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Cronaca
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Comprensorio del Cuoio, l’allarme della Dia: le mani della mafia sullo smaltimento dei rifiuti

1 ottobre 2022 | 18:44
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Comprensorio del Cuoio, l’allarme della Dia: le mani della mafia sullo smaltimento dei rifiuti

La relazione del secondo semestre 2021

L’analisi sui fenomeni delittuosi condotta dalla Dia nel secondo semestre 2021 sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione, conferma ancora una volta che il modello che ispira le diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a manifestazioni di violenza e diversamente rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Crisi economica, terreno fertile per le mafie, capaci di una liquidità impressionante derivante soprattutto dal traffico di droga e capace di riempire quel vuoto di cui c’è bisogno al fine di riciclare, reinvestire, creare nuovi business, e di conseguenza inquinare l’economica sana e legale, con ogni mezzo necessario, come sempre. La nuova relazione della Dia (direzione investigativa antimafia) relativa al secondo semestre del 2021, pubblicata nelle scorse ore, rilancia l’allarme anche in Toscana e nelle province della presenza di clan presenti in regione per fare affari. Per la Dia anche nel secondo semestre dello scorso anno le difficoltà vissute dalle imprese toscane specialmente nei settori turistico-alberghiero, manifatturiero, del commercio e della ristorazione hanno evidenziato una crisi legata in gran parte alla mancanza di liquidità.

Ciò è potenzialmente capace di lasciare spazio di manovra alle organizzazioni criminali forti dell’elevata disponibilità economica che gli consente di operare in sostituzione o in aggiunta allo Stato sociale. In continuità con i periodi precedenti sarebbe confermata la presenza e l’operatività di elementi contigui alle organizzazioni criminali mafiose i quali gestirebbero talvolta in sinergia con soggetti autoctoni numerose attività illecite con lo scopo di ottenere il massimo profitto nei settori di maggior interesse quali gli appalti pubblici, la gestione e lo smaltimento di rifiuti, nonché il campo turistico-alberghiero. Inoltre le consorterie criminali straniere continuerebbero a dimostrare le loro capacità in molteplici attività criminali perlopiù legate al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina. In materia di criminalità autoctona sembrerebbe confermata la rilevanza di esponenti legati a camorra e ‘ndrangheta mentre con riferimento alla criminalità straniera le compagini di etnia albanese continuerebbero a manifestare pericolosità e incidenza nelle attività illecite seguite dai cinesi che continuerebbero a mantenere un ruolo primario in molte attività specialmente nel distretto del tessile-abbigliamento che coinvolge la periferia ovest e l’hinterland fiorentino (con specifico riferimento ai comuni di Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio) fino ad abbracciare tutta la provincia di Prato e parte di quella di Pistoia.

Provincia di Pisa

Nel restante territorio regionale diversi sono i contesti socio-economici in cui i sodalizi mafiosi nostrani hanno dimostrato competitività e attitudini imprenditoriali. Ne sono conferma le interdittive emesse nel semestre dai Prefetti delle province toscane e le misure preventive patrimoniali che hanno colpito elementi contigui soprattutto alla criminalità organizzata campana e calabrese. Nelle province di Prato e Pistoia permane la presenza di esponenti della criminalità straniera cinese e italiana, in quest’ultimo caso con particolare riferimento alla matrice camorristica. Resta inoltre un settore di possibile esposizione e penetrazione criminale quello dei rifiuti, emerso grazie alla già citata operazione Keu ed evidenziando il ruolo attivo di soggetti legati alla ‘ndrangheta nelle province di Arezzo (con particolare riferimento alla zona del Valdarno) e Pisa (con riferimento al territorio compreso tra Pontedera e Santa Croce sull’Arno). Gli interessi criminali si estenderebbero inoltre su tutta la costa, dall’Argentario alla Versilia passando per la provincia di Grosseto e in particolare l’Alta Maremma, le aree portuali di Piombino, Livorno, l’isola d’Elba e le province di Pisa e Lucca, tutti territori economicamente significativi e appetibili per investimenti illeciti. In un territorio ampio e articolato sotto il profilo geografico ed economico come quello toscano non vanno trascurate neppure province che nel presente semestre non evidenziano specifiche risultanze investigative, come Siena intesa sia con riferimento al comune capoluogo, sia al circostante territorio provinciale ricco e sempre appetibile per gli interessi della criminalità nel campo turistico e della ristorazione ovvero in quello delle costruzioni. A Livorno il 13 settembre 2021 i Carabinieri di Livorno unitamente alla Guardia di finanza di Pisa nell’ambito dell’operazione Garuffa 230 hanno dato esecuzione nelle province di Livorno e Pisa ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Livorno nei confronti di 11 persone per reati di omicidio premeditato, associazione per delinquere, usura aggravata, estorsione aggravata e porto abusivo di armi da sparo. Il provvedimento è stato emesso a conclusione di articolate indagini avviate nel 2017 sulla scorta di significative emergenze indiziarie acquisite nell’ambito di 2 filoni investigativi denominati Akuarius e Akuarius 2-Mexcal coordinati dalla Dda di Firenze ed incentrati su associazioni dedite al traffico internazionale di cocaina, importata dalla Colombia, in cui è confluito anche il contributo di un collaboratore di giustizia.

Insomma risulta urgente a questo punto ricoprire le caselle vuote alla Dda di Firenze, nel ruolo di procuratore capo al posto di Creazzo, così come si è in attesa della nomina, sempre da parte del Csm, del nuovo procuratore generale presso la corte d’Appello di Firenze al posto di Viola. La lotta contro la criminalità organizzata in Italia come in Toscana va condotta con uomini specializzati e risorse e mezzi ad hoc se si vuole impedire l’espansione ormai in continua crescita ovunque proprio “grazie” alla perdurante crisi economica.