Una villa a Lampedusa nelle quote dell’Immobiliare ma c’è abuso edilizio. Dopo 18 anni la Banca ottiene il risarcimento

All’epoca dell’atto notarile la Società dichiarò che era in regola
Una strana e a tratti misteriosa storia è alla base di una sentenza di risarcimento milionario emessa dal Tribunale di Pisa a firma del giudice Teresa Guerrieri. Difficile venire a capo di tutta la verità in merito alla vicenda alla base del procedimento che ha visto anche il passaggio in sede penale al Tribunale di Agrigento. I giudici hanno condannato una società con sede a Santa Croce sull’Arno,una società immobiliare, due medici toscani e altre due persone a risarcire ad una società del gruppoBnp Paribas, a un privato cittadino e a una ditta circa un milione e 200mila euro più interessi e rivalutazione dal 2005 ad oggi e circa 36mila euro di spese di lite e di giudizio.
Tutto inizia nel 2005 quando i condannati cedono le loro quote societaria di una Srl che si occupa di compravendita di immobili alla società “Servizio Italia” del gruppo Bnp per un valore di oltre un milione di euro. Tale cifra emergeva dal valore di mercato di una monumentale villa in pietra a picco sul mare a Lampedusa e alcuni ettari di terreno. Ma nel 2008 iniziano i guai: la procura di Agrigento avvia un procedimento penale nei confronti di 61 soggetti tra società e persone fisiche per svariati abusi edilizi protratti nel tempo e finisce sotto inchiesta anche la società di cui Bnp ha rilevato le quote. A quel punto la stesso società e Bnp chiamano in giudizio per il risarcimento danni le persone che hanno venduto le quote e che avevano acquistato anni prima l’immobile siciliano che all’epoca dell’atto notarile per dichiarazione stessa dei cedenti era assolutamente in regola. Ma così non era. Il processo civile di risarcimento danni si interrompe più volte fino alla definizione del procedimento penale che stabilisce le irregolarità dell’immobile e la responsabilità di chi lo aveva venduto come regolare ma interrompendo il processo per sopravvenuta prescrizione.
Nel 2017 quindi la causa civile di risarcimento può ripartire e riparte al Tribunale di Pisa. Si legge infatti molto chiaramente in sentenza: “Secondo il Tribunale di Agrigento la concessione in sanatoria del 2004 (che era stata rilasciata al precedente proprietario dell’immobile, e poi volturata alla seconda società nel settembre 2004) era illegittima per violazione del vincolo di arretramento, vincolo non suscettibile di sanatoria. Da tale illegittimità è derivata quella di tutti i successivi provvedimenti amministrativi adottati. Quindi, poiché con la scrittura privata del 2005 i soci cedenti hanno espressamente garantito la regolarità urbanistica dell’immobile, che invece non sussisteva perché la sanatoria del 2004 era illegittima, risulta senz’altro integrato l’inadempimento dei soci cedenti”.
Da queste motivazione la condanna di tutti i cedenti che avevano di fatto rifilato “una sola” alla società del gruppo Bnp che aveva rilevato le loro quote all’interno della srl. Il tribunale di Pisa ha quindi quantificato il risarcimento sulla base di una perizia tecnica. “Sulla base degli esiti della ctu, il danno risarcibile, integrato dalla perdita di valore economico del complesso immobiliare, deve ritenersi quindi pari alla differenza tra il valore del complesso immobiliare alla data del trasferimento delle quote sociali in assenza dell’obbligo di demolizione delle strutture abusive (stimato in euro 1.175.000) ed il valore del complesso immobiliare alla data del trasferimento delle quote sociali in presenza dell’obbligo di demolizione delle strutture abusive (stimato in euro 30.000)”. Dopo 18 anni la sentenza risarcitoria di chi aveva acquisito un immobile irregolare tramite la cessione delle quote e il contratto di mutuo che è stato pagato. Resta da stabilire se i condannati siano o meno solvibili e che fine farà la monumentale villa siciliana.