Volontaria nel campo profughi, attivista di Pisa arrestata nell’irruzione dell’esercito istraeliano

Secondo alcune informazioni, sarebbe stata portata via di peso e rimpatriata
C’è anche un’insegnante e attivista di Pisa, Stefania Costantini, fra le persone coinvolte questa mattina 16 gennaio in un’irruzione dell’esercito istraeliano all’alba in un campo profughi a Dheisheh, a Betlemme. A darne notizia alcune agenzie palestinesi e internazionali, con informazioni che in queste ore sono rilanciate e vagliate anche da numerosi canali della cooperazione internazionale italiana.
Nel raid dei militari istraeliani sarebbe rimasto ucciso con un proiettile alla testa anche Omar Al Khamour, palestinese di 14 anni. Il 3 gennaio, sempre nel campo di Dheisheh, era stato ucciso dai soldati israeliani un 15enne, Adam Ayyad.
Fonti locali (agenzia Wafa) hanno riferito che “i soldati israeliani hanno fatto irruzione nella casa del giornalista palestinese Nidal Abu Aker, percosso il figlio appena sottoposto ad un intervento chirurgico, e interrogato la moglie”. I soldati hanno anche fatto irruzione nella casa dell’anziana madre di Abu Aker, dove hanno trovato e fermato Costantini. La donna, di origine pugliese ma legata alla città di Pisa dove ha lavorato a lungo come assistente specialistica per studenti con disabilità, facendosi conoscere anche per l’attività sindacale tra le file dei Cobas, è stata subito espulsa dal Paese, assistita dall’ambasciata e dal consolato italiano di Gerusalemme.
“Costernati” gli attivisti pisani dei Cobas di Pisa, organizzazione nella quale la donna milita da tempo. “Al momento del suo arresto Stefania si trovava nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme. Poco prima del suo arresto la soldataglia israeliana aveva sparato in testa a un quattordicenne – scrivono dai Cobas lavoro privato Pisa –. Conoscendo le modalità di azione dell’esercito israeliano, siamo stati fortemente preoccupati per il suo stato di salute e per la sua incolumità. Da qualche mese aveva deciso di portare il proprio contributo attivo alla causa palestinese, scegliendo di lasciare tutto e trasferirsi nei campi profughi da sempre sotto il mirino della brutale occupazione israeliana. Seguivamo con apprensione le notizie che da tempo (e ancora di più dopo l’ennesimo spostamento a destra dell’ultimo governo Netanyahu) arrivavano dai territori occupati: un’escalation incontrollata di uccisioni, sevizie, quotidiani soprusi di ogni tipo contro palestinesi inermi e di ogni età, non coperti dalla stampa ufficiale ma diffusi dai siti degli attivisti.
E temevamo per Stefania. La conosciamo bene, e abbiamo ben presente il suo attivismo senza remore, la sua dedizione e la sua capacità di darsi completamente e senza risparmiarsi per ciò in cui crede. L’immagine del suo arresto che ci è arrivata dice tutto: come a Genova nel 2001, Stefania è stata ancora capace di affrontare con un sorriso la disumanità, la prevaricazione, il sopruso. Stefania è libera, aspettiamo di sapere a che condizioni e di conoscere il suo effettivo stato di salute. Il nostro appoggio e la nostra vicinanza al popolo palestinese, che continua a subire la brutale occupazione israeliana, rimangono immutati”
Sui fatti è intervenuta anche la storica organizzazione di cooperazione, attiva a Pisa, ‘Un Ponte Per…’. “Sono trascorsi appena 16 giorni dall’inizio del 2023 e il nuovo governo di estrema destra israeliano ha già ucciso almeno 13 ragazzi e molti altri sono stati feriti – scrivono gli attivisti –. Fino a quando la comunità internazionale continuerà a voltarsi dall’altra parte?”.