“Facevano cartello per vendere divise ai Comuni”, sette ditte nel mirino dell’Antitrust

Secondo la finanza alla base di tutto ci sarebbe un accordo per vincere le gare pubbliche
Un cartello per partecipare ad alcune gare d’appalto pubbliche relative a divise e accessori per i dipendenti, un vero e proprio patto di non belligeranza, secondo inquirenti e investigatori, che nel 2019 hanno avviato un’inchiesta che ha travolto 9 imprenditori.
Ma dallo scorso anno oltre ai giudici del Tribunale di Firenze sta indagando anche l’Antitrust. Sette i Comuni coinvolti e parti lese da parte di questo gruppo di imprenditori che secondo l’accusa avrebbe “fatto cartello” in diversi appalti. Massa, Cecina, Pisa, San Giuliano Terme, Firenze, Siena e Vaiano. Nell’ultimo bollettino dell’Antitrust (Agcm) , infatti, si legge: “In data 3 agosto 2020 è pervenuta una denuncia da parte del nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza volta a segnalare asserite condotte illecite di natura anticoncorrenziale, in relazione all’affidamento e all’esecuzione di appalti pubblici aventi ad oggetto la fornitura di divise, vestiario e materiale tecnico destinati alla polizia municipale e ai dipendenti di enti pubblici in genere. Tale segnalazione è stata integrata con ulteriore documentazione prodotta in data 24 novembre 2020”.
In particolare, la segnalazione trae origine dall’attività investigativa condotta dal nucleo di polizia Economico-Finanziaria della guardia di finanza di Firenze, in relazione ad un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica attualmente in corso al tribunale di Firenze, nel cui ambito si dà conto dell’esistenza di numerose intercettazioni aventi ad oggetto i fatti di seguito meglio descritti. Le vicende oggetto di segnalazione concernono ipotesi di condotte anti-competitive volte a condizionare lo svolgimento e l’esito di svariate procedure competitive indette da pubbliche amministrazioni, concernenti l’affidamento di forniture di abbigliamento e accessori tecnici, con particolare riferimento a quelle relative al vestiario destinato alla polizia municipale. Nel dettaglio, dalle informazioni ricevute emerge uno scenario fattuale in cui le parti si sarebbero spartite, quantomeno con riferimento all’area centro-settentrionale, il mercato relativo alle citate forniture, secondo meccanismi collusivi realizzati combinando in modo sistematico diverse condotte illecite.
“Ripartizione della clientela pubblica attraverso un meccanismo di partecipazione alle gare, tale da far sì che per ciascuna gara figuri un solo offerente in grado di aggiudicarsi la commessa con ribassi esigui (anche inferiori all’1%); presentazione di “offerte di comodo” in modo da favorire l’affidamento ad una specifica predefinita società; previsione di partite compensative tra le Parti, nella forma di riacquisti di materiali da parte delle aggiudicatarie in favore delle altre imprese Parti del procedimento, che non hanno partecipato alla gara oppure che si sono limitate a presentare “offerte di comodo”; la definizione di un “accordo di non belligeranza” per assicurare la spartizione geografica delle procedure di affidamento”. L’Antitrust ha dunque aperto un’inchiesta sulle 7 ditte che avrebbero stipulato il presunto pactum sceleris affermando “che il procedimento deve concludersi entro il 31 marzo 2022”, per stabilire o meno eventuali sanzioni e il quantum da pagare.