“Acque Sporche”, la Cassazione respinge il ricorso di Banti: condanna e risarcimento diventano definitivi

L’imprenditore, ex presidente del Consorzio Conciatori di Fucecchio, dovrà rifondere Comune, Legambiente Toscana e ministero della transizione ecologica
L’imprenditore fucecchiese Massimo Banti, ex presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio Conciatori di Fucecchiodovrà versare a favore del Comune di Fucecchio la somma complessiva di 16064,91 euro per le spese processuali in virtù della conclusione del procedimento penale Acque sporche per il quale l’ente di piazza Amendola si era costituito parte civile fin dal primo grado di giudizio. L’imprenditore dovrà risarcire anche Legambiente Toscana ed il ministero della transizione ecologica costituitisi parti civili.
A stabilirlo è stata la sentenza della terza sezione penale 42631/2021 della Corte di Cassazione recepita dalla determina 267 del 18 maggio scorso a firma del responsabile del Servizio Affari legali del Comune di Fucecchio. Si chiude quindi il lungo contenzioso tra l’amministrazione comunale guidata allora dal sindaco, Claudio Toni, e l’imprenditore ex presidente del consorzio dei conciatori fucecchiesi che era stato condannato in primo grado, insieme al direttore dell’impianto (non più attivo) Claudio Botrini, a tre anni di reclusione, ridotti a due in appello, con pena sospesa.
I fatti sono stati così ricostruiti dalla citata sentenza dellaCorte di Cassazione: “Con sentenza in data 12 dicembre 2018 la Corte di Appello di Firenze aveva confermato la responsabilità penale di Massimo Banti per il reato di cui all’articolo 260 del decreto legislativo 152/2006 per aver in qualità di presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio Conciatori di Fucecchio, in concorso con il direttore generale, gestito abusivamente nel periodo compreso tra il 2006 ed il 5 ottobre del 2012, al fine di far conseguire all’ente un ingiusto profitto costituito dall’abbattimento dei costi per lo smaltimento dei reflui derivanti dalla lavorazione conciaria e confluenti nell’alveo di un torrente, così come per la ricezione dei rifiuti da trattare eccedenti il limite imposto dall’autorizzazione ambientale integrata, ingenti quantità di rifiuti liquidi provenienti sia dalla propria attività produttiva che da terzi, omettendo di impiegare adeguati quantitativi per l’abbattimento del carico inquinante, alterando i risultati delle analisi del laboratorio interno al Consorzio e falsificando anche i campioni relativi ai controlli effettuati dall’Arpat; ha tuttavia, a parziale modifica della sentenza resa all’esito del primo grado di giudizio dal tribunale di Firenze, ridotto la pena inflitta all’imputato da tre anni a due anni e sei mesi di reclusione. Avverso il suddetto provvedimento il Banti aveva proposto, per il tramite del proprio difensore, ricorso per cassazione articolando sette motivi”.
Con memoria redatta in data 22 luglio 2021 il ministero della transizione ecologica, costituitosi parte civile, ha dettagliatamente confutato i sette motivi del ricorso. Lo stesso aveva fatto con una propria memoria il Comune di Fucecchio in data 6 novembre 2020 riportandosi a quanto dedotto nei precedenti gradi di giudizio. La Corte di Cassazione, come detto, si è espressa rigettando il ricorso condannando il ricorrente Massimo Banti alla rifusione delle spese in favore delle parti civili, scrivendo la parola fine sulla vicenda.
Il Comune di Fucecchio con la citata determina ha accertato l’entrata della somma della condanna sul bilancio di previsione 2022-2024.