Psicosi virus |
Cronaca
/

Coronavirus, i ristoranti corrono ai ripari e distanziano i tavoli. Ma c’è chi preferisce chiudere

9 marzo 2020 | 20:08
Share0
Coronavirus, i ristoranti corrono ai ripari e distanziano i tavoli. Ma c’è chi preferisce chiudere

Viaggio fra gli esercenti del Comprensorio fra timori e un po’ di rassegnazione

“Mio nonno mi diceva sempre: abbi giudizio per chi non ce l’ha. Ecco, questo è uno di quei momenti. Meglio chiudere fino al 3 aprile”. Questa la drastica decisione di Simone Fiaschi, titolare della Taverna dell’Ozio a Corazzano, in tempi di coronavirus.

Una decisione sofferta, la prima del genere del Comprensorio, che potrebbe però avere nel giro di poco altri sostenitori fra i ristoratori, intenti in questi giorni a dimezzare i coperti, distanziare i tavoli, interpretare i decreti. “Ho un caro amico al Cnr, l’ho chiamato per chiedergli cosa devo fare – spiega Fiaschi. – La stessa domanda l’ho posta a tutti i dottori che conoscevo. Tutti mi hanno dato lo stesso consiglio: chiudi. E io così faccio. È una decisione certo dolorosa, ma che faccio pensando al bene dei miei clienti e dei dipendenti di cui ho responsabilità. Stiamo a vede cosa ci dicono gli esperti. Se il 3 possiamo ripartire si riparte”.

Apparentemente una mosca bianca nel Comprensorio, ma probabilmente d’avanguardia. Tanti, infatti, i dubbi dei ristoratori. “Non c’è chiarezza su come dobbiamo comportarci – dice Antonio Izzo, della storica trattoria Mamma Maria a Castelfranco – Se tre persone vengono insieme, sono arrivate con la macchina insieme io cosa dovrei fare, dividerle? Ovvio che stiamo prendendo precauzioni e distanziamo i tavoli, ma sarebbe utile una linea chiara”. Confusione alimentata anche dalle tante interpretazioni che in queste ore stanno dando in molti sulle ordinanze ed i decreti, fra quelli della presidenza del Consiglio alle declinazioni territoriali di Regione e comuni, fino alle direttive Anci. “Chi dice che le distanze si debbano tenere fra i tavoli, chi fra le persone – commenta il cuoco Benedetto Squicciarini – In tutto questo i ristoratori sono lasciati soli”.

Il sindaco di San Miniato Simone Giglioli, intanto, questa mattina provava a fare chiarezza in un video proprio dedicato alle nuove misure. “Occorre che tutti gli spostamenti siano ridotti al minimo. Per tutti, non solo per chi è stato nelle zone rosse – spiega Giglioli. – I cittadini possono usufruire dei servizi ma solo quando è necessario e con limitazioni che i comuni si stanno impegnando a far rispettare: chiusura dei pub, cinema, teatri. Per chi resta aperto, come i bar ed i ristoranti, è in capo al titolare la responsabilità di far rispettare le distanze di almeno un metro, sia fra i commensali al tavolo che fra i tavoli. Chi non è in grado di far rispettare queste regole deve chiudere. Capiamo il disagio ed il momento di crisi, ma questo è il momento di essere responsabili ed evitare il peggio”.

Difficoltà che in realtà, anche per chi resta aperto, si scontrano con il problema maggiore: quello della carenza di clienti.  “La sala la teniamo abbastanza bene, lo spazio non ci manca e non è difficile ottemperare alle prescrizioni – spiega Luigi, titolare del ristorante dell’Hotel Quattro Gigli di Montopoli – Il problema vero sono le disdette, specie per le camere. Noi lavoriamo prevalentemente con l’estero e su quel fronte abbiamo avuto defezioni clamorose. Anche tutto il lavoro collegato al distretto conciario è fermo. Si prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma avremo bisogno di aiuto. Un sostegno sul fronte delle scadenze con i comuni, i pagamenti. Siamo abituati ad andare dietro alla cassa ma se si ferma quella è davvero dura”.

Situazione che sono in molti a denunciare, mentre molte pizzerie hanno cominciato a fare solo servizio di asporto. “Non abbiamo chiuso la sala ma ci siamo vicini, certo l’asporto ancora va – dice Francesco Pagni, della pizzeria Il Padrino di Santa Maria a Monte –  Abbiamo ridotto il servizio, tolte molte cose del menù, come gli antipasti, chiuso di fatto la cucina. Abbiamo ricominciato a fare le merende, con apparecchiatura minima per chi vuole entrare. Tavoli distanziati. Ma di fatto andiamo avanti con pizza e cecina, e intanto un po’ del personale è a casa”. Così anche a Ponticelli, all’Osteria del Poeta. “I tavoli sono ad un metro e mezzo, non è certo quello il problema – dice il titolare Emanuele Puccini – Ma l’affluenza è molto bassa“.

Così anche a Santa Croce. “A pranzo abbiamo avuto un bel calo, a cena siamo quasi a zero – racconta Filippo Labruna, del Ristoro dell’Arno ai Canottieri a Santa Croce – Ci siamo adeguati per i tavoli, stiamo attenti ai contagi, pure con i guanti. Ma se il lavoro è così meriterebbe stare chiusi”.

In serata il ristorante Pepenero di San Miniato ha annunciato la chiusura fino al 3 aprile prossimo, data di scadenza del nuovo decreto.