato da una sentenza del Tar nel 2022, la scuola nel ’73 era stata costruita su un appezzamento mai venduto al Comune o espropriato. Questione che aveva portato l’ente ad aprire una trattativa a seguito della denuncia degli eredi di alcuni dei proprietari, che sono però molti, con un frazionamento in particelle fra eredi che rappresenta un vero ginepraio. La situazione, urbanisticamente parlando, andava in altre parole sanata. Problemi che nel febbraio scorso il comune richiamava chiedendo al Ministero se il fatto che vi fosse una sanatoria in corso rappresentasse un problema.
“Tale area, seppur già fosse nella piena disponibilità dell’Ente, senza vincoli – si legge nella nota Comune – allo stato attuale necessita di adozione di atto autorizzativo sanante”. “Si chiede conferma che – continua il documento – il citato procedimento sia conforme alle condizionalità del Pnrr”. Pochi giorni dopo, sempre in febbraio dal Ministero, arriva una nota nella quale si legge: “Fermo restando il mantenimento ed il raggiungimento dei target dichiarati in sede di candidatura […] la richiesta può essere accolta a condizione che tutti i requisiti richiesti dallo stesso siano posseduti dall’ente locale almeno prima della sottoscrizione dell’accordo di concessione”. “L’area oggetto di intervento – continua il Ministero – deve essere di proprietà pubblica, nella piena disponibilità dell’ente locale”.
A metà aprile, in occasione di uno dei tanti adempimenti richiesti dal Ministero, il Comune chiede chiarimenti in merito ad un questionario da compilare. Si scopre da questa nota che ancora in quel mese “il procedimento sanante” è partito, ma non ancora concluso. Si chiedono inoltre altri chiarimenti. Dopo alcuni passaggi tanto in giunta che in consiglio, a fine aprile la convenzione viene firmata. Si tratta di uno degli ultimi atti della legislatura prima delle elezioni. Un mese e mezzo dopo, il 30 giugno, il Ministero “fulmina” l’ente locale: “Consierando che codesto ente locale dichiara (in aprile, ndr) che il procedimento di acquisizione semplificata dell’area (…) non si è ancora concluso e preso atto del fatto che la conseguente acquisizione non avrà effetto retroattivo e tenuto conto delle prescrizioni dell’avviso pubblico e dei criteri di ammissibilità, si dichiara la decadenza dal finanziamento dell’intervento”.