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Sopravvissuto nell’incidente in cui morì l’amico, risarcito dopo 6 anni

21 aprile 2023 | 15:25
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Sopravvissuto nell’incidente in cui morì l’amico, risarcito dopo 6 anni

L’uomo era al posto del passeggero ed era rimasto gravemente ferito. L’assicurazione si rifiutava di pagare sostenendo che non avesse allacciato le cinture

Ci sono voluti 6 anni di dure ed estenuanti battaglie giudiziarie ma alla fine sarà risarcito dei danni subiti. Era sopravvissuto in un tragico incidente stradale di una maledetta sera d’autunno in cui perse la vita un giovane lucchese di soli 28 anni. L’odissea personale e giudiziaria di un operaio di Fucecchio era iniziata nel 2017 quando come terzo trasportato aveva subito seri danni in un incidente stradale ma l’assicurazione si era rifiutata di pagare perché non aveva la cintura di sicurezza.

Di diverso avviso i giudici fiorentini che lo scorso 18 aprile hanno emesso la sentenza di colpevolezza nei confronti della compagnia assicurativa che ora dovrà pagare circa 320mila euro più interessi e rivalutazione e 25mila euro di spese legali e di giudizio. L’uomo difeso dagli avvocati Giuseppe Mannini e Franco Cioli è riuscito a dimostrare in giudizio l’infondatezza delle tesi proposte dall’assicurazione su un suo concorso di colpa per mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e sull’enormità della cifra richiesta.

In realtà il giudice del Tribunale di Firenze, Susanna Zanda, nelle motivazioni della sentenza ha spiegato chiaramente che si trattava di mere illazioni nel primo caso e di richieste legittime nel secondo. Le perizia medico legale disposta dal Tribunale, infatti, è stata esplicita e chiara sulle questioni sollevate dall’assicurazione e poste a monte del diniego di risarcimento: “Nella stessa, in risposta ai quesiti formulati in sede d’incarico si legge testualmente:, non risultano lesioni eventualmente ascrivibili a condotta imprudente della parte stessa. Le lesività riportate risultano compatibili con il corretto uso della cintura di sicurezza e si può affermare che la lesione e sia da mettere in relazione causale diretta ed esclusiva con i fatti denunciati; si escludono altre cause nel determinare l’evento”.

Tutto era iniziato il 26 ottobre del 2017, verso le 23, quando l’uomo si trovava a bordo dell’auto di proprietà e condotta dal un suo amico e mentre percorreva via delle Cerbaie nel tratto compreso tra la frazione Massarella e la frazione Pinete di Fucecchio, in prossimità di una curva, l’auto stessa usciva di strada dopo una brusca frenata e andava a terminare la sua corsa con un violento urto su un terrapieno laterale alla sede stradale. A causa del forte urto il conducente moriva e l’uomo, insieme ad un altro trasportato, subiva gravi lesioni personali che si aggravavano col passare del tempo tanto che non ha potuto far rientro sul posto di lavoro per oltre un anno e con lesioni permanenti nonostante le lunghe cure mediche. E qui il giudice in sentenza infatti striglia in maniera decisa la compagnia assicurativa.

Si legge in sentenza: “Si ritiene dunque sussista una responsabilità aggravata nella resistenza in giudizio e nella formulazione di tale eccezione, in quanto ha determinato un giudizio che poteva essere evitato tanto più si ripete che il fiduciario Pecchioni della compagnia aveva concordato con la stima dei danni cui è giunto il ctu, per cui nemmeno poteva porsi un problema di quantum fondato sul tipo di lesioni”. In quel maledetto giorno era morto un 28enne di Lucca proprio nel giorno del suo compleanno e a bordo c’erano due suoi amici uno che era rimasto ferito lievemente e l’altro che aveva riportato i danni più seri che ora dovrà essere risarcito dall’assicurazione. Troppo gravi, invece, le ferite riportate dal giovane lucchese che era alla guida dell’auto nel violentissimo urto: era stato estratto dalle lamiere dai vigili del fuoco, dopo la richiesta di intervento di alcuni passanti che avevano notato la vettura lungo il ciglio della strada. Subito era scattata la corsa dei soccorritori in ospedale. Ma le condizioni erano apparse immediatamente molto gravi. Al trauma center di Careggi era rimasto in coma per alcune ore, poi la mattinata successiva la situazione era precipitata e, quando sono state perse tutte le speranze, i medici avevano infine iniziato la procedura di constatazione della morte cerebrale. Un storia terribile e tragica che rimarrà nella memoria di chi è sopravvissuto forse per sempre. La giovane vita si era conclusa con un estremo atto d’amore: i suoi familiari infatti avevano dato il nulla osta per la donazione degli organi.