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Cronaca
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Muore in ospedale, accordo Ausl con marito e figli. Nessun risarcimento a fratello e nipote

26 aprile 2023 | 20:51
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Muore in ospedale, accordo Ausl con marito e figli. Nessun risarcimento a fratello e nipote

Secondo il giudice i termini per richiedere i danni erano scaduti all’epoca della loro presentazione

A soli 55 anni era deceduta perché i medici non le avevano eseguito la dialisi, l’unica pratica sanitaria che le avrebbe potuto salvare la vita secondo i giudici del Tribunale di Firenze. La tragedia si era compiuta in poche ora, quando la donna di origini straniere era stata prima ricoverata all’ospedale di Empoli addirittura in codice verde per poi essere trasferita nello stesso giorno all’ospedale di San Miniato.

Ma qui iniziarono tutta una serie di accertamenti senza interventi e dopo sole 9 ore la donna moriva. Nel 2016 il marito per suo conto e per i figli decise di fare causa all’Asl Toscana centro e nel 2017 iniziarono trattative che portarono prima nel 2019 ad un accordo stragiudiziale e poi nel 2020 all’erogazione di circa 400mila euro, a titolo di risarcimento danni. Restavano da chiarire le pretese di altri 3 parenti della donna che pure avevano diritto legale a richiedere i danni all’Asl ma nella sentenza dello scorso 17 aprile i giudici fiorentini, competenti per giurisdizione, hanno respinto ogni richiesta risarcitoria per scadenza termini.

Nel giugno del 2012 la donna, che soffriva di diabete mellito, da giorni lamentava astenia con episodi di vomito e dolori generalizzati, e si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale di Empoli dove al suo ingresso veniva valutata come codice verde. Nel processo è emerso che dopo i primi trattamenti veniva inviata al reparto di nefrologia e dialisi di San Miniato con una diagnosi precisa: “Insufficienza renale acuta, non specificata, complicata da acidosi lattica, in diabete mellita tipo 2”. Iniziarono quindi una serie di accertamenti, approfondimenti e terapie a le condizioni della donna continuarono ad aggravarsi fino all’arresto respiratorio intorno alle otto di sera, 9 ore dopo il suo primo ricovero. Quaranta minuti dopo fu accertato il decesso.

Secondo gli accertamenti medico legali disposti dal Tribunale di Firenze “l’unico presidio terapeutico in grado di stabilizzare il quadro di insufficienza renale di quella tipologia era la dialisi. Ma la terapia dialitica non fu mai effettuata e fu presa in considerazione solo dopo nove ore la diagnosi di acidosi lattica, quando ormai era troppo tardi”. La Ctu concludeva quindi che “se la corretta terapia dialitica fosse stata intrapresa nei tempi corretti, probabilmente, il decesso della donna non si sarebbe verificato”. A quel punto l’Asl aveva deciso di “trattare” con il marito e i due figli concludendo un accordo stragiudiziale. Ma per gli altri parenti il giudice Federica Samà del Tribunale fiorentino lo scorso 17 aprile ha sentenziato che i termini per richiedere i danni erano scaduti all’epoca della loro presentazione perché non avendo altre prove certe della data nella quale il fratello e il nipote avevano avuto contezza della risarcibilità del danno a seguito della morte della loro parente non poteva che essere fissato a giugno del 2012. La scadenza era quindi terminata nel 2017. Queste le decisioni di primo grado. I parenti avevano chiesto circa 200mila euro di risarcimento.