
Pisa è la seconda provincia in Toscana per incidenza delle mafie. A dirlo, nella presentazione del rapporto annuale sulle mafie in Toscana, nella sede dell’ordine dei giornalisti di Firenze, è il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri.
Una decina di anni fa la fondazione Caponnetto coniò lo slogan La Toscana non è una terra di mafia ma la mafia c’è. Oggi quello stesso slogan “è diventato quasi soporifero e tranquillizzante, quindi inutile”, perché la Regione “in parte è ormai colonizzata dalla criminalità organizzata. Per capirci, è terra dove le mafie hanno un giro di affari di 15 miliardi di euro l’anno”.
Secondo Calleri, diversi i segnali “estremamente preoccupanti”, come gli “imprenditori che si rivolgono alle ‘ndrine per riscuotere i crediti”. Oppure come “il porto di Livorno, dove arrivano tonnellate di cocaina. Così tante che ci domandiamo se la criminalità organizzata non lo controlli almeno in parte”. C’è poi Pisa che, con Livorno, “è l’altra base strategica del traffico di sostanze stupefacenti”. In Toscana, in sostanza, “la mafia è spalmata e non c’è una terra messa peggio di un’altra: non esiste più un angolo di tranquillita’”.
Certo, aggiunge, “non è che le forze dell’ordine non hanno il controllo. Il nostro report si basa proprio sulla conduzione delle loro brillanti operazioni. Tuttavia non dobbiamo abbassare la guardia”, visto che “registriamo situazioni anche di auto omertà, la paura cioè di parlare di queste cose”. E la politica? “Sta facendo poco – risponde il presidente della fondazione – C’è poca attenzione anche a livello nazionale: ci sono molte operazioni antimafia, una grossa al giorno, ma se ne parla pochissimo. Eppure questo è il principale problema del paese”.
Il consigliere della fondazione Caponnetto ed ex ispettore Dia Renato Scalia ha osservato come in questi anni in Toscana “vi sia stata una sottovalutazione del fenomeno, in piccola parte anche dagli addetti ai lavori. Nel 2013 contai 117 clan citati nelle diverse operazioni di polizia. Lo scorso anno siamo saliti a 132. E la direzione nazionale antimafia, nella sua relazione del 2016, ha scritto che ci sono riscontri investigativi sul fatto che sussiste una connessione tra mafia e politica in Toscana”. Scalia ha poi aggiunto che “per certi versi la Toscana è addirittura peggio di regioni come Calabria e Sicilia: e questo perché in quelle terre è presente una organizzazione criminale,
mentre qua, ormai, sono attive tutte. Prima operavano in modo abbastanza sotterraneo, facendo più che altro affari. Adesso hanno alzato la testa, si sono resi conto che possono agire senza problemi”.