Una cinquantina di persone al presidio contro lo spaccio in Castelfranco

Solo tricolori e nessuna insegna di partito per raccogliere l’appello del parroco don Ernesto Testi.
In piazza non c’erano bandiere di partito ma solo vessilli tricolore, insieme al desiderio di vedere una Castelfranco finalmente diversa, di provare almeno a fare qualcosa per invertire la tendenza. È questo lo spirito che ha accompagnato il presidio organizzato ieri sera (5 agosto) nel centro storico di Castelfranco, proprio di fronte ai chiassi e alle abitazioni di piazza Ferretti dove risiede il parroco don Ernesto Testi.
Era stato lui, poche settimane fa, a denunciare con un post su Facebook lo spaccio di droga che, a detta del sacerdote, si svolgerebbe quotidianamente nella stessa piazza Ferretti e nelle strade vicine. Una denuncia che inevitabilmente aveva fatto discutere, alimentando una valanga di commenti sui social.








“Al di là delle discussioni virtuali, però, ho pensato fosse giusto e doveroso fare qualcosa di concreto” ha detto Antonio Storti, 37 anni, castelfranchese da sempre, che per primo ha lanciato l’idea di un presidio contro la spaccio, trovando l’appoggio del movimento La Rete dei Patrioti e dell’associazione Il Dirigibile che in passato hanno organizzato iniziative analoghe a Pontedera. “Abbiamo parlato con alcuni cittadini per avere conferma del problema dello spaccio – ha raccontato Storti – per poi parlare con lo stesso don Ernesto, tornato dalle ferie appositamente, alcune sere fa, per aprire l’oratorio ai ragazzi che volevano giocare a pallone. Vedere questa scena mi ha convinto ancora di più della necessità di fare qualcosa”.
Quasi una cinquantina, alla fine, le persone che hanno preso parte al presidio, alcune arrivate da fuori, insieme alle associazioni di estrema destra che hanno raccolto l’appello di Storti, ma in maggioranza composte da castelfranchesi e residenti del centro storico. Tra loro anche alcuni esponenti storici del centrodestra locale, come Giuseppe Calò, Luciano Matti e Paolo d’Addario, mentre l’unica consigliera comunale di opposizione che ha raccolto l’invito è stata Aurora Rossi di Forza Italia. “Sono qua come cittadina – ha detto Rossi – perché credo che quando le persone ci fanno una richiesta il minimo che si possa fare è rispondere. Fino a qualche anno fa il nostro paese era qualcosa di cui andare fieri, mentre adesso sono rimasti solo i pusher a vendere droga ai nostri figli”. “Da troppo tempo viviamo un degrado a cui ci siamo abituati – ha detto Paolo D’Addario (esponente di Energie per l’Italia) – ma quando Antonio mi ha chiamato ho capito che forse c’era ancora una speranza. Dobbiamo ringraziare don Ernesto che, con la sua proverbiale schiettezza, ha messo in evidenza un problema che al di là delle dimensioni esiste”.
Da qui la scelta di organizzare una sorta di ritrovo in piazza, prendendo a modello quanto fatto alla stazione di Pontedera e in altre zone frequentate dagli spacciatori. “Tutto è nato dall’iniziativa di un castelfranchese che ha a cuore il proprio paese – ha detto Marco Giannotti, santacrocese, esponente dell’associazione Il Dirigibile – ma in futuro vorremmo organizzare iniziative analoghe anche in altre zone afflitte dallo spaccio, a cominciare dalla Cerbaie ma anche sul Lungarno Tripoli a Santa Croce”. “L’obiettivo è rovinare la piazza ai pusher – ha aggiunto Augusto Gozzoli de La Rete dei Patrioti – perché la loro forza risiede proprio nella nostra indifferenza e rassegnazione, nella convinzione di non avere niente da temere dalla legge e dallo Stato italiano. Dove non arrivano le istituzioni però possono arrivare i cittadini, non diventando dei giustizieri ma semplicemente con la loro presenza: mi piacerebbe vedere ovunque dei comitati di cittadini che si mobilitano, ovviamente avvertendo le forze dell’ordine, per presidiare certe zone e far capire che ci sono italiani onesti che non tollerano queste situazioni”.