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Cronaca
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Pelle a nero e fatture false nel distretto del Cuoio: 6 arresti, 17 persone denunciate e 13 società coinvolte

21 marzo 2023 | 11:02
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Sequestro di beni per oltre 740mila euro in 14 sequestri preventivi

Fatture false nel settore conciario pisano: arresti e sequestri nell’operazione “Vorrei la pelle a nero” condotta dalle Fiamme gialle.  Tre le ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 gli arresti domiciliari, 2 gli obblighi di dimora e 14 sequestri preventivi per oltre 740mila euro.

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa, diretto dalla procura della Repubblica, ha condotto una complessa attività investigativa che ha visto 17 persone denunciate e 13 società coinvolte, quasi tutte operanti nel settore conciario della provincia di Pisa. L’operazione è culminata, oggi 21 marzo, con l’esecuzione delle misure.

Le indagini, durate circa un anno e condotte con l’impiego di intercettazioni telefoniche, intercettazioni tra presenti, video riprese, appostamenti ed incroci delle risultanze delle banche dati in uso al Corpo, ha permesso di individuare un peculiare meccanismo fraudolento in ordine a reati di natura penal tributaria, tra cui, l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Stando a quanto rilevato dalle attività tecniche, l’organizzazione criminale destinataria dei provvedimenti era imperniata su un sistema di società che effettuavano operazioni commerciali di merce reale, tendenzialmente “a nero”, ossia senza fattura, operazioni meramente cartolari, supportate da fatture oggettivamente inesistenti e fittizi documenti di trasporto, emessi nei confronti dei clienti richiedenti e movimentati anche grazie al coinvolgimento di compiacenti autotrasportatori.

Tali fittizie forniture venivano pagate a mezzo bonifico o con emissione di ricevute bancarie, a cui seguiva la puntuale retrocessione in denaro contante delle somme pagate dal cliente, al netto di una “provvigione” costituente l’illecito profitto trattenuto dal soggetto emettitore, di importo variabile tra il 3% e il 10% dell’imponibile della fattura.

Il denaro contante necessario per tali restituzioni veniva reperito mediante multipli “canali” di approvvigionamento, ossia dai proventi delle vendite a nero, nonché dalla complicità di una famiglia di imprenditori di origini siriane nonché da altri soggetti compiacenti localizzati in Campania.

I destinatari ultimi di tali documenti ottenevano notevoli illeciti vantaggi, tra cui un’indebita detrazione dell’Iva, la contabilizzazione di un costo a decremento del reddito d’impresa e una cospicua somma di denaro in contanti che, fraudolentemente sottratta alla società, veniva rimessa nelle mani dell’imprenditore ed utilizzata per i fini più disparati.

Le aziende coinvolte dello schema di frode operano tutte nel settore della produzione e commercio all’ingrosso di cuoio e di pelli grezze e lavorate, e sono localizzate soprattutto nel comprensorio del cuoio della provincia di Pisa, ma anche in Campania, Marche e Veneto.