
Respinta dalla terza sezione penale della Corte d’Appello di Genova, giudicata inammissibile. La difesa annuncia ricorso in Cassazione
I giudici hanno sciolto la riserva dopo l’udienza dello scorso 5 dicembre, alla quale erano presenti le parti civili.
Respinta dalla terza sezione penale della Corte d’Appello di Genova, in quanto giudicata inammissibile,la richiesta avanzata dalla difesa di Antonio Logli di revisione della sentenza di condanna a 20 anni, confermata in Cassazione a luglio 2019, per la morte della moglie Roberta Ragusa, il cui corpo non è mai stato ritrovato.
La difesa aveva presentato una memoria fondata soprattutto su due detenuti ai quali Loris Gozi – il super testimone – aveva confidato di avere mentito quando disse di avere visto il marito di Roberta in auto vicino la sua abitazione.
Il team difensivo, del quale, oltre all’avvocato Andrea Vernazza, fa parte anche la criminologa Anna Vagli, però non si ferma e ha già annunciato ricorso in Cassazione per l’assegnazione a una nuova sezione della Corte di appello di Genova e avere una nuova possibilità di ridiscutere l’istanza di revisione del processo
Roberta Ragusa era sparita dalla sua casa a Gello a notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, uscita in pigiama e pantofole. Le indagini si concentrarono quasi subito sul marito, il quale, invece, ha sempre sostenuto la tesi dell’allontanamento volontario della moglie. Iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Pisa il 2 marzo 2012, dopo circa due mesi dalla la scomparsa della moglie, il pm della procura di Pisa, dottor Aldo Mantovani, gli contestò il reato di omicidio volontario e di occultamento di cadavere. Secondo gli inquirenti Roberta Ragusa fu uccisa al culmine di un litigio quando, ascoltando una telefonata del marito in soffitta, capì che Logli aveva un’amante, Sara Calzolaio, tata dei figli e segretaria alla attività di famiglia, di 20 anni più giovane. Da quanto ricostruito dall’accusa il marito, dopo che Roberta Ragusa era uscita da casa, l’aveva raggiunta in una via vicina, l’aveva uccisa e ne aveva occultato il cadavere, per poi, il giorno successivo, denunciarne la scomparsa.
Nel 2015 il gup aveva prosciolto Logli, ma la Cassazione aveva annullato la sentenza e ordinato un nuovo processo. Nel 2016 la prima condanna, in primo grado, a 20 anni. Poi l’Appello a Firenze e la Suprema Corte e per Logli si aprirono le porte del carcere.
Il corpo della donna fu cercato, oltre che nel pisano, anche nel lago di Massaciuccoli, sul versante di Torre del Lago e quello di Massarosa.