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Cronaca
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Maxi inchiesta keu, sui rifiuti delle concerie sarà un processo “scientifico” a colpi di perizie

2 novembre 2022 | 20:14
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Maxi inchiesta keu, sui rifiuti delle concerie sarà un processo “scientifico” a colpi di perizie

Per il momento non c’è nessuna conclusione delle indagini. Se ne riparla a fine anno

La maxi inchiesta Keu della Dda di Firenze (che comprende ben 4 filoni) sarà un processo scientifico, dove le perizie tecniche faranno la differenza, nel filone che vuole far luce sugli scarti e sui rifiuti delle concerie smaltiti illecitamente. Le perizie molto specifiche sono state svolte al momento dall’accusa ma in futuro anche dalla difesa degli indagati.

Gli inquirenti fiorentini stanno valutando gli ultimi aspetti delle singole posizioni per poi inviare, a tutte le persone coinvolte, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, entro la fine dell’anno. Poi la parola passerà al gup distrettuale che dovrà decidere in merito alle richieste della Dda, dopo aver ascoltato anche gli avvocati difensori e accolto eventuali domande di riti alternativi. In ogni caso quello che è potuto emergere dall’enorme mole di lavoro effettuato dalla Dda negli ultimi 18 mesi, e ancora sotto segreto istruttorio, è che certamente nel secondo filone dell’inchiesta, ma principale per quanto riguarda la Toscana, il processo sarà incentrato sui danni all’ambiente e alla salute che secondo gli inquirenti sarebbero stati provocati, a vario livello e titolo, dagli indagati e dai rifiuti pericolosi finiti sotto terra e forse altrove.

Il primo filone si era già chiuso con l’avviso di conclusione indagini per 13 persone che rispondono anche (alcuni) dell’aggravante del metodo mafioso. L’avviso di conclusione indagini riguarda infatti le 13 persone, che sono ritenute vicine alla cosca di ‘ndrangheta Gallace di Guardavallo, nel Catanzarese, oltre a due imprenditori di un’azienda del Mugello e un dipendente della Regione Toscana, che all’epoca dei fatti lavorava per il Genio Civile del Valdarno Superiore. Tanti i reati contestati a vario livello e titolo ai 13 indagati di questo filone processuale della maxi inchiesta Keu: associazione per delinquere, illecita concorrenza ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, corruzione, detenzione e spaccio di stupefacenti.

Ma per i restanti indagati, circa 10 al momento, la battaglia giudiziaria sarà concentrata in primo luogo sui danni ambientali e alla salute derivanti dall’interramento del Keu proveniente dalla concerie per la presenza di sostanze tossiche, nocive e pericolose. La Dda ha effettuato anche e soprattutto tramite Arpat numerose analisi tecnico scientifiche che faranno parte integrante del futuro processo a cui si aggiungeranno gli esiti dello studio commissionato all’università di Pisa, a cui stanno collaborando Arpat e la Regione Toscana, sui comportamenti del Keu a medio e lungo termine, perché se ne sa ancora troppo poco. Tutta questa enorme mole di dati sarà al centro del procedimento giudiziario a cui seguiranno anche gli altri dati che emergeranno dalle perizie di parte degli indagati. Insomma si prospetta una lunga battaglia giudiziaria con la scienza al centro, per fare chiarezza definitiva sull’intera vicenda che va ben oltre le aule di tribunale e interessa tutti i cittadini della Toscana.

Poi c’è un terzo filone che guarda più in direzione droga, processo Geppo-Calatruria, e anche in questo caso si attendono le richieste della Dda al gup distrettuale fiorentino. In svolgimento a Catanzaro, il quarto e ultimo filone, denominato “Molo 13”, per il quale si stanno celebrando le udienze per 4 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Cosa unisce questi 4 filoni di inchiesta è chiaramente la criminalità organizzata calabrese.

I collaboratori di giustizia e le indagini

L’inchiesta Keu si avvale anche di dichiarazioni di pentiti che confermano alcune ipotesi riferite a uno “scambio” vero e proprio tra camorra e ‘ndrangheta che ha sublimato il metodo dei casalesi, che importava rifiuti anche dalla toscana, e che avrebbe insegnato alle industrie toscane come sotterrare i propri rifiuti in loco esattamente come si faceva in Campania nella “terra dei fuochi” nel casertano negli anni passati. I pentiti stanno fornendo una chiave di lettura ben precisa sui fatti oggetto d’indagine oltre a vari riscontri che sono al vaglio della Dda di Firenze.

In primis la collaborazione tra camorra e ‘ndrangheta nel business sui rifiuti che getterebbe le sue radici negli anni ’70 e ’80, quando le due organizzazioni criminali, prima o parallelamente al traffico di droga, avevano monopolizzato il traffico di sigarette da contrabbando anche in Toscana, agendo in perfetta sinergia e sintonia al solo scopo di fare soldi, senza mai scontrarsi. Tale joint venture criminale sarebbe poi proseguita ovviamente nel traffico di droga, soprattutto cocaina, sfruttando il porto di Livorno, per poi proseguire in altri affari, dall’immobiliare agli appalti pubblici e anche e soprattutto sullo smaltimento dei rifiuti, utilizzando la Toscana in vari modi e forme. Tutto questo ovviamente senza mai dare troppo nell’occhio con azioni violente perché una regione come la Toscana non avrebbe garantito quel livello di omertà, figlia anche della paura, tipica delle regioni di provenienza. Qui in Toscana si è scelto deliberatamente di pensare solo agli affari.

Dapprima, come riferiscono anche i pentiti De Simone e Vassallo, per importare i rifiuti toscani nel casertano, nella terra dei fuochi, per poi sfruttare la regione Toscana come zona di siti di stoccaggio per i rifiuti provenienti dal nord ovest e infine per esportare il modello casalese dell’interramento dei rifiuti tossici, esattamente quello che vuole dimostrare l’inchiesta “Keu”. Il profitto per camorra e ‘ndrangheta negli anni è stato enorme grazie al meccanismo illecito che consentiva alle azienda risparmi di milioni di euro l’anno rispetto ai costi per una smaltimento lecito e legale di rifiuti pericolosi. Il settore che principalmente è sotto le lente dei giudici antimafia toscani è quello delle concerie di Santa Croce sull’Arno e San Miniato, ma le indagini sono in continua evoluzione e guardano anche verso i depuratori e altre aziende di altri settori. Un’indagine tra le più scottanti perché comprende mafiosi, imprenditori, politici e amministratori oltre che complici e conniventi e fiancheggiatori, a dimostrazione ennesima della capacità organizzativa delle mafie e di camorra e ‘ndrangheta in particolare. Si vedrà.