Green pass e liberatorie da ottobre, “Così siamo Chiesa che accoglie e testimonia”

Le disposizioni del vescovo per ripartire in sicurezza e l’invito a vaccinarsi. Restano le cautele nelle celebrazioni
Green pass per tutti gli operatori pastorali e negli incontri in luoghi chiusi, distanziamento nelle processioni, liberatorie e patto di responsabilità dei genitori per la catechesi dei ragazzi. Con la terza dose di vaccino contro il coronavirus da somministrare ai più fragili, la Chiesa non abbassa certo la guardia, anche se si impegna a ripartire, come ogni autunno, con le attività parrocchiali e di aggregazione.
Quella di San Miniato vuole ripartire con regole chiare e così il vescovo Andrea Migliavacca ha scritto le sue disposizioni, in vigore da venerdì 1 ottobre in tutta la diocesi, “con la responsabilità di tutelare la salute nostra e di tutti nella vita comunitaria ecclesiale”.
Se l’immagine del Papa che prega e cammina da solo in una piazza San Pietro deserta resta tra i simboli di questa pandemia è anche perché scienza e fede poche volte sono state così vicine. “L’esperienza dei mesi difficili di questo anno e mezzo – ricorda quindi il vescovo -, segnati da difficoltà legate alla diffusione del virus covid 19, la malattia, tanti lutti hanno comportato a livello ecclesiale l’esperienza delle chiusure, anche della vita pastorale e poi delle molteplici restrizioni nel riprendere la vita di comunità”.
Una comunità che, per definizione, è luogo di aggregazione nella espressione liturgica, nella dimensione comunitaria e di educazione, nella promozione della solidarietà e della carità. “Ora, dopo la proficua esperienza estiva in cui tante attività sono riprese, soprattutto quelle di carattere educativo rivolte a ragazzi, adolescenti e giovani, è necessario condividere alcune attenzioni per far fronte ai rischi della pandemia e contribuire responsabilmente, come comunità, al contenimento della diffusione del virus.
La comunità cristiana, insieme a tutti coloro che al suo interno vivono forme di responsabilità, ha il diritto e dovere di proteggere la propria salute e di tutelare quella altrui. E’ importante che le nostre comunità e le diverse occasioni in cui ci si può radunare avvenga in piena sicurezza e per questo ci sentiamo impegnati a livello comunitario. Uno strumento importante e decisivo per contrastare il covid 19 è il vaccino. Molteplici sono gli interventi autorevoli che ci invitano a fare la nostra parte”.
Dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a papa Francesco e alla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana che, in una nota dell’8 settembre, scrive: “La tematica è complessa e la nostra riflessione dovrà rimanere aperta. L’appello del Papa, tuttavia, interpella le coscienze di tutti e, soprattutto, di chi è impegnato nell’azione pastorale delle nostre comunità. Siamo, dunque, chiamati a rispondere per primi a ‘un atto di amore’ per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate”.
“Certamente – continua il vescovo – anche i test diagnostici più affidabili e accessibili sono un valido strumento a cui si può fare affidamento. Allo stesso tempo rimane essenziale continuare anche a mantenere le buone pratiche di prevenzione: uso corretto della mascherina, distanziamento di almeno un metro, disinfezione delle mani, areazione e igienizzazione degli ambienti”.
Gli operatori pastorali che svolgono un servizio stabile e continuativo, come lo stesso vescovo e i consacrati ma anche laici come catechisti, educatori, coristi, operatori della carità, volontari delle case di riposo legate alla diocesi dovranno essere vaccinati, guariti da non più di 180 giorni, avere esito negativo del tampone come da normativa nazionale.
Bambini, ragazzi, adolescenti, giovani minorenni, per partecipare agli incontri, dovranno avere la firma dei genitori sul modulo “Patto di corresponsabilità tra parrocchia e genitori”, la “dichiarazione dei genitori sulla misurazione della temperatura” e il “modulo di iscrizione per la catechesi con liberatorie e gestione della privacy”. Questa documentazione è sul sito della diocesi, ha validità per un anno. Negli incontri al chiuso, i maggiorenni dovranno esibire il green pass agli incaricati al controllo.
Per le celebrazioni liturgiche rimane in vigore quanto disposto: attenersi alla igienizzazione delle mani, uso corretto della mascherina, divieto di accesso per chi avesse febbre oltre i 37,5 gradi, distanziamento di almeno un metro, rispetto della capienza delle chiese (con attenzione ad eventuali modifiche e ampliamento della capienza massima, secondo le future normative statali), oltre alle attenzioni riguardanti la distribuzione della comunione (uso della mascherina e igienizzazione delle mani da parte del celebrante).
Per le processioni occorre attenersi alle disposizioni già segnalate e cioè la presenza di un sufficiente servizio d’ordine che ponga attenzione ad evitare assembramenti, soprattutto in uscita e in ingresso della chiesa, distanziamento tra le persone di un metro e mezzo, uso della mascherina, igienizzazione delle mani, divieto di toccare immagini, simulacri, statue.
“Nel caso in cui una persona rivelatasi successivamente positiva al covid 19 abbia preso parte ad un incontro di catechesi o di pastorale la parrocchia seguirà le istruzioni dell’autorità sanitaria e collaborerà con essa. Sarà l’autorità sanitaria a disporre l’eventuale isolamento fiduciario di altri partecipanti”.
“Anche questa modalità pratica – sottolinea don Andrea – ci consente di essere Chiesa che accoglie, Chiesa che annuncia, Chiesa che testimonia. Augurando un proficuo anno pastorale”.