Omicidio della psichiatra, per Meluzzi: “Non si poteva evitare”

Il noto psichiatra contro manicomi e Rems: "La legge Basaglia non ha fallito. Un malato isolato, stigmatizzato, dà il peggio di sè"

Sarà il luminare della psichiatria forense Alessandro Meluzzi a eseguire la perizia su Gianluca Paul Seung, come da nomina fatta dai difensori Gabriele Parrini e Andrea Pieri.

Per l’omicidio della dottoressa Barbara Capovani, aggredita appena uscita dall’ospedale Santa Chiara di Pisa, e morta a Cisanello dopo ore di agonia,  il presunto assassino arrestato nella sua casa di Torre del Lago dalla Squadra Mobile della città della Torre è attualmente in cella a Sollicciano. 

“La mia perizia riguarderà anche l’eventuale pericolosità sociale, non solo l’incapacità – precisa il professore -. Una buona perizia, anche nel caso di un’accusa di omicidio volontario, e premeditato, non può prescindere da uno studio approfondito sulla personalità, le emozioni, i pensieri. Un delitto può avere come movente futili o abbietti motivi, ma anche condizionamenti”.

Professore, era possibile evitare questa tragedia?

“Assolutamente no. Non si poteva evitare. Si sarebbe potuta prevenire con la costrizione in strutture, ma anche no… La segregazione, peggiora le paranoie”.

Dal punto di vista clinico come può essere inquadrato Seung? 

“Mi riservo di risponderle più avanti, quando avrò esaminato Gianluca. La perizia è prevista nei prossimi giorni”

La legge Basaglia è sicuramente una legge di conquista sociale e civile per i malti psichiatrici. In cosa ha fallito se poi questi soggetti, oggi, sono liberi e spesso senza supporto? 

La Basaglia non ha fallito! Riaprire i manicomi sarebbe una follia. Per fortuna i manicomi non ci sono più, e se venissero riaperti peggioreremmo le cose.  Il non aver creato strutture idonee dopo la chiusura dei manicomi, non è colpa della legge 180. Quello delle strutture “alternative” è un falso problema: non si può comunque costringere una persona a una sorta di Tso (trattamento sanitario obbligatorio) permanente”

I giudici tutelari e le nuove strutture educative che potere hanno e quante strutture sono in grado di gestire i soggetti pericolosi?  Lei è fondatore della comunità di accoglienza per il disagio psichico ed esistenziale “Agape, Madre dell’accoglienza” e direttore sanitario di diverse comunità protette psichiatriche…

Le Rems ( Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza ), oltre ad essere poche, non funzionano. Prediligo le comunità protette, come la Comunità Incontro, ad Amelia, in Umbria dove le persone vengono considerate esseri umani. Un malato isolato, stigmatizzato, dà il peggio di sè. Se i pazzi uccidono non è colpa loro”

Queste persone attribuiscono spesso il loro disagio interno alla società o ad alcune categorie. Nel caso specifico, possono sfociare in violenza eppure sono tranquillamente liberi di agire. In che modo si potrebbero controllare e gestire?

“Le faccio notare che la maggioranza dei delitti, quelli più violenti, non avvengono per mano di soggetti seguiti dalla psichiatria. Quindi: perchè “rinchiudere” solo i pazienti psichiatrici?”

C’è un insegnamento in questa tragica vicenda che possa aiutarci ad evitare il ripetersi di tali azioni?

“In carcere anche un piccolo delinquente diventa un grande delinquente, quando c’erano i manicomi i pazienti non guarivano, anzi peggioravano”.

 

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