Oro rubato e poi fuso per rivenderlo: 5 in manette

29 dicembre 2017 | 08:33
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Oro rubato e poi fuso per rivenderlo: 5 in manette

Furto di oro e preziosi per poi fonderlo e rivenderlo con la complicità di alcuni orafi compiacenti, cinque arresti e un uomo ricercato. E’ questo il bilancio dell’operazione dei carabinieri della compagnia di Pontedera sulla base dei provvedimenti cautelari emessi dal tribunale del riesame di Firenze a carico di titolari di gioiellerie e laboratori artigianali orafi della Valdera, di Lucca, e della provincia di Livorno, e pregiudicati di origine slava. Il sesto uomo è ricercato all’estero.

Durante l’operazione sono stati recuperati oltre sei chili di oro e oggetti preziosi, tra cui orologi di note marche, ritenuti il bottino di furti e rapine in ville in Toscana e in altre aree del territorio nazionale. Secondo quanto ricostruito parte dell’oro veniva fuso in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa e rimesso poi nel circuito legale nelle gioiellerie e laboratori orafi dei complici della banda.
L’operazione, denominata Golden Daytona, è stata condotta dai carabinieri della compagnia di Pontedera e diretta dalla procura pisana e gli arrestati sono ritenuti tutti responsabili di ricettazione e riciclaggio di oro e preziosi. Lungo il percorso per l’ottenimento delle misure: nel dicembre 2016 il Gip di Pisa aveva infatti rigettato la richiesta di misure cautelari della locale Procura della Repubblica. Il tribunale del riesame a luglio 2017, accogliendo il ricorso della procura pisana, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare a carico dei sei indagati, con la successiva esecuzione subordinata al giudizio della Cassazione. La stessa si è pronunciata il 19 dicembre rigettando il ricorso degli indagati e dando efficacia al giudizio cautelare.
Le misure emesse sono arresti domiciliari per i quattro italiani, due orafi e due gioiellieri, e la custodia cautelare in carcere per i due presunti ladri appartenenti a una nota famiglia di origine slava domiciliata tra Pisa e Pontedera. Secondo quanto ricostruito i proventi dei furti in abitazione e delle rapine in villa perpetrati da questi ultimi finivano in alcuni laboratori orafi, in particolare quello di Pontedera e quello di Cecina, i cui titolari – a loro volta – cedevano i monili a due fratelli gioiellieri di Lucca per la successiva rivendita nel circuito legale. Parte dell’oro veniva poi fuso in modo da ostacolare l’identificazione della sua provenienza delittuosa.
Oltre 6 chili di oro sequestrati, anche alcuni lingotti, scoperti 78 tra furti e rapine commessi in Toscana, in gran parte tra le province di Pisa, Firenze, Lucca e Livorno, e non mancano sporadici episodi commessi in altre aree del territorio nazionale, oltre 500 è la stima dei reati consumati. Dei monili e preziosi tuttora in sequestro, per circa la metà è stato possibile individuare i legittimi proprietari, meno di un terzo quella restituita ad un laboratorio orafo per effetto della decisione del Gip del tribunale di Pisa.
Le tappe salienti dell’indagine, condotta anche con le intercettazioni, si sono tradotte anche in sequestri “collaterali” operati dai carabinieri: il 6 novembre e il 22 dicembre 2015 a Cecina e Piombino, a carico di un gioielliere, per oltre 1,5 chili di oro e 16mila euro in denaro contante; il 21 aprile 2016 a Pontedera, Cecina e Lucca, a carico dei due orafi e due gioiellieri, per oltre 4,5 chili di oro, orologi di pregio (tra cui 3 Rolex, uno dei quali rubato provincia di Torino), cartucce calibro 9×21 illegalmente detenute e una porzione di immobile adibito a laboratorio orafo clandestino.