“Problemi continui dei quali non si può parlare. Ora saltano anche le gite” e gli studenti restano fuori dal Marconi. Per la preside assenza ingiustificata, il sindaco scrive a Polis






Ben poco interessa ai ragazzi del dibattito infinito sulla nuova sede del liceo. “Agli angoli delle pareti ci sono fessure da cui si vede l’altra stanza”
Secondo giorno di sciopero questa mattina, 18 marzo, di fronte ai cancelli del liceo Marconi a La Scala di San Miniato. Niente lezione per i circa 700 studenti della scuola, che per la seconda mattina consecutiva hanno deciso di disertare l’ingresso nell’istituto. Una protesta inattesa, alimentata dai tanti problemi strutturali dell’ennesima sede temporanea divenuta definitiva.
“Problemi strutturali che in realtà ci sono sempre stati” precisano i ragazzi, anche se a mancare adesso sarebbe la possibilità di parlarne e di confrontarsi per migliorare le condizioni della didattica, soprattutto con la nuova dirigente Giovanna Maria Saba, arrivata dallo scorso settembre alla guida del liceo sanminiatese. Sotto accusa c’è la difficoltà a farsi ascoltare e a comunicare con studenti e famiglie, fino al ritardo lamentato dai ragazzi nell’organizzazione delle gite, divenuta la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
“Perché la commissione gite di fatto è stata bloccata – lamentano i rappresentanti dei genitori -. Poi nei giorni scorsi, a una ventina di giorni dalle gite, è arrivata una comunicazione alle famiglie con la destinazione scelta e l’importo da pagare, senza uno straccio di programma o di itinerario, né di rassicurazioni per i ragazzi celiaci o con altre particolari esigenze”. Da qui la scelta di molte famiglie di non partecipare, facendo mancare in molti casi il numero minimo necessario per partire.
A questo si aggiungono poi i tanti difetti strutturali di un edificio prefabbricato pensato per uffici: dai bagni insufficienti alle mattonelle del pavimento che si sollevano, dalle porte che restano bloccate fino alle finestre tenute chiuse col nastro adesivo. Per non parlare dell’impianto di riscaldamento che per tutto l’inverno ha lasciato al freddo a turno molte delle aule. Stanze divise tra loro da muri in cartongesso che costringono gli studenti ad ascoltare anche le lezioni della classe accanto. “Agli angoli delle pareti ci sono fessure da cui letteralmente si vede l’altra stanza” aggiungono i ragazzi rimasti fuori dal cancello, precisando però che la protesta non nasce tanto dai problemi strutturali in sé, “ma piuttosto da questa mancanza di ascolto”.
Da questo punto di vista ben poco interessa agli studenti del dibattito infinito sulla nuova sede del liceo, che niente ha a che vedere con i problemi materiali che necessiterebbero di soluzioni immediate.
Problemi che sono stati discussi all’interno della scuola, in un faccia a faccia tra la dirigente scolastica, il sindaco Simone Giglioli e alcuni rappresentanti di classe. “All’origine della protesta ci sono anche problemi che riguardano più l’organizzazione didattica della scuola – spiega Giglioli – mentre quelli di natura infrastrutturale sono stati oggetto di lavori anche recentemente. Quindici giorni fa ero lì col presidente della Provincia proprio perché avevamo avuto un problema sul riscaldamento che adesso è stato risolto. Sulle pareti invece c’è un difetto infrastrutturale su cui possiamo fare poco. Oggettivamente poi c’è un problema di spazio: la scuola è troppo piccola rispetto all’espansione che il liceo ha avuto negli ultimi anni. Per questo prima di Natale abbiamo scritto all’immobiliare Polis di Milano per valutare un’eventuale espansione nell’edificio accanto, ben sapendo però che quelle strutture non sono certo idonee ad ospitare una scuola”.
Nessun commento invece dalla dirigente Saba, che in questi due giorni abbiamo provato a contattare ripetutamente. Nella mattinata di ieri, intanto, la dirigente scolastica ha pubblicato sulla bacheca della scuola una comunicazione alle famiglie e agli studenti per precisare che l’assenza di venerdì 17 è da ritenersi “ingiustificata”.