Smaltimento illecito di rifiuti, si allarga l’inchiesta Keu: nuovi sequestri e presunti intrecci con le cosche

Gli inquirenti stanno cercando riscontri ascoltando alcuni pentiti: ecco gli ultimi sviluppi
In attesa di conoscere le decisione del Csm sui nomi dei giudici che dovranno sostituire Creazzo e Viola, rispettivamente alla Dda di Firenze e alla Procura generale della corte d’Appello fiorentina, cioè i massimi vertici della magistratura inquirente in Toscana, di certo si può fare un primo punto sulle 4 principali inchieste che i due magistrati dovranno affrontare, tra primo e secondo grado di giudizio. Si tratta delle inchieste Keu, Geppo, Calatruria e Molo 13 che per gli inquirenti, e non solo, rappresentano una indagine unica suddivisa in 4 filoni a seconda dei reati ma che hanno una matrice comune che in sede investigativa è stata affrontata nel suo insieme.
Ma anche la Dia e il Copasir considerano questi 4 procedimenti facenti parte di un disegno criminoso unico. E comunque sono i 4 processi più scottanti attualmente in corso in Toscana, tutti iniziati tra il 2020 e il 2021 con i blitz delle forze dell’ordine, arresti, sequestri e avvisi di garanzia, e che non risparmiano nessuna provincia della regione. Keu indaga sullo smaltimento illecito di rifiuti tossici, Geppo e Molo 13 sul traffico di sostanze stupefacenti e Calatruria anche sul controllo dei lavori di movimento terra nel cantiere per realizzazione del lotto V della strada 429 e all’illecito smaltimento dei rifiuti delle concerie di Santa Croce sull’Arno, denominati appunto Keu, in molti siti della regione.
Questo ultimo filone ha registrato nelle scorse settimane la chiusura indagini da parte del gip distrettuale fiorentini che ha inviato l’avviso alle 13 persone coinvolte. Alcuni tra i 13 sono considerati vicini alla cosca Gallace di Guardavalle, tra loro anche due imprenditori riconducibili a un’azienda del Mugello e un dipendente della Regione Toscana che all’epoca dei fatti era dipendente del Genio civile del Valdarno Superiore. Sono accusati a vario titolo, di associazione per delinquere, illecita concorrenza ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, corruzione, detenzione e spaccio di stupefacenti. Il filone Geppo guarda più in direzione del traffico internazionale di stupefacenti, e si può parlare infatti di processo Geppo-Calatruria. Il processo Molo 13, in collaborazione tra la Dda di Firenze e la Dda di Catanzaro, aveva all’arresto di 23 persone tra Calabria e Toscana con le accuse di associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, commercio di droga e detenzione di arma da fuoco. Un’inchiesta che mira a far luce su contatti diretti con i narcos colombiani, fiumi di cocaina dell’ordine di oltre 1.200 chili alla volta da distribuire in Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Regno Unito e Slovenia e che punta a dimostrare come la mente del narcotraffico internazionale fosse a Guardavalle, versante jonico catanzarese e come a gestire l’imponente giro d’affari fossero stati i Gallace.
In questo filone invece il gup distrettuale di Catanzaro ha già rinviato a giudizio 4 persone che hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato. Infine il processo Keu sullo smaltimento illecito di rifiuti delle concerie toscane, e forse non solo, con 20 persone indagate e numerosi sequestri di beni è ancora in fase di indagini preliminari. Cosa unisce questi 4 filoni di inchiesta è chiaramente la criminalità organizzata calabrese.
Keu
L’inchiesta Keu si avvale anche di dichiarazioni di pentiti che confermano alcune ipotesi riferite a uno “scambio” vero e proprio tra camorra e ‘ndrangheta che ha sublimato il metodo dei casalesi, che importava rifiuti anche dalla toscana, e che avrebbe insegnato alle industrie toscane come sotterrare i propri rifiuti in loco esattamente come si faceva in Campania nella “terra dei fuochi” nel casertano negli anni passati. Mentre l’inchiesta denominata “Keu” della Dda fiorentina si allarga e cresce sempre di più, quindi, con altri sequestri documentali, in varie aziende coinvolte nell’indagine sul maxi smaltimento illecito di rifiuti nel settore conciario (ma i settori potrebbero essere diversi), gli inquirenti stanno analizzando e incrociando numerosi dati emersi da vari verbali di collaboratori di giustizia campani e calabresi. I pentiti stanno fornendo una chiave di lettura ben precisa sui fatti oggetto d’indagine oltre a vari riscontri che sono al vaglio della Dda di Firenze. In primis la collaborazione tra camorra e ‘ndrangheta nel business sui rifiuti che getterebbe le sue radici negli anni ’70 e ’80, quando le due organizzazioni criminali, prima o parallelamente al traffico di droga, avevano monopolizzato il traffico di sigarette da contrabbando anche in Toscana, agendo in perfetta sinergia e sintonia al solo scopo di fare soldi, senza mai scontrarsi. Tale joint venture criminale sarebbe poi proseguita ovviamente nel traffico di droga, soprattutto cocaina, sfruttando il porto di Livorno, per poi proseguire in altri affari, dall’immobiliare agli appalti pubblici e anche e soprattutto sullo smaltimento dei rifiuti, utilizzando la Toscana in vari modi e forme. Tutto questo ovviamente senza mai dare troppo nell’occhio con azioni violente perché una regione come la Toscana non avrebbe garantito quel livello di omertà, figlia anche della paura, tipica delle regioni di provenienza. Qui in Toscana si è scelto deliberatamente di pensare solo agli affari. Dapprima, come riferiscono anche i pentiti De Simone e Vassallo, per importare i rifiuti toscani nel casertano, nella terra dei fuochi, per poi sfruttare la regione Toscana come zona di siti di stoccaggio per i rifiuti provenienti dal nord ovest e infine per esportare il modello casalese dell’interramento dei rifiuti tossici, esattamente quello che vuole dimostrare l’inchiesta “Keu”. Il profitto per camorra e ‘ndrangheta negli anni è stato enorme grazie al meccanismo illecito che consentiva alle azienda risparmi di milioni di euro l’anno rispetto ai costi per una smaltimento lecito e legale di rifiuti pericolosi. Il settore che principalmente è sotto le lente dei giudici antimafia toscani è quello delle concerie di Santa Croce sull’Arno e San Miniato, ma le indagini sono in continua evoluzione e guardano anche verso i depuratori e altre aziende di altri settori. Un’indagine tra le più scottanti perché comprende, mafiosi, imprenditori, politici e amministratori oltre che complici e conniventi e fiancheggiatori, a dimostrazione ennesima della capacità organizzativa delle mafie e di camorra e ‘ndrangheta in particolare.
L’ultima relazione della Dia
Gli esiti info-investigativi del semestre confermano come elementi contigui alla criminalità calabrese operino sul territorio conformemente alle consolidate strategie dell’organizzzione mafiosa mantenendo il centro nevralgico in Calabria ma svolgendo molte attività criminose attraverso una costante opera di proiezione fuori dall’area di origine. Particolarmente accentuata sembrerebbe anche la capacità della ‘ndrangheta di infiltrare il settore politico-amministrativo regionale. Così è emerso dai riscontri giudiziari delle operazioni “Calatruria”, “Keu” e “Geppo”175 concluse il 15 aprile 2021 dai Carabinieri e coordinate dalla Procura nazionale antimafia che hanno colpito su due distinti piani (imprenditoriale/narcotraffico) soggetti e imprenditori contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (cz). In particolare il filone di indagine “Calatruria” ha permesso di evidenziare le infiltrazioni di elementi contigui alla citata ‘ndrina sul mercato del movimento terra/fornitura inerti insinuandosi di fatto in importanti commesse pubbliche. Il rilevante castello indiziario raccolto in tale contesto evidenzia “al di là degli episodi clamorosi di intimidazione, un sodalizio tra gli indagati … finalizzato ad acquisire il monopolio di attività economiche del settore”. L’imposizione sullo specifico mercato “è stata resa possibile dalla presenza di due grossi esponenti della criminalità calabrese, operanti in Toscana nel Valdarno da epoca risalente, che non si limitavano a dare il proprio benestare ma altresì influiscono, con la forza intimidatrice della organizzazione criminale di appartenenza, in modo da determinare equilibri che fuoriescono da quelli normali del libero mercato, secondo una logica non concorrenziale bensì impositiva e di assoggettamento”. Nel corso dell’attività denominata “Keu” invece sono stati indagati imprenditori locali di rilievo nel settore conciario che riveste il ruolo di comparto trainante dell’economia che interessa direttamente le province di Pisa e Firenze. Tali imprenditori avrebbero allestito un’attività organizzata per la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti, liquami e fanghi industriali contaminati che venivano convogliati nei sistemi di depurazione in violazione di legge o autorizzazioni e allontanati dagli impianti sotto forma di fanghi di trattamento senza alcuna traccia di quantità, qualità e natura. Gli indagati avrebbero posto in essere “reiterate condotte di interferenza e pressione sull’azione della pubblica amministrazione, segnatamente Regione Toscana, Comune di Santa Croce e Arpat, anche concorrendo i vertici del sodalizio in vari delitti contro la pubblica amministrazione”. Al riguardo la Dia ha svolto un’articolata attività di monitoraggio dei soggetti economici coinvolti nelle suddette indagini al fine di consentire alle Prefetture competenti l’adozione di provvedimenti interdittivi operando anche come raccordo tra i diversi Uffici territoriali del Governo della Regione interessati, a diverso titolo, alle descritte dinamiche criminali. Il connesso segmento investigativo “Geppo” ha riguardato l’ingente approvvigionamento di cocaina di provenienza Sud America sbarcata nel porto di Livorno ad opera della cosca calabrese per la successiva distribuzione in Toscana e nel territorio nazionale. In tale contesto giudiziario è emerso anche il ruolo di alcuni sardi che hanno fattivamente contribuito alla realizzazione degli scopi illeciti del sodalizio di Guardavalle (cz). Nello specifico è stato ipotizzato come un isolano in particolare fungesse “da anello di congiunzione tra i trafficanti sudamericani ed alcune ‘ndrine calabresi, tra cui pure quella dei Gallace di Catanzaro, per l’importazione via mare di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti” destinati in parte al “mercato” sardo. Analoga collaborazione è stata accertata nella “Molo 13” analizzata nel paragrafo dedicato alla provincia di Catanzaro che ha consentito di acclarare la pone verticistica di esponenti del sodalizio calabrese referenti dell’organizzazione in Toscana per quanto concerne il traffico internazionale di stupefacenti. Con riferimento all’ambito dell’illecito inerente agli stupefacenti le pregresse attività di contrasto hanno confermato come in Toscana anche la criminalità straniera in particolare quelle maghrebina e nigeriana sia attiva nel traffico e nello spaccio di droga ma anche nella commissione di reati predatori. Su questo fronte oggetto di particolare attenzione investigativa sono sia la costa tirrenica, dall’Argentario alla Versilia – Alta Maremma e i territori di Follonica, Scarlino e Gavorrano – ma anche le direttrici intere dal Valdarno alle Apuane passando per le province di Prato, Pistoia e Lucca. Il costante monitoraggio dei principali snodi infrastrutturali qualifica il porto di Livorno come un obiettivo sensibile a livello investigativo. Spesso utilizzato come appoggio logistico per l’arrivo e lo smistamento di rilevanti quantitativi di stupefacente segnatamente cocaina proveniente prevalentemente dal Sudamerica “nel 2020, il porto di Livorno ha fatto registrare il picco più alto dei sequestri rispetto agli ultimi dieci anni (kg 3.370,79), secondo soltanto a quello di Gioia Tauro per cocaina sequestrata (Dcsa 2021)”. In tal senso depongono i riscontri investigativi delle citate indagini “Molo 13” e “Geppo”.
La relazione del Copasir sulla base dei dossier dei servizi segreti
Anche il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica nella sua relazione annuale ha lasciato chiaramente intendere che ci sono state attività di intelligence in affiancamento alla magistratura e alle forze dell’ordine, per diverse motivazioni chiaramente, sui rifiuti e la criminalità organizzata. Il Comitato svolge periodicamente audizioni del presidente del consiglio dei ministri, dell’autorità delegata, dei ministri facenti parte del cirsr, e dei responsabili di Dis, Aise e Aisi, di persone non appartenenti al sistema in grado di fornire informazioni utili alle funzioni di controllo. Si legge infatti nell’ultimo dossier dove ovviamente le informazioni sono di carattere generale e non entrano nello specifico per motivi di sicurezza nazionale ( i famosi rapporti secretati): “Gli ambiti verso cui è stata focalizzata la ricerca informativa in materia di sicurezza ambientale hanno riguardato principalmente: le disfunzionalità sistemiche, politicoamministrative e infrastrutturali, nonché gli interessi distorsivi di soggetti, nazionali ed esteri, che potrebbero influenzare in senso negativo la capacità del Paese di perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, transizione energetica, progressiva indipendenza dall’approvvigionamento di energie rinnovabili dall’estero, contrasto e contenimento del cambiamento climatico, gestione ottimale dei settori idrico e dei rifiuti. L’attività di intelligence ambientale ha consentito di svolgere, inoltre, un’azione di rilevamento delle criticità connesse al rischio ambientale, potenzialmente in grado di ledere interessi primari per la sicurezza nazionale, come nel caso dei cd. “contaminanti emergenti”. D’altro versante, specifica attenzione informativa è stata dedicata alle criticità in materia ambientale, riconducibili a vario titolo a ingerenze affaristico-criminali in direzione delle fasi del ciclo dei rifiuti e suscettibili di vanificare il raggiungimento, da parte del nostro Paese, degli obiettivi europei di economia circolare e di sostenibilità ambientale. Mirati approfondimenti intelligence hanno riguardato l’attivismo dei sodalizi, tra l’altro, nei settori agroalimentare, ove gli interessi criminali si estendono alle diversificate fasi della relativa filiera e alla grande distribuzione, della ricezione turistica e della ristorazione, sanitario, specie con riguardo alla gestione di farmacie, centri sanitari specialistici, privati e convenzionati, e dei connessi rifiuti speciali”. Insomma, investigatori, inquirenti, pentiti e servizi segreti, oltre che le forze politiche e sociali sane della regione Toscana, sanno che in questo periodo di pandemia e guerra, e relative crisi umanitarie e economiche, se si abbassa la guardia nei confronti della criminalità organizzata e i loro innumerevoli business, la situazione in Toscana potrà solo peggiorare e da tutti i punti di vista.