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Rifiuti speciali fatti passare come concime, confermato il sequestro al consorzio Sgs di Santa Croce sull’Arno

21 maggio 2021 | 16:08
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Rifiuti speciali fatti passare come concime, confermato il sequestro al consorzio Sgs di Santa Croce sull’Arno

Gli sversamenti illeciti in oltre 150 ettari di terreni agricoli coltivati a granoturco e girasole anche a Fucecchio

Rifiuti speciali fatti passare come concime da spargere nei campi, la Cassazione conferma il sequestro di 3 milioni di euro al Consorzio Sgs di Santa Croce sull’Arno.

Il procedimento penale a carico degli indagati, alcuni dei quali lo scorso anno erano finiti ai domiciliari su ordine del Gip del tribunale fiorentino, prosegue nelle fasi di indagini preliminari. Secondo le accuse, il gruppo di esperti e agricoltori avrebbe smaltito illecitamente 24mila tonnellate di rifiuti speciali contenenti sostanze nocive ed inquinanti “attraverso il loro utilizzo nella normale pratica agricola per concimare oltre 150 ettari di terreni coltivati a granoturco e girasole, ubicati tra le province di Pisa e di Firenze. Terreni che dalle analisi effettuate sono risultati presentare una rilevante concentrazione di cromo anche esavalente e idrocarburi”.

Con questo sistema, stando alle indagini, sarebbero stati illecitamente smaltiti oltre 24mila tonnellate di rifiuti speciali, con sostanze nocive e inquinanti, attraverso il loro utilizzo nella normale pratica agricola per concimare oltre 150 ettari di terreni agricoli coltivati a granoturco e girasole nelle province di Pisa e di Firenze, in particolare a Castelfiorentino, Montaione, Cerreto Guidi e Fucecchio.

Nei guai erano finiti 4 indagati, 3 dei quali dirigenti o ex di Sgs di Santa Croce sull’Arno: Marino Signorini 73 anni, Giancarlo Petrecca 71 anni ora in pensione, Giancarlo Bernini Carri 43 anni. Il quarto è l’agricoltore di Montopoli Renato Rosini, 57 anni. Indagati anche l’agronomo Andrea Biasci, 52 anni ora interdetto dalla professione e Beniamino Rosini, 24 anni, interdetto dall’esercizio dell’impresa agricola.

Il procedimento penale continua ma il sequestro dei 3 milioni di euro di beni per equivalente al Consorzio ora è definitivo perché la suprema corte di Cassazione nei giorni scorsi ha rigettato il ricorso di uno degli indagati.