Inquinamento, corruzione e associazione a delinquere tra i reati contestati ai 26 indagati e alle 6 società

La maxi inchiesta Keu della Dda fiorentina entra nel vivo dopo gli avvisi di conclusione indagine
Maxi inchiesta Keu della Dda fiorentina, si entra nel vivo dopo gli avvisi di conclusione indagine a 26 indagati e 6 società ed enti coinvolti nel procedimento (questi). Prossima tappa sarà l’udienza davanti al gup distrettuale di Firenze per le richieste di rinvio a giudizio della Dda, le richieste di riti alternativi da parte degli indagati e le prime decisioni del giudice, poi il processo vero e proprio nella sua fase dibattimentale.
Al centro dell’intera vicenda c’è lo smaltimento dei rifiuti del distretto conciario e sullo sfondo i clan di ‘ndrangheta dei Gallace e di Grande Aracri. Gli indagati e le società sono coinvolte a vario livello e titolo, e la Dda li ha poi suddivisi e raggruppati a seconda dei vari reati contestati. In 18, ad esempio, sono accusati di associazione a delinquere e inquinamento ambientale in concorso, e altri reati e si tratta di: Francioni Alessandro, Maccanti Piero, Donati Franco, Andreanini Nicola, Rigatti Silvia, Mancini Lorenzo, Brogi Cristina, Lasi Antonio, Veridiani Fabrizio, Gliozzi Aldo, Lerose Francesco, Lerose Manuel, Faragò Annamaria, Deidda Giulia, Benedetti Alberto, Famiglietti Maila, Bernini Edo, Ledo Gori.
Limitatamente a Lerose Francesco, Lerose Manuel e Faragò Annamaria, la Dda contesta anche l’aggravante del metodo mafioso, all’interno del noto articolo del codice penale denominato 416 bis. Per tutti e 18 dei 26 indagati, invece, secondo la Dda sussiste l’aggravante di avere costituito e partecipato a una associazione con più di dieci persone. E ancora, si legge nell’avviso di conclusione indagine: “L’aggravante di avere costituito una associazione diretta, in via esclusiva o concorrente, allo scopo di commettere taluni dei delitti ambientali previsti dal libro secondo, titolo 6 bis del codice penale. Con l’aggravante ad effetto speciale del fatto, di cui erano consapevoli tutti i membri del sodalizio riconducibili al consorzio Aquarno, che faceva parte dell’associazione un pubblico ufficiale che esercitava funzioni o svolgeva servizi in materia ambientale, avendo infatti il sindaco di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda, per la sua carica, attribuzioni in materia ambientale sia con poteri di intervento nella procedura di rilascio della autorizzazione integrata ambientale sia con poteri di adozione di ordinanze contingibili e urgenti, sia con poteri sostitutivi in materia di rifiuti, sia con poteri di ordinanza di rimessa in pristino per violazione del divieto di abbandono di rifiuti sia in materia di ordinanze per ragioni di igiene e sanità in caso di inquinamento atmosferico, avendo Edo Bernini la carica di direttore generale del settore ambiente della Regione, avendo Ledo Gori la carica di capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana con poteri di coordinamento e direzione sulle direzioni amministrative dell’ente, fra cui anche il settore ambiente”.
Stralci delle accuse della Dda nell’avviso di conclusione indagine
Poi 10 dei 26 indagati sono accusati di traffico organizzato di rifiuti liquidi convogliati da Aquarno a Ecoespanso tramite fangodotto. Scrive infatti la Dda: “Compivano e allestivano un’attività organizzata di gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti distinta in tre distinte e consequenziali fasi gestionali: a) Miscelazione di rifiuti liquidi con i reflui industriali e civili. In particolare ricevevano nel depuratore Aquarno rifiuti liquidi, conferiti da terzi tramite autobotti, li miscelavano con reflui industriali provenienti dagli scarichi industriali delle concerie consorziate e in quota residuale con reflui civili provenienti da distinta rete fognaria, in violazione di legge e in assenza di autorizzazione; b) La produzione quindi di un fango derivante dal trattamento di depurazione del liquido miscelato, contaminato da elevatissime concentrazioni di cromo, a causa del preponderante residuo della depurazione dei reflui delle concerie, ed esso stesso a sua volta rifiuto prodotto da un impianto di trattamento rifiuti non autorizzato come tale. c) Convogliamento e trasferimento di detto fango contaminato, senza alcun tracciamento documentale nei registri di carico e scarico, verso altro impianto, denominato Ecoespanso, ove il rifiuto era sottoposto a trattamento termico all’esito del quale venivano prodotte ceneri denominate Keu”.
In 11 dei 26 indagati rispondono anche di traffico organizzato di rifiuti consistenti in ceneri prodotte dal trattamento termico dei fanghi di depurazione nell’impianto xx Ecoespanso (Keu) e inviati abusivamente all’impianto Lerose o a terzi per il recupero in aggregati riciclati non legati, non avendone le qualità ambientali per contaminazione e per pericolo di inquinamento delle matrici ambientali. Poi, sempre suddivisi in gruppi, alcuni indagati rispondono di inquinamento ambientale avvenuto anche nel canale dell’Usciana, nel Pisano quindi e a Pontedera. E qui c’è tutto il capitolo relativo alle sostanze tossiche, inquinanti e cancerogene che secondo la Dda sarebbero state immesse nell’ambiente e nella natura.
In 7 (Donati, Maccanti, Francioni, Gliozzi, Andreanini, Deidda, Gori) sono accusati anche di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e poi c’è il capitolo relativo alla corruzione elettorale e reati contro la pubblica amministrazione. Si legge nell’avviso di conclusione indagine della Dda: “Per avere i vertici del sodalizio nelle persone di, Gliozzi Maccanti Francioni unitamente a Giulia Deidda, assicurato a Pieroni quale candidato al consiglio regionale della Regione Toscana il proprio voto elettorale, anche a nome degli aderenti alla associazione conciatori nella cui rappresentanza interloquivano, a fronte della promessa ed erogazione da parte del candidato di utilità e nel fornire nel maggio/giugno 2020 la disponibilità a presentare nell’esercizio dei suoi poteri di ufficio quale membro del consiglio regionale di prossima scadenza, un emendamento quale primo firmatario alla legge regionale n. 20/2006, modificandone un articolo con la legge regionale n. 32/2020, di cui non conosceva per comprendeva neanche il contenuto tecnico perché redatto e ideato in realtà dal consulente del consorzio Aquarno, avvocato Benedetti Alberto, per sottrarre Aquarno dall’obbligo di sottoporsi alla procedura di autorizzazione integrata ambientale – Aia, con l’espediente di escludere l’impianto da quelli facenti parte del servizio idrico integrato (articolo di legge poi impugnato per incostituzionalità dal Governo davanti alla Corte Costituzionale se abrogato dopo l’aprilen2021mintvia di autotutela dal consiglio regionale prima che la Corte Costituzionale decidesse sul merito); e nel far approvare, quale consigliere regionale primo firmatario dell’iniziativa, l’emendamento alla legge regionale modificandone articoli attraverso un procedura non conforme ai regolamenti del consiglio regionale”.
Insomma, una mole cospicua di documenti che aumenteranno inevitabilmente poi nella fase dibattimentale con le perizie di tipo tecnico sia dell’accusa si della difesa. Nei prossimi giorni analizzeremo altri aspetti della vicenda e delle accuse della Dda agli indagati e in particolare alle società e agli enti.