Salute mentale, il coordinamento toscano: “Psichiatra uccisa, aprire un dibattito sulla sicurezza”

Il presidente Galileo Guidi dopo la morte della psichiatra Barbara Capovani: “Se le indagini in corso saranno confermate allora qualcuno dovrà spiegare perché la persona fermata era libera e in grado di aggredire una persona”
“Quanto accaduto a Pisa deve aprire un dibattito più ampio. Se le indagini in corso saranno confermate allora forse qualcuno dovrà dare delle spiegazioni su questo aspetto: perché la persona fermata era libera e in grado di aggredire mortalmente una persona”. Così le associazioni del Coordinamento toscano della salute mentale, oltre a esprimere cordoglio per la morte della psichiatra Barbara Capovani, si interrogano sull’accaduto.
“Quanto accaduto nei giorni scorsi a Pisa ci ha stravolti e angosciati – dice il presidente Galileo Guidi -. Siamo vicini alla famiglia e ai figli che si vedono privati della loro mamma. Nello stesso momento dichiariamo la nostra vicinanza ai professionisti e agli operatori tutti del dipartimento di salute mentale dell’azienda Pisana e siamo grati a tutti coloro che, nei diversi servizi della Toscana, si stanno impegnando per prendersi cura dei nostri familiari. Questo gravissimo episodio mette in evidenza delle criticità di cui dobbiamo discutere, ma il tutto senza mettere in discussione processi assistenziali consolidati. Il Coordinamento Toscano delle associazioni per la salute mentale da anni si è impegnato perché i servizi di salute mentale fossero dotati del personale necessario a svolgere nel migliore dei modi l’assistenza alle persone con problemi di salute mentale e che questa loro attività potesse essere svolta in ambienti adatti e funzionali alla sicurezza dei pazienti e degli operatori”.
“Quanto accaduto a Pisa deve aprire però un dibattito più ampio, se le indagini in corso saranno confermate, l’autore dell’aggressione risulterebbe un personaggio ben conosciuto alle forze dell’ordine e alla magistratura per aver commesso negli anni gravi e ripetuti reati, forse qualcuno dovrà dare delle spiegazioni su questo aspetto e perché era libero in grado di aggredire mortalmente una persona – prosegue-. Perché vista la diagnosi che la dottoressa Capovani aveva fatto, non era ricoverato in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza? Da più parti si afferma la necessità di riaprire i manicomi criminali, perché in questo caso non si sono utilizzate le strutture esistenti? I dati epidemiologici indicano che le persone con malattie mentali sono in aumento, specie nei giovani, noi chiediamo che la salute mentale della popolazione sia posta al centro dell’attenzione. Si devono aumentare gli investimenti per l’inclusione sociale,
per avere dei servizi orientati alla recovery (recupero sociale) con maggior personale. Oggi i servizi sono sovraccarichi e stressati dall’aumento delle persone che vi accedono in preda a sostanze stupefacenti in fase di pericolosità per gli stessi operatori”.