Rifiuti speciali nei campi, iniziate le udienze preliminari degli 8 imputati
A marzo le prime decisioni del gup distrettuale fiorentino
Rifiuti speciali delle concerie smaltiti come concime per i campi, questo il nocciolo dell’inchiesta giudiziaria della Dda di Firenze denominata “Blu mais” che ieri 28 novembre ha visto l’inizio delle udienze preliminari di fronte al gup distrettuale fiorentino. Sono 8 in totale gli imputati che a marzo prossimo, data fissata dal giudice, discuteranno singolarmente le proprie posizioni attraverso i loro legali di fiducia davanti all’accusa e al giudice che deciderà in merito alle richieste avanzate dalle parti.
L’indagine, della Dda fiorentina, ha avuto al centro i flussi di rifiuti speciali derivanti dal trattamento dei prodotti conciari, che per l’accusa venivano falsamente qualificati come ammendanti compostati misti per essere illecitamente smaltiti su terreni agricoli. In particolare sarebbero state illecitamente smaltite oltre 24mila tonnellate di rifiuti speciali, contenenti sostanze nocive ed inquinanti, attraverso il loro utilizzo nella normale pratica agricola per concimare oltre 150 ettari di terreni agricoli coltivati a granoturco e girasole, ubicati tra le province di Pisa e di Firenze, terreni che dalle analisi effettuate sono risultati presentare una rilevante concentrazione di cromo anche esavalente e idrocarburi.
Le attività organizzate dagli imputati per la Dda prevedevano, in sintesi, l’illecito recupero di ingenti quantità di rifiuti speciali, sia conferiti da una pluralità di imprese conciarie sia derivanti dalla lavorazione di sottoprodotti animali che, sulla base di fittizi certificati di analisi venivano qualificati come prodotti ammendanti compostati misti che pertanto figuravano essere idonei alla concimazione. Successivamente vi era la fittizia vendita del presunto ammendante ad imprese agricole compiacenti che, per contro ricevevano un compenso stabilito sulla base della quantità di prodotto “acquistato”. Gli stessi, utilizzando documenti di trasporto e i certificati analitici fittizi, provvedevano al trasporto ed all’illecito smaltimento dei rifiuti spandendoli su terreni agricoli nella loro disponibilità.
Il gip all’epoca aveva disposto anche il sequestro preventivo anche per equivalente fino all’importo di oltre 3 milioni di euro nei confronti del Consorzio per la gestione dei rifiuti e di alcuni indagati, calcolato come l’illecito profitto derivante dal mancato conferimento in discarica dei rifiuti speciali prodotti, oltre al sequestro di oltre 300mila euro per gli agricoltori coinvolti che venivano “pagati” per poter conferire i rifiuti nei loro terreni durante la normale pratica agricola. Dopo la costituzione delle parti, tra cui Legambiente come parte civile, il giudice ha rinviato alla prossima primavera le udienze “calde” in cui prendere le prime decisioni.