False trasferte per aumentare i soldi in busta paga, arrestato funzionario pubblico a Pisa

Il dipendente di un ufficio giudiziario avrebbe tratto un profitto di 26mila euro
Stamattina (15 aprile) la polizia di Stato di Pisa ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un funzionario pubblico di Pisa, che lavora in un ufficio giudiziario. Le indagini, nate a seguito di un’attività di whistleblowing interna all’ufficio dove il funzionario lavora, coordinate dalla procura della Repubblica di Pisa, hanno consentito di accertare che il dipendente infedele avrebbe simulato false trasferte per garantirsi maggiori indennità in busta paga, percependo un ingiustificato profitto di circa 26mila euro.
Il dipendente pubblico, che riveste l’incarico di ufficiale giudiziario presso l’ufficio notifiche del Tribunale di Pisa, è stato raggiunto dagli uomini della Squadra Mobile di Pisa, diretta dal vice questore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita e dalla sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Pisa sul luogo di lavoro, dove gli è stato notificato l’atto emesso dal Gip presso il Tribunale di Pisa e dove ha avuto luogo una perquisizione.
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Miriam Pamela Romano, trae origine da un whistleblowing interno, promosso nel mese di ottobre 2020, da alcuni dipendenti e colleghi del funzionario infedele che, a seguito di alcune verifiche interne, avevano riscontrato alcune anomalie.
I colleghi dell’ufficio, a seguito di alcuni controlli, avevano appurato che nell’ambito di alcune procedure esecutive mobiliari ed in alcune procedure di sfratto per le quali, come noto, gli ufficiali giudiziari incaricati vengono attivati dall’avvocato della parte procedente per porre in esecuzione i provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria, percependo dallo Stato delle indennità supplementari per ogni singolo intervento, risultavano in numero superiore rispetto a quelle effettivamente svolte.
Gli ulteriori approfondimenti svolti hanno consentito di individuare altri “fascicoli anomali” nell’ambito dei quali compariva sempre lo stesso ufficiale giudiziario come incaricato. Emersi i sospetti, i due dipendenti hanno predisposto una segnalazione al Tribunale di Pisa, che ha poi trasmesso ritualmente gli atti alla Procura della Repubblica, che ha di conseguenza dato avvio alle indagini.
Le investigazioni, condotte da una sezione specializzata dei reati contro la pubblica amministrazione della Squadra Mobile di Pisa, sono durate diversi mesi in ragione dell’ingente mole di fascicoli da sottoporre al vaglio e dei numerosi testimoni da ascoltare. Sono infatti stati sentiti dagli investigatori diversi avvocati, che rappresentavano la parte procedente nelle procedure esecutive, al fine di apprendere quale fosse stato l’esatto numero di interventi (in gergo: accessi) richiesti all’ufficio Unep per ogni singola pratica. Il richiamato accertamento ha portato a riscontrare che il funzionario infedele, al fine di ricavare un ingiustificato profitto quantificando un maggior numero di trasferte, aveva dichiarato di aver effettuato più “accessi” per il medesimo procedimento rispetto a quelli compiuti realmente. Estendendo il calcolo ad un periodo abbastanza ampio e verificando tutte le procedure trattate dall’ufficiale giudiziario dal 2014 al marzo 2021, è stato accertato che lo stesso avrebbe accumulato un ingiustificato profitto per l’importo di oltre 26mila euro.
Ma le tecniche usate dal funzionario non si limitavano alla mera produzione di atti falsi. Infatti, durante il periodo della pandemia, quando per ragioni connesse al contenimento dei contagi era stata data dall’ufficio indicazione agli avvocati dei creditori procedenti di effettuare le richieste di accesso non più recandosi fisicamente in ufficio ma procedendo tramite telefonata, il dipendente infedele, più volte fingendosi il legale di una procedura esecutiva per cui lo stesso era competente, contattava con un numero non noto i colleghi del centralino dell’ufficio, per prenotare un intervento dell’ufficiale giudiziario, così poi da poterlo contabilizzare illecitamente. Importante in questi casi sono stati anche i riscontri effettuati dalla Squadra Mobile e dalla sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato presso la Procura. Infatti, attraverso i tabulati telefonici è stato possibile verificare, da un numero secondario intestato al funzionario, numerose telefonate fatte proprio in coincidenza con delle richieste di prenotazione di accessi da parte di avvocati titolari di alcuni suoi fascicoli.
Questa mattina, all’atto dell’arresto, all’indagato è stato notificato anche un decreto di sequestro per equivalente di importo pari alla somma di 26mila euro circa, provvedimento ablativo eseguito presso le banche dove sono radicati i conti corrente dell’arrestato.