


I pastori lanciano un grido di allarme: il lupo è tornato. E’ tornato nelle campagne dell’Empolese Valdelsa, dove diversi allevatori raccontano di danni negli ultimi anni. E anche nelle campagne sanminiatesi si sono verificati negli ultimi tempi degli avvistamenti, a Corazzano e nei dintorni di Palaia. Lo racconta il Cetras di Empoli, che lancia un appello agli allevatori: “Denunciate il fenomeno”, così da dargli una dimensione e cercare interventi utili e appropriati.
L’associazione Cetras di Empoli, oltre a dedicarsi al recupero di fauna selvatica e all’educazione ambientale, si occupa anche di informare la cittadinanza e le amministrazioni comunali sulle criticità legate alla fauna selvatica in generale. Per garantire al lupo la sua bellissima presenza in natura si sente responsabile delle criticità che ciò può far sorgere nel territorio e a cercare un dialogo e dei modi per una pacifica convivenza fra uomini e lupi.
In questo percorso di formazione e informazione, si inserisce l’iniziativa di ieri 2 maggio, patrocinata dai comuni del Circondario Empolese Valdelsa e dal titolo ‘Lupi nel territorio periurbano’ al quale ha partecipato anche il ricercatore Duccio Berzi. “L’incontro – spiega il volontario del Cetras Francesco Cervasio – ha avuto l’obiettivo di evidenziare le possibili soluzioni e di far presente alle istituzioni quanto il problema sia sentito e di come sia fondamentale farsene carico al più presto”. Per il quale sono indispensabili le segnalazioni degli allevatori che hanno subito attacchi, perché non passino inosservati. Oltre al ricercatore Duccio Berzi, all’incontro c’erano Luigi Malfatti, Fabio Barsottini e Francesco Cervasio, che ha spiegato: “Non è certo se gli attacchi siano mossi da lupi o da ibridi. Anche se fossero mossi da ibridi, è indubbio che ci sono stati a monte dei lupi”. I lupi, sostiene il Cetras, stanno ripopolando le campagne di Gambassi, Montaione e San Miniato. Per quanto riguarda il territorio Sanminiatese, gli attacchi più consistenti sono diretti Corazzano e anche Palaia. “Sono stati avvistati e identificati nuclei fino a due o tre anni fa” ha proseguito Cervasio. “E il fenomeno si sta amplificando – ha detto -. Non sempre però si denunciano questi attacchi. Manca sul territorio la presenza di tecnici che verificano gli attacchi fatti con precisione e un database che elenchi tutte le denunce fatte”. E parla della sfiducia degli stessi pastori, che sono sempre meno intenzionati a denunciare il fenomeno. “Gli allevatori – ha aggiunto – sono scoraggiati perché devono fare tutto a spese proprie: intanto le prime spese sono a carico proprio e non vengono rimborsate. In pochi poi sono a conoscenza della possibilità di chiedere finanziamenti europei, gestiti dalla Regione, per ripristinare gli allevamenti danneggiati. Dunque lasciano perdere e non fanno denuncia”. Per questo motivo la reale presenza dei nuclei è ipoteticamente sottostimata. E le associazioni degli allevatori “Cercano comunque – ha specificato Cervasio – di fare informazione a riguardo, per recuperare soldi attraverso bandi”. C’è un altro elemento che rende complicato censire i nuclei dei lupi e il loro stanziamento, il fatto che i lupi sono animali che fanno grandi spostamenti e in poco tempo possono raggiungere anche altre realtà. Sull’incontro di ieri Cervasio ha spiegato che “E’ servito per sensibilizzare i Comuni, che si sono mostrati molto disponibili e anche l’opinione pubblica. Per denunciare e trovare, insieme alle associazioni, una strada più definita. Come Centro di recupero siamo sensibili alle tematiche ambientali e agli allevatori e saremmo contenti di replicare perché hanno avuto poco spazio le associazioni di categoria, per vedere se insieme agli allevatori si riesce a dare più concretezza. Un incontro per fare conoscenza sullo stato dell’arte: questo è un problema reale che non può essere trascurato. E spesso gli allevatori non sono ascoltati”. Questo fenomeno porta con sé anche il rischio di abbandono “Perché – ha concluso – molti allevatori sono costretti a lasciare l’attività. E dunque si vanno a perdere alcune peculiarità paesaggistiche, prima presidio di piccoli allevatori che producevano prodotti di nicchia ma caratterizzanti per la nostra Toscana”. Durante l’incontro è intervenuto anche Paolo Banti, responsabile del settore Faunistico della Regione Toscana. Presenti anche Orlandini per la Confederazione italiana agricoltori e Matteucci per l’Unione provinciale agricoltori.
Mirco Baldacci