Controlli Arpat in Usciana: 2 non conformità e 5 migliorie. Presenti Pfas, le molecole eterne

Pubblicati gli esiti degli ultimi controlli sul depuratore consorzio Aquarno
Pubblicati da Arpat gli esiti degli ultimi controlli sul depuratore Consorzio Aquarno. Dal controllo sono emerse due non conformità: una per le emissioni in atmosfera e l’altra per lo scarico e cinque azioni di miglioramento per scarichi idrici, rumore e rifiuti, rispetto alle prescrizioni previste dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale). Ma soprattutto sono state rilevate altre tracce di Pfas, le molecole eterne deleterie per la salute e per l’ambiente.
L’impianto tratta i reflui industriali, provenienti dal Distretto conciario situato sulla riva destra dell’Arno (aree industriali dei comuni di Santa Croce sull’Arno, Fucecchio frazione Ponte a Cappiano, Castelfranco di Sotto) e i reflui urbani provenienti dai centri abitati di Fucecchio, Santa Croce Sull’Arno, Castelfranco di Sotto e Santa Maria a Monte, con previsione di allacciamento, nei prossimi anni, dei reflui urbani provenienti dalla Valdinievole. Si legge nella nota di Arpat: “L’attività di controllo ha fatto emergere due non conformità (nc), una per le emissioni in atmosfera e l’altra per lo scarico e cinque azioni di miglioramento per scarichi idrici, rumore e rifiuti, rispetto alle prescrizioni previste dall’Aia con violazioni amministrative o penali segnalate ai sensi del Testo Unico ambientale”. Da gennaio 2021 Arpat controlla lo scarico finale dell’impianto di depurazione che confluisce nel canale Usciana con frequenza mensile, su un campione di tre ore, come previsto dall’Aia.
Le analisi del 2022 hanno evidenziato alcune non conformità per il parametro solfati, nei campioni di marzo, luglio e settembre la cui causa è da ricercare nel processo di ossidazione dei solfuri, presenti nei reflui conciari. I limiti contenuti nell’autorizzazione sono più stringenti per le sostanze pericolose (cromo totale e cromo esavalente, ecc..) rispetto ai valori limite previsti dal Testo Unico ambientale o nei documenti che descrivono le migliori tecniche disponibili; inoltre sono previste deroghe unicamente per i parametri cloruri e solfati: rispettivamente di 2750 mg/l e 1550 mg/l come valori limite medi annuali allo scarico, ridotti ulteriormente dalla Regione Toscana nell’ultimo aggiornamento dell’Aia.
Prosegue Arpat: “Per questa non conformità il Dipartimento Arpat di Pisa ha richiesto di mettere in atto azioni mirate a limitare la salinità negli scarichi industriali e nello scarico finale dell’impianto. Attualmente il Consorzio sta realizzando uno studio di fattibilità che prevede vari interventi, anche se la straordinaria siccità che ha caratterizzato il 2022 ha influito sulle portate significativamente ridotte dei reflui con effetto di concentrazione degli stessi. In concomitanza con i campionamenti dello scarico finale, sono stati prelevati anche campioni delle acque del canale Usciana, corpo ricettore dello scarico, a monte e a valle dell’immissione dello scarico finale del depuratore. I risultati delle analisi evidenziano un significativo incremento della salinità (conducibilità) da monte a valle e di alcuni parametri caratteristici dello scarico (cloruri, solfati, ecc.)”. Ma c’è altro, purtoppo.
I Pfas e l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana
Da un paio di anni, la novità di Arpat (all’avanguardia rispetto alle altre Arpa regionali italiane sul tema) è la ricerca dei famigerati Pfas o molecole eterne. Le pericolosissime sostane chimiche nocive per l’ambiente e per gli esseri viventi per la nefasta capacità di bio accumulo che non ne consentono lo smaltimento se non in centinaia di anni e le conseguenze per la natura e per l’uomo sono terribili. Tumori, malformazioni genetiche e altre malattie stando alla letteratura scientifica attuale sono tra le principali conseguenze dell’esposizioni a queste sostante.
Entro il 31 dicembre dell’anno in corso lo Stato italiano dovrà recepire le indicazioni dell’Ue e varare una nuova normativa sui Pfas abbassando ulteriormente e gradualmente le soglie consentite verso “soglia zero”, l’unica possibile per evitare rischi. Ma in Toscana, come in Veneto, Lombardia e Piemonte, qualcuno continua a utilizzare i Pfas per motivi industriali e commerciali: in regione stando alla relazione al Parlamento della Commissione il comparto conciario, tessile e cartario sono quelli che usano tali sostanze. Senza dare la croce addosso a nessuno, bisognerà iniziare anche in Toscana altre sostanze diverse dai Pfas che rispondano alle medesime esigenze economiche e produttive senza i rischi tremendi delle “molecole eterne” e ormai ne sono state individuate almeno 20 da vari studi e progetti europei e sono a disposizione di tutti senza costi esorbitanti. Scrive Arpat sui Pfas nell’ultimo dossier dello scorso 4 aprile: “Da settembre 2021, nell’acqua del Canale Usciana, Arpat ricerca, a scopo conoscitivo, anche le sostanze perfluoroalchiliche Pfas (Pfba, Pfbs, Pfp e A, PfxxA, Pfos e Pfao), persistenti nell’ambiente e largamente utilizzate in diversi settori industriali. Le analisi evidenziano che i Pfas, già rilevati in alcuni casi nelle acque del canale a monte dello scarico, mostrano quasi tutti un leggero incremento anche se i valori sono risultati tutti ampiamente inferiori ai limiti di performance indicati dell’Istituto Superiore di Sanità Dipartimento Ambiente e Salute (prot.n.1584 del 16/01/2014) per le acque potabili, mancando limiti di riferimento normativi per le acque superficiali”.
E ancora: “Con riferimento alle emissioni in atmosfera, a luglio e nel periodo settembre ottobre 2022, sono pervenute al numero verde dell’Agenzia numerose segnalazioni di maleodoranze avvertite nella zona del depuratore, in parte riconducibili anche a questo impianto. In particolare, il sistema di telerilevamento ha registrato che, dal 12/07/2022, i valori di ossigeno disciolto nelle vasche biologiche erano scesi costantemente al di sotto di 1,4 mg/l, soglia considerata minima per la buona conduzione dell’impianto. Oltre a ciò il dipartimento Arpat di Pisa ha accertato alcune criticità di tenuta dei tombini della fognatura industriale in alcuni tratti stradali nel comune di Santa Croce sull’Arno, quali probabili cause di emissioni diffuse avvertite puntualmente nelle varie zone. Il Consorzio Aquarno quindi ha prontamente provveduto con la manutenzione e sostituzione dei tratti di fognatura deteriorati risolvendo la problematica segnalata”.
Infine: “Nell’ottobre 2022 il Dipartimento ha effettuato un sopralluogo presso l’impianto, constatando la parziale rimozione della copertura della stazione di sollevamento e grigliatura delle acque reflue industriali, rilevando, quindi, una non conformità con avvio di un procedimento sanzionatorio e richiesta al gestore di ripristinare la completa efficienza dei sistemi di aspirazione e abbattimento delle emissioni atmosferiche esistenti”.
Non rientra nei compiti di Arpat stabilire chi usa Pfas in Toscana e perché ma alla politica regionale che continua purtroppo a tacere sul tema, un silenzio ormai assordante.