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Cronaca
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Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”

29 maggio 2021 | 11:55
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Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”
Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”
Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”
Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”
Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”
Rischio di infiltrazioni mafiose nel comprensorio, in tanti al presidio di Libera: “La sindaca Deidda deve dare una spiegazione”

‘Non sulla nostra pelle’ è lo striscione che campeggia all’incontro. Gli organizzatori: “Il Comune ha firmato la Carta di Pisa, deve garantire trasparenza”

“Il comune di Santa Croce sull’Arno ha firmato la Carta di Pisa, un codice etico che prevede, in caso di indagini in cui siano implicati funzionari del Comune almeno il chiarimento della posizione”. Risponde così la piazza di Santa Croce sull’Arno che ha aderito al presidio di oggi (29 maggio) convocato da Libera. Non chiede le dimissioni della sindaca Giulia Deidda, ma almeno “una spiegazione, che finora non c’è stata“.

Non sulla nostra pelle: così recita lo striscione all’ingresso dei giardini pubblici in piazza Martiri della Libertà. Lì, oggi Libera, la più grande associazione antimafia in Italia, ha indetto un presidio che si è che si è rivelato essere partecipatissimo. Associazioni, sindacati, gruppi di cittadini da tutto il comprensorio, dall’empolese valdelsa e dalla provincia di Pisa sono scesi in piazza portando temi diversi ma accomunati da un dato: la gestione dei rifiuti e il rischio di infiltrazione mafiosa nell’economia legale.

“In virtù dei gravi fatti, non solo degli ultimi 40 giorni, ma anche degli anni scorsi siamo scesi in piazza – dice Claudio Terreni, di Libera Comprensorio del Cuoio, sezione nata nel 2017 – Questo fatto -spiega in merito all’ultima indagine della Dda fiorentina – è eclatante perché coinvolge i politici. Uno scossone che si spera abbia risvegliato la coscienza civile. Sollecitare le coscienze: questo è il nostro obiettivo, la gente deve smettere di guardare dall’altra parte”.

“Ognuno deve rimettersi alla sua onestà e agli suoi valori etici – prosegue – Il Comune ha aderito al codice etico nel 2013 firmando la Carta di Pisa . Il codice prevede che in caso di indagini siano implicati funzionari del comuni debbano chiarire la loro posizione”.

In piazza c’è anche Claudio Fiore, nipote di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla mafia: “Partecipare a questa giornata ho ritenuto che fosse doveroso – dice –  Volevo provare un’esperienza diversa rispetto a quella che le persone di questa piazza hanno espresso: io sono nato e vissuto in Sicilia fino al 1997. So quali sono le dinamiche mafiose e come funziona il modello di infiltrazione. La mafia non spara, spara solo quando non ha alternativa, ha bisogno e vuole fare affari. Ha interesse a che la situazione politica sia tranquilla. Da questo punto di vista la Toscana è un’isola felice, è la seconda regione per beni confiscati, c’è benessere diffuso e un’economia florida per cui non vede determinate cose. Il fenomeno viene visto spesso in maniera isolata. L’associazionismo dà forza: io sono qui per dire alla gente comune che dobbiamo esserci, ognuno per quel che può come diceva lo zio Paolo“.

Samuela Marconcini, dell’assemblea No Keu aggiunge: “Ci sembrava importante andare al cuore del problema – dice – Noi siamo partiti dalla 429 ma i rifiuti vengono prodotti qua e sono prodotti anche in questo momento. Dobbiamo capire se ci sono, quante ce ne sono e se sono solo nel quarto lotto. Se ci sono questi rifiuti vanno bonificati. Deidda aveva firmato la carta di Pisa che prevedevano certi valori: non le dimissioni ma una spiegazione. Un sindaco non si può nascondere dietro alla privacy, ha una responsabilità sociale. Il Keu è diventato famoso ora ma noi possiamo chiedere la gestione pubblica, rendere pubblici i registri degli impianti di smaltimento e trattamento rifiuti”.

Alla manifestazione erano presenti anche  i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.  Mauro Fusoil segretario provinciale della Cgil è intervenuto a nome di tutte e tre le sigle: “Questo è un distretto – ha detto Fuso – che ha una storia e ha uno sviluppo nel tempo. Il distretto conciario del Valdarno conta 700 aziende e 15mila addetti compreso il calzaturiero che è strettamente legato all’indotto.
Qui negli anni si è fatta una storia di scelta della migliore depurazione, puntato sempre a trovare una sostenibilità ambientale. Ovviamente questo non più essere un tema risolto per sempre, perché la scienza e le tecnologie sono in continua evoluzione e quindi si può sempre migliorare e si deve migliorare.
La magistratura ha fatto emergere dei fatti che noi vogliamo che siano chiariti. Nel frattempo c’è bisogno di trasparenza sul ciclo dei rifiuti e sul ciclo della depurazione. Questa trasparenza vuole dire fare un passo avanti da parte della politica e delle istituzioni e superare le criticità.
Questo è un fatto noto, bisogna che le istituzioni si misurino con quanto accaduto, non si può glissare e fare finta di nulla.
A noi ci fa un po’ sorridere che ogni volta che si ragiona di attività si pensi a deregolamentare in Italia. E anche in questo caso. Secondo noi la questione è semplificare e strutturare allo stesso tempo.
In Toscana siamo indietro sul piano dei rifiuti, la regione deve adeguarsi e colmare il tempo perso. Non si può fare finta che la Toscana non sia la terra dei fuochi e poi si scopre che invece ci sono i problemi come in Campania.
Quindi secondo noi – continua Fuso – va potenziata l’Arpat, noi dobbiamo irrobustire l’agenzia per fare i controlli e vigilare.
Poi c’è il tema del sistema consortile di tutto il Distretto. Ci sono gli impianti di depurazione divisi e con il passare del tempo e la giusta progettazione ci dovrebbe essere una revisione. Questo da un lato potrebbe dare un risparmio economico, fare sistema e se si può risparmiare. Bisogna capire se i due impianti si possono collegare, se c’è la volontà e capire che percorso intraprendere. Le rivalità tra la sponda nord e quella sud fanno un po’ sorridere se si parla di un distretto conciario.
Non bisogna poi scordare che il distretto ha il codice etico, ritiriamolo fuori dal cassetto bisogna affrontare il tema del rispetto del lavoro, dell’ambiente di uno sviluppo sostenibile.
C’è troppo silenzio ci vuole più dibattito, ci vuole una trasparenza verso i cittadini. Tra un’elezione e l’altra invece di pensare a come fare i comitati elettorali bisogna tornare a parlare a fare dibattito ad avere coscienza di cosa accade.
Infine mi chiedo perché è accaduto tutto questo, visto che non sembra che da questa presunta operazione illeciti sia poi scaturito un risparmio tale da giustificare un operazione del genere? Forse perché fa paura il volume dei rifiuti?
Sul tema dei rifiuti serve una programmazione che parta dalla Regione Toscana e che arrivi ad incidere sul Valdarno”.

Alla manifestazione è intervenuta anche Lega Ambiente Toscana a parlare è stato il suo presidente Fausto Ferruzza: “Da 12 anni a questa parete tutti si sorprendono quando si presenta il report sui reati ambientali causati dalla criminalità organizzata. Ma noi toscani siamo stabilmente nella sesta posizione per questo tipo di reati, dopo la Calabria la Campania, la Puglia e il Lazio e la Sicilia.
Questo vuol dire che le forze dell’ordine e la magistratura reagisceono, ma significa anche che in Toscana siamo al centro di appetiti criminali. Quindi non ci si può poi meravigliare che via siano delle ditte ditte che operano nell’edilizia e nel movimento terra possano essere controllate dalle organizzazioni criminali di stampa mafioso.
L’altro tema, quello dell’economia circolare, è fondamentale in questa vicenda e va salvato.
ma i controlli sono fondamentali in tutti i tratti della filiera e fondamentale l’ultimo miglio. Lo dimostra l’inchiesta Keu.

Se si dice che una materia prima seconda è veramente bonificata va tutto bene. Se si fa un conglomerato che inertizza il cromo e poi lo si utilizza nell’edilizia è un processo virtuoso perché si evita di sfruttare materie prime e si crea un materia prima seconda. Certo se invece si falsificano i certificati e si sversa nell’Usciana fanghi carichi di inquinati allora il sistema crolla. L’economia circolare regge se c’è un rigore etico, morale e anche tecnico in chi la pratica e in chi controlla.
E sopratutto ci deve essere una profonda trasparenza nel dimostrare che tutto è fatto bene.

Però – continua Fausto Sferruzza – questo momento va preso anche come un occasione. I Momenti di crisi, possono rappresentare un opportunità da cui ripartire. Vi ricordate nel 1986 cosa accade con il vino la metanolo. Un intero settore dell’economia e della filiera agroalimentare fu distrutto. Da li siamo ripartiti e oggi siamo tra i più importanti produttori di vino al livello mondiale.
Allora in questa logica perché i distretti industriali non colgono questo momento come un punto da cui ripartire e ripensare in modo virtuoso i propri processi industriali. In questo modo in poco tempo potrebbero essere pronti per un rilancio che li renderebbe veramente competitivi anche con i competitor europei e mondiali. Il nostro invito come Lega Ambiente è di cogliere questa occasione e rilanciare con consapevolezza di quanto accaduto, ma anche con l’ottimismo che questa sfida si può vincere. E trovare un equilibrio tra produzione e ambiente”.

Prosegue Bruno Possenti dell’Anpi della provincia di Pisa: “L’Anpi è interessata alla moralità della politica e al prestigio delle istituzioni. Le mafia sono il cancro della nostra società, andremo incontro a un periodo con molti soldi con recover fund.

Orizzonte Comune, che fa parte del coordinamento Liberi dai fanghi, parla per bocca di Sergio Toncelli: “Eccedenza di fanghi da smaltire e delle volte si mettono sotto le strade a volte sotto i campi. O c’è la tecnologia tale per avere un processo compatibile con ambiente o si dice che non c’è. Zona colline pisane: crespina Lorenzana”.

In piazza anche Francesco Sale, segretario del Pc Toscana: “Siamo qui perché siamo preoccupati per ambiente e salute. E per la tenuta dei livelli occupazionali. Necessario che ci sia un intervento del pubblico nella depurazione: non deve essere solo profitto. Si parla della nostra vita, di quello che mangiamo e che beviamo. Il Primo Maggio l’abbiamo fatto al Comune di Santa Croce e abbiamo chiesto le dimissioni di Deidda, Pieroni, Nardini, Sostegni e Mazzeo: o sono incapaci o ce lo dirà la magistratura. Non hanno reso servizio ai cittadini“.

Federico Faraoni presidente del comitato CambiaMenti di San Miniato: “La presenza delle forze politiche è importante per dire che il percorso va fatto tutti insieme. Bisogna aprire un dialogo con gli imprenditori e risolvere i problemi dello smaltimento dei rifiuti. Le forze politiche siano presenti sia nel denunciare che nel proprorre un percorso partecipato. questo percorso non può essere fatto solo dalle associazioni ma anche dalla politica”.

Fabrizia Morelli, consigliera del Movimento Cinque Stelle di Fucecchio partecipa al presidio “Non si può dire che non vogliamo la politica – dice – Sono venuta per dare domande all’assessora Nardini, ma non ha avuto il coraggio di venire. Noi ci vogliamo distinguere da questa politica che si deve vergognare. A favore dell’ambiente, dei più deboli io noi vi siamo. Quando a essere coinvolti sono tanti alla fine non casca nessuno”.

Presenti anche gli attivisti contro la riapertura della Grillaia, la discarica di Chianni”. Nedo Ricci, ex consigliere comunale di Chianni parla della ex Grillaia: “La discarica è chiusa da oltre 20 anni – spiega – è stato portato materiale cinque volte superiore ai limiti. È un sopruso. Ora ci sono due gruppi privati che hanno acquistato le percentuali della proprietà e decidono di portare ancora amianto con la scusa che questa è metterla in sicurezza. Speriamo, siccome le autorizzazioni le fa tutte la regione Toscana, possa uscire qualcosa sul malfunzionamento delle autorizzazioni sulla Grillaia”.