Critica il preside per il cambio del giorno libero e viene censurata: il tribunale dà ragione alla docente

Il caso era finito sul tavolo del giudice
Docente censurata dal dirigente scolastico, il tribunale di Pisa accoglie il suo ricorso e annulla la sanzione: “Legittimo diritto di critica”. La vicenda risale al 2002 quando l’insegnante decide di impugnare il provvedimento del suo dirigente che l’aveva censurata. La censura consiste in una dichiarazione di biasimo scritta e motivata, che viene inflitta per mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio.
Durante una riunione del collegio dei docenti, di un istituto scolastico della provincia di Pisa, la professoressa era intervenuta per la lamentarsi del comportamento del dirigente scolastico in merito al suo orario. Nel far questo aveva raccontato di aver subito il cambio di giorno libero a suo dire in modo arbitrario aggiungendo, la frase incriminata: “Un buon dirigente deve stabilire i criteri di trasparenza per l’assegnazione del giorno libero”.
Così si legge nella sentenza pubblicata il 14 ottobre scorso a firma del giudice Pierpaolo Vincelli del tribunale di Pisa che ha dato ragione alla docente annullando il provvedimento di censura nei suoi confronti. In via preliminare, deve evidenziarsi come secondo giurisprudenza consolidata la suprema corte di Cassazione ha precisato che: “L’esercizio del diritto di critica del lavoratore nei confronti del datore di lavoro è legittimo se limitato a difendere la propria posizione soggettiva, nel rispetto della verità oggettiva, e con modalità e termini inidonei a ledere il decoro del datore di lavoro o del superiore gerarchico e a determinare un pregiudizio per l’impresa”.
E a tale indicazione si è attenuto il tribunale pisano. Scrive infatti il giudice: “Nel caso in esame, risulta dal verbale della riunione del 15 ottobre 2018, indetta per discutere della modifica dell’orario scolastico e nella quale la ricorrente ha proferito l’espressione sanzionata, come la professoressa interviene dicendo che le criticità erano già emerse nell’orario provvisorio, con classi che il sabato avevano solo 4 ore e con docenti con 5 ore consecutive di lezione. Conclude dicendo che un buon dirigente deve stabilire criteri di trasparenza per l’assegnazione del giorno libero”.
Seguendo questa linea di ragionamento nelle motivazioni della sentenza scrive chiaramente il giudice di Pisa sulla vicenda: “Di per sé considerata, la frase oggetto di censura non può ritenersi illecita, avendo come finalità quella di manifestare dissenso ad una diversa articolazione dell’orario delle lezioni e ad auspicare l’assunzione di criteri trasparenti per l’assegnazione del giorno libero a ciascun insegnante. Ritenuta in tale guisa la pertinenza dell’espressione, deve inoltre osservarsi come dal verbale di causa, né altra prova è stata fornita in giudizio, non possa desumersi il superamento del limite della continenza, in modo tale da recare lesione all’onore ed alla reputazione del dirigente scolastico. Deve pertanto disporsi l’annullamento della sanzione disciplinare impugnata”. Questa la decisione di primo grado. la professoressa era difesa nel contenzioso con l’istituto e con il Miur dall’avvocato Stefano Taddia.