Etichette contraffatte e vino alterato, maxi sequestro della Finanza di San Miniato



Pronto ad essere venduto sui mercati di tutto il mondo, Confagricoltura: “Una frode che poteva svilire l’immagine del vino toscano”
Destinato ai paesi del nord Europa, avrebbero fruttato oltre 100mila euro i 50mila litri di vino rosso alterato sottoposti a sequestro nei giorni scorsi dall’ispettorato centrale repressioni frodi (ICQRF) di Pisa e dai militari della guardia di finanza del comando provinciale di Pisa nell’ambito di un’attività di polizia giudiziaria a tutela delle frodi nel settore agroalimentare. Era “spacciato” come vino toscano biologico, ma l’attività operativa eseguita dalla compagnia guardia di finanza di San Miniato ha portato al sequestro di 6600 bottiglie.
L’indagine ha avuto inizio negli ultimi mesi del 2018 a seguito di specifici controlli avviati proprio dagli ispettori dell’Icqrf di Pisa nei confronti di una azienda imbottigliatrice situata in provincia di Pisa. Gli accertamenti si erano concentrati, in particolar modo, sulla qualità del vino sia imbottigliato che sfuso, attraverso complesse analisi di laboratorio dalle quali era emersa la frode: una partita di prodotto era risultata essere completamente annacquata e alterata con l’aggiunta di sostanze vietate dai disciplinari, come lo zucchero di barbabietola. L’aggiunta di tale prodotto non risulta dannosa per la salute dei consumatori, ma costituisce una pratica fraudolenta di concorrenza sleale nei riguardi degli operatori onesti del settore.
Anche in questa indagine, così come già avvenuto in passato, un ruolo fondamentale riveste la collaborazione tra la guardia di finanza e Icqrf. Una sinergia che, muovendo proprio dalle numerose attività sul campo, ha portato recentemente i vertici delle due istituzioni alla stipula di un protocollo d’intesa con l’intento di incrementare le misure di tutela del comparto agroalimentare contrastando le frodi in danno del bilancio dell’Unione europea, la contraffazione dei marchi industriali, nonché degli altri illeciti economico-finanziari.
E sempre in questi giorni una seconda operazione della guardia di finanza di Firenze ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due persone residenti in provincia di Milano che avevano organizzato una sofisticata e accurata falsificazione di bottiglie di vino con il noto marchio registrato “Doc Bolgheri Sassicaia” relative a diverse annate tra il 2010 e il 2015, con la contraffazione della relativa indicazione geografica.
Nell’ordinanza emessa dal Gip, si rileva che “sussiste anche l’aggravante della organizzazione stabile, giacché le attività osservate sono poste in essere in maniera sistematica, cioè con carattere stabile e non occasionale, nonché in maniera organizzata, con preordinata pianificazione di medio termine e nella prospettiva di un ulteriore sviluppo, per il futuro, per l’esito positivo conseguito”.
L’acquisto del vino utilizzato per confezionare il prodotto avveniva dalla Sicilia, le bottiglie invece provenivano dalla Turchia e la produzione di etichette, tappi, casse e carta velina era incentrata in Bulgaria. Le bottiglie di vino contraffatte riproducevano falsamente gli ologrammi e i segni distintivi originali e venivano vendute a livello internazionale.
Nel corso delle indagini, svolte per oltre un anno dai militari della compagnia di Empoli, a fine settembre sono stati sequestrati nella provincia di Milano circa 80mila pezzi contraffatti tra etichette, bottiglie, tappi, casse di legno utilizzabili per confezionare circa 1.100 casse di vino Sassicaia 2015, per un totale di 6.600 bottiglie, il cui valore di mercato, laddove il prodotto fosse stato originale, si sarebbe avvicinato ai 2 milioni di euro. La tempestività dell’intervento ha consentito, tra l’altro, di intercettare la consegna di un ordine di 41 casse di Sassicaia 2015 già confezionate e pronte per essere vendute.
Da quanto emerso, la produzione e vendita del mercato illecito parallelo si attestava su circa 700 casse di vino contraffatto al mese, per un totale di 4.200 bottiglie, con un introito illecito stimato che si aggirava sui 400 mila euro.
Secondo le ricostruzioni investigative, diversi clienti tra cui, in particolare, coreani, cinesi e russi avevano già fatto ordini per un migliaio di casse mentre una piccola parte sarebbe stata destinata al territorio nazionale.
All’interno del magazzino utilizzato per l’attività illecita, i due arrestati si occupavano dell’imbottigliamento, dell’apposizione delle etichette e della carta velina sulle bottiglie nonché del successivo assemblaggio della cassa. Contestualmente all’esecuzione delle ordinanze di arresto, sono state eseguite anche perquisizioni nei confronti di ulteriori quattro soggetti, ritenuti dei collaboratori dei due arrestati nella immissione del prodotto sul mercato. Analoga attività è stata svolta nei confronti di un quinto soggetto, che aveva procurato il vino da travasare nelle bottiglie vuote importate dalla Turchia.
Allo stato, risultano indagate undici persone che, a vario titolo e in vario modo, si ritiene abbiano preso parte alla produzione e commercializzazione del vino contraffatto.
“Una frode che avrebbe potuto danneggiare e svilire l’immagine del vino toscano – il commento di Confagricoltura -. Ringraziamo la guardia di finanza che ha permesso di sgominare un’organizzazione che agiva a livello internazionale al fine di falsificare e commercializzare il vino doc Bolgheri Sassicaia, un’eccellenza dell’enologia non solo italiana, ma mondiale”. Così Francesco Colpizzi, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura Toscana, commenta l’importante indagine che ha portato alla scoperta del traffico illecito di bottiglie contraffatte.
“Le frodi che riguardano le eccellenza dell’agroalimentare toscano – conclude Colpizzi – purtroppo sono molto comuni, soprattutto su prodotti di valore che hanno una fama mondiale e la cui imitazione è conveniente per le organizzazioni criminali. Un fenomeno diffuso ovunque, in Europa e fuori. Nonostante i vari Consorzi dei vini toscani si adoperino con sempre maggiore impegno nell’attività di vigilanza e tutela delle proprie denominazioni, l’attuale quadro normativo internazionale non consente oggi una integrale difesa delle produzioni locali dagli episodi di plagio o contraffazione”