Vuole aprire la sala slot ma l’autorizzazione non arriva: chiede al Comune 220mila euro

Richiesta “destituita di ogni fondamento”. Dovrà decidere il Tar
Questura e Ministero dell’Interno di fronte al Tar della Toscana per una mancata autorizzazione. Che coinvolge anche il comune di Santa Croce sull’Arno. E’ la vicenda che da qualche tempo si è sviluppata attorno ad un ‘affare mancato’ per una nuova sala slot da aprire nel capoluogo del distretto, dove un’imprenditrice in attesa di autorizzazione se l’è vista negare a causa dei vincoli previsti dalle leggi regionali e nazionali sul tema dei ‘luoghi sensibili’. Il tutto con annessa richiesta di risarcimento record di 220mila euro, che lo stesso Comune nella delibera di giunta ad hoc scritta per dare il via ai legali definisce “destituita di ogni fondamento”.
Tutto il dibattere a suon di carte bollate, in questo caso dovrebbe giocarsi sul filo di metri e centimetri: la Questura, che è l’ufficio assegnato per dare questo genere di autorizzazioni, all’arrivo della richiesta di autorizzazione ad aprire la sala slot ha incaricato il Comune, tramite polizia municipale, di fare le misurazioni previste dalla legge. “Per ragioni di salute pubblica – spiegano dal Comune –, le leggi regionale e nazionale impongono che questo genere di esercizi stiano ad una certa distanza da alcuni luoghi sensibili. I singoli enti locali possono poi dotarsi, come ha fatto Santa Croce, di regolamenti locali che vadano ad integrare ulteriormente i vincoli”.
La distanza minima da rispettare è di 500 metri. Dal regolamento dei ‘giochi leciti’ disponibile anche sul sito istituzionale del Comune, tali i luoghi sono gli istituti scolastici di qualsiasi grado, ivi comprese le scuole dell’infanzia, nonché i nidi d’infanzia, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale, istituti di credito e sportelli bancomat, esercizi di compravendita di oggetti preziosi. “Tutte cose recepite dalle leggi regionale e nazionale – asseriscono dall’ente – alle quali il comune di Santa Croce ha aggiunto altre cose, ad esempio i postamat, nell’ambito di un accordo che in realtà ha riguardato tutti i comuni del distretto con l’approvazione di un regolamento in collaborazione con Anci”.
Nel caso specifico di questo ricorso, nei pressi del locale proposto vi sarebbero stati più istituti educativi e fra questi anche un’agenzia di formazione e avviamento professionale anche di soggetti ancora sottoposti a scuola dell’obbligo. “Il Comune, per il tramite della Municipale, ha svolto la necessaria attività istruttoria ed ha inviato le risultanze di tale attività alla Questura di Pisa – si legge nella delibera di giunta –. Esaurendo così il proprio compito”. Nella sua difesa, ilCcomune pone anche il fatto di essere, come ente, solo un soggetto “endoprocedimentale”, ovvero un soggetto semplicemente coinvolto nell’attività di supporto all’Autorità competente ad emanare l’autorizzazione richiesta, vale a dire la Questura.