Proseguono le indagini dei carabinieri, dopo il primo fermo eseguito nella notte, per chiudere il cerchio attorno ai responsabili dell’incredibile sparatoria di ieri a San Donato (leggi qui Colpi di pistola e bastonate, agguato a San Donato – Foto). Un regolamento di conti in piena regola, che lascerà un ricordo difficile da dimenticare per chi vive e lavora nella zona di via Puccini e via Verdi. Un’area apparentemente tranquilla, a pochi passi dall’asse centrale del paese, ma dove a detta dei residenti si concentrerebbero da tempo strani movimenti, con passaggi ricorrenti di auto, apparentemente senza una meta precisa, insieme a lunghe e misteriose soste a bordo delle vetture.
Ad ogni modo, niente che potesse far pensare al clamoroso agguato di ieri, iniziato con un’auto accerchiata e finito con due colpi di pistola sparati ad altezza d’uomo, uno dei quali ha colpito di striscio l’auto aziendale dell’autofficina Emme Erre. “Ho visto le auto ferme in mezzo alla strada, per pochi istanti, mentre passavo dal piazzale di fronte all’officina – racconta Alessandro Fiumalbi, castelfranchese, che in quel momento era al lavoro come ogni sabato mattina nell’attività gestita con il padre -. Sul momento non c’ho fatto caso. Ho sentito che discutevano ma ho pensato al classico battibecco per il traffico, dovuto magari ad un’auto parcheggiata male che impediva di passare, come del resto succede quasi ogni giorno vicino allo stop di via Puccini. Pochi minuti dopo, però, mentre mi trovavo dentro l’officina con mio padre, abbiamo sentito chiaramente i colpi sordi del legno contro i vetri e la carrozzeria dell’auto, seguiti dai due colpi di pistola. È stato un attimo: l’istinto di entrambi è stato quello di allontanarci, andando nel piazzale alle spalle dell’azienda. Siamo usciti solo dopo aver sentito le auto che sgommavano e fuggivano via”. In un attimo la strada si è riempita di gente e di forze dell’ordine: prima una pattuglia della polizia municipale, seguita da tre gazzelle dei carabinieri.
Immediati gli interrogativi tra gli abitanti della frazione, sconvolti da una violenza che in zona sembra avere pochi precedenti. A detta di molti, ad ogni modo, i protagonisti della storia non sarebbero volti nuovi per il paese. C’è addirittura chi sostiene che alcuni di loro fossero già finiti alle mani, sempre a San Donato, poche sere prima dell’agguato. Testimonianze e informazioni ai quali gli uomini dell’Arma hanno cercato fin da subito di dare un ordine, anche per ricostruire i reali motivi dell’azione. Motivi che potrebbero essere legati ad attività criminali, anche se l’ipotesi ritenuta più plausibile sarebbe quella passionale, con un regolamento di conti per difendere l’onore di una donna.
Quel che è certo, per adesso, è che nella notte sono scattate le prime manette. Le indagini degli inquirenti hanno permesso di individuare e fermare un 43enne italiano, di etnia rom, ritenuto uno dei possibili componenti del commando che ha dato l’assalto alla Lancia Y. I militari, infatti, già nei primi momenti dopo la sparatoria, hanno condotto una serie di accertamenti informativi, particolarmente approfonditi, per individuare e assicurare alla giustizia i componenti del gruppo che avrebbe aggredito il 34enne albanese, colpito di striscio dal secondo sparo e tuttora in ospedale. Nelle ore notturne, quindi, i carabinieri del Nucleo operativo e delle stazioni di Ponte a Egola e Santa Croce hanno eseguito a San Miniato il fermo del primo indiziato, identificato come uno degli aggressori. Dopo le formalità di rito, l’uomo è stato condotto nel carcere Don Bosco di Pisa.
Giacomo Pelfer