Caso Ragusa, “Pronti a fare ricorso in Cassazione per vizio di forma”

La consulente di Logli: “All’udienza a Genova erano presenti anche le parti civili, in aula poteva esserci, oltre al pg, solo ed esclusivamente la difesa”
“Siamo pronti a fare ricorso in Cassazione”. Lo rende noto la criminologa del pool difensivo di Antonio Logli, dottoressa Anna Vagli.
E’ di ieri, 20 dicembre, la notizia che la terza sezione penale della Corte d’Appello di Genova, dopo aver sciolto la riserva, ha respinto l’istanza di richiesta della revisione del processo che ha visto l’uomo condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per la morte della moglie Roberta Ragusa, scomparsa da Gello, il cui corpo, cercato a lungo, non è mai stato ritrovato.
Un giallo lungo oltre 10 anni, la scomparsa della donna risale infatti alla notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, uscita in pigiama e pantofole mentre il nuovo ricorso dovrebbe essere presentato al massimo nei primi giorni del 2023.

“Non ci fermiamo – spiega Anna Vagli – e il ricorso si baserà su un unico elemento: faremo valere il vizio di forma. All’udienza dello scorso 5 dicembreerano presenti le parti civili, ed è regola consolidata che, come da giurisprudenza della Suprema Corte a sezioni unite, oltre al pg, poteva essere presente in aula solo, ed esclusivamente, la difesa”.
“Antonio Logli – aggiunge la criminologa – nel chiedere la revisione del processo ha esercitato un diritto garantito dalla Costituzione,focalizzando le nuove prove sulla testimonianza di uno dei due detenuti ai quali Loris Gozi – il super testimone, ndr – aveva confidato di avere mentito quando disse di avere visto il marito di Roberta in auto vicino la sua abitazione la sera della scomparsa, e, forse, colpirla in testa con la portiera dell’automobile. Affermazione, questa, che è costata al nostro assistito, oltre che al detenuto, una querela per diffamazione, archiviata dalla procura di Pisa. Archiviazione della quale la Corte d’Appello di Genova non ha tenuto conto”.
E proprio dal racconto del carcerato era spuntata una nuova pista su cui, poi, era stata chiesta la revisione del processo. L’uomo, che in passato era stato detenuto assieme al super testimone avrebbe raccolto da questo alcune confidenze, ossia di aver mentito su Antonio Logli per avere uno sconto di pena: “Era preoccupato – aveva detto l’ex compagno di carcere -, era triste per aver testimoniato il falso”.
“Il famoso orsetto di peluche di Roberta Ragusa – precisa la criminologa – di cui si è dibattuto anche in tv, Gnappino il soprannome, dal quale la donna non si separava mai, nemmeno la prima notte di nozze, e non ritrovato dopo un sopralluogo nella soffitta dell’abitazione in cui Ragusa e Logli vivevano, non è stato inserito nelle prove per riaprire il caso”
“Logli è innocente – ribadisce Vagli -. Il corpo di sua moglie non è mai stato trovato perchè non è stata uccisa”