L'analisi |
Cronaca
/

La relazione della Dia conferma: anche in provincia di Pisa è allarme ‘ndrangheta e camorra

13 aprile 2023 | 21:03
Share0
La relazione della Dia conferma: anche in provincia di Pisa è allarme ‘ndrangheta e camorra

Chiare evidenze dalle indagini: “Traffico di stupefacenti, riciclaggio, appalti e gestione dei rifiuti al centro degli interessi dei clan”

Confermato il trend delle mafie italiane che cercano di non dare troppo nell’occhio per poter continuare a incrementare tutti i loro business criminali radicandosi sempre di più nei vari territori e tentando di infiltrarsi nell’economia sana, provocando comunque disastri come ha ricordato lo scorso anno Bankitalia.

I dati della relazione semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) riferiti al periodo compreso tra gennaio e giugno dello scorso anno sono come sempre chiari e precisi nella loro sempre inquietante analisi del fenomeno. La tendenza rilevata ormai da diversi anni circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.

Tale atteggiamento risulta sempre più diffuso in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a condurre i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti. La criminalità organizzata infatti preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi.

“Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

La preoccupazione maggiore anche quest’anno è riferita alle cosche di ‘ndrangheta. “La criminalità organizzata calabrese che trova il suo punto di forza, da un lato, nella fedeltà alle origini e nella solida strutturazione su base familiare e, dall’altro, nella massima flessibilità ed intuito affaristico-finanziario  la proietta all’esterno della regione di origine ed anche all’estero già da anni ormai”.

La Toscana e la provincia di Pisa

La Toscana si conferma, anche nel periodo di riferimento, un territorio d’interesse delle consorterie criminali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero soprattutto lungo la costa, alla gestione dei rifiuti, alla ristorazione ed agli appalti pubblici. In continuità con il semestre precedente, nella Regione permane la presenza e l’operatività di soggetti contigui alle organizzazioni criminali mafiose ma anche di consorterie criminali straniere dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina. Le attività investigative hanno ulteriormente mostrato come la Toscana rappresenti una terra di interesse per le consorterie criminali.

Nello specifico, le attività criminali si concentrano nell’estorsione e nell’usura, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti tra la Regione d’origine e la Toscana stessa, nella gestione, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero e, infine, nella penetrazione nell’economia legale tramite l’alienazione e/o costituzione di attività imprenditoriali edili con l’obiettivo di acquisire appalti pubblici.

Nella provincia di Pisa è allarme rosso per la Dia. “Le attività investigative in questo semestre hanno portato alla luce traffici illeciti organizzati da soggetti legati alla ‘ndrangheta che continua a dimostrarsi attiva in Toscana. Le principali attività illecite già riscontrate negli ultimi anni riguardano gli ambiti del riciclaggio di denaro, delle estorsioni, del traffico di stupefacenti e dello smaltimento illecito di rifiuti. Proprio in questo ultimo settore, il 18 gennaio 2022 nelle province di Firenze, Arezzo, Pisa e Crotone, la Dia di Firenze, unitamente ai carabinieri forestali e al Noe del capoluogo toscano, ha eseguito una misura di prevenzione patrimoniale con il sequestro di beni per oltre 5 milioni di euro, nei confronti di un imprenditore calabrese operante in Toscana nel settore dei rifiuti, già arrestato ad aprile 2021 nell’ambito delle operazioni Keu e Calatruria 131. Il patrimonio sequestrato comprende numerosi terreni, società, impianti e abitazioni ubicati in Toscana, nelle province di Arezzo, Firenze e Pisa, e in Calabria, nel crotonese, oltre a conti correnti, polizze e automezzi facenti capo all’indagato e al suo nucleo familiare. Il prevenuto, in particolare, legato da vincoli di parentela con esponenti del clan Grande Aracri di Cutro (Crotone), gestiva il traffico di rifiuti speciali in Toscana e, nel corso degli anni, aveva accumulato una ricchezza sproporzionata rispetto alla sua capacità reddituale; le indagini hanno infatti dimostrato sia la pericolosità sociale del proposto sia la sperequazione economico-reddituale, presupposti accolti e confermati dal Tribunale di Firenze che ha emesso il provvedimento ablativo”.

E poi ancora droga al centro delle preoccupazioni della Dia per la provincia di Pisa. “Il 17 febbraio 2022, personale della polizia di Bologna, Savona, Pisa, Vicenza, Lucca, Arezzo, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli, ha tratto in arresto in flagranza di reato i componenti di una consorteria multietnica (composta da due dominicani e un italiano attiva tra Bologna ed Arezzo ma con base logistica nel vicentino, che, avvalendosi della complicità di un imprenditore italiano, aveva importato tramite lo scalo marittimo di Vado Ligure circa 237 chili di cocaina proveniente dalla Repubblica di Santo Domingo. Nel corso dell’indagine sono stati operati arresti e sequestri di stupefacente in diverse province del nord e centro Italia, tra cui appunto Porto Vado, per un totale complessivo di 743 chili di cocaina. Secondo la ricostruzione degli investigatori lo stupefacente giungeva a bordo di navi cargo che trasportavano containers contenenti “pellame bovino grezzo” destinato ad una società attiva in provincia di Pisa che si occupava di commercio di pellameimportato sempre mediante lo scalo marittimo savonese”.

E infine Keu. “Resta, inoltre, un settore di possibile esposizione alla infiltrazione criminale quello dei rifiuti, emerso grazie alla già citata operazione “Keu” diretta dalla Dda di Firenze che ha evidenziato il ruolo attivo di soggetti legati alla ‘ndrangheta nelle province di Arezzo, con particolare riferimento alla zona del Valdarno e Pisa, con riferimento al territorio compreso tra Pontedera e Santa Croce sull’Arno”.