Sventa la truffa a 82 anni, ma “Mi stava per prendere un colpo”

La donna ha ricevuto la chiamata di finti carabinieri che le hanno raccontato di un incidente della figlia
“Mi stava per prendere un colpo, mia figlia in galera e questa donna in fin di vita. Non ci potevo credere”. E’ questo il terribile spavento a cui, lunedì scorso, alcuni malviventi hanno sottoposto una 82enne di Castelfranco di Sotto, nell’ennesimo tentativo di truffa ai danni di persone anziane, le più fragili.
Uno spavento inimmaginabile, tanto più pericoloso per una persona di una certa età, che però si è rivelato falso: fasullo come una truffa, che fortunatamente non è andata a segno. Tutto è iniziato con una serie di misteriose telefonate da parte di qualcuno che, con un linguaggio formale ed una serie di informazioni personali ricavate chissà dove, si è spacciato per un ufficiale dei carabinieri.
“Mi stava per prendere un colpo – racconta la donna –. Alzata la cornetta mi hanno spiegato che mia figlia quella mattina aveva investito un’anziana sulle strisce andando a lavoro a scuola. Un’anziana che che probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Era un uomo, senza alcun accento, si è qualificato come carabiniere e diceva che mia figlia era al commissariato, sotto shock”.
Un racconto, tanto per cambiare, finalizzato ad una sola cosa: recuperare qualche soldo, cercando di approfittarsi della confusione, dell’ansia e dello spavento di chi sta all’altro capo del telefono. “Io mi sono agitata, sapevano il mio cognome, dove abitavo e che mia figlia lavorava a scuola, parlavano di omicidio stradale. Sulle prime ho creduto a quello che mi dicevano e mi stavo facendo prendere dal panico – continua la donna –. Non mi volevano passare mia figlia, dicevano che stava male e che tremava e che se sarebbero serviti dei soldi per un avvocato di Pisa che le avrebbe evitato la notte in carcere”.
Fortunatamente dopo questa prima telefonata qualcosa è scattato nella mente della signora, che immediatamente ha chiesto aiuto sempre per telefono a degli amici di famiglia; con loro che la raggiungevano, ha subito telefonato ai carabinieri (quelli veri), alla banca, per paura che qualcuno avesse chiamato a nome suo. In poco tempo, sono riusciti a contattare anche la figlia, che per motivi di lavoro nel corso della mattina non era raggiungibile: cosa, questa, che sulle prime aveva alimentato i sospetti che fosse davvero accaduto qualcosa.
“Ero molto scossa, ma la richiesta di soldi mi è sembrata strana, mi sono messa quindi a cercare qualcuno che mi potesse aiutare, dato che ero sola in casa e prima di tutto mi sono dovuta preoccupare di reggere il colpo dallo spavento – racconta –. Dopo aver parlato con i carabinieri, in una seconda chiamata di questi personaggi, ho insistito per parlare con mia figlia, che ancora non ero riuscita a contattare. E’ qui che dall’altra parte il racconto ha cominciato a scricchiolare”.
Il passo successivo, se fosse andato a segno il primo “step”, sarebbe probabilmente stato quello di comunicare all’anziana che qualcuno sarebbe passato da casa a ritirare i soldi. “Il fatto di non tenere soldi in casa e di aver detto che comunque sarei dovuta passare per la banca ha complicato loro le cose – dice –. Ma vorrei tanto sapere come facevano a sapere tutte quelle cose su me e mia figlia”. I numeri di telefono in entrata sono stati comunicati alle forze dell’ordine.