Migranti, il Cuoio può accogliere 180 persone in strutture private

27 febbraio 2017 | 20:13
Share0
Migranti, il Cuoio può accogliere 180 persone in strutture private

E’ stata stimata in circa 180 unità la potenzialità di accoglienza assegnata ai comuni del comprensorio del cuoio per accogliere i migranti che con l’arrivo della bella stagione hanno già cominciato a muoversi verso l’Italia sulle rotte migratorie attraverso il Mediterraneo. Il numero emerge dal bando emanato sulla base di un accordo tra l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e le prefetture per l’accoglienza degli stranieri nelle strutture private. Il bando scadrà il 10 marzo e fino ad allora i privati che hanno a disposizione strutture idonee ad accogliere stranieri, anche semplici case, possono fare domanda.

Nell’assegnare le quote di migranti ai singoli comuni del comprensorio, la prefettura di Firenze dovrebbe avere tenuto conto di due parametri: il fatto che la popolazione di stranieri arrivati con lo status di richiedenti asilo in un singolo comune non può superare il 3,6 per mille della popolazione e quello che ci sono già dei comuni che al momento hanno gruppi di stranieri sul territorio. Due indici che hanno disegnato quindi una nuova geografia dell’accoglienza in termini potenziali nel comprensorio, assegnando a San Miniato la possibilità di accogliere attraverso il bando 72 stranieri, a Castelfranco di Sotto 23, 22 a Montopoli (già utilizzati secondo il comune),  14 a Santa Croce, che però in passato ha già accolto parecchi gruppi di stranieri e 48 a Santa Maria a Monte. Il bando invece non prevede nuovi arrivi nel comune di Fucecchio che, ricadendo nella città metropolitana fiorentina, è stato escluso dalla possibilità di accogliere nuovi migranti.
Il bando modifica però anche la logica dell’accoglienza che, a questo punto, può essere gestita anche senza passare dai comuni nel senso che il privato può partecipare senza informare il municipio. In sostanza si pone nuovamente il problema che nel 2015 aveva visto Santa Croce come possibile meta di un nutrito gruppo di stranieri da sistemare all’hotel Cristallo, situazione che l’amministrazione riuscì a evitare proprio in virtù del fatto che poteva intervenire dialogando con la prefettura. Al momento, comunque, nel comprensorio il bando non sembrerebbe avere ottenuto molte adesioni per quanto ancora aperto. Le manifestazioni di interesse sono arrivate per un piccolo gruppo da sistemare attraverso una struttura che già opera nell’accoglienza a San Miniato dove, qualora l’operazione vada a buon fine, dovrebbero arrivare circa 15 persone. In particolare, però, donne e bambini e a Castelfranco dove era stato ipotizzato sempre dalla stessa struttura di sistemare un piccolo gruppo nel centro storico, ipotesi al momento accantonata dopo l’intervento del Comune: “Noi, vista la situazione già abbastanza satura del centro storico – spiega il sindaco Toti – abbiamo chiesto alla struttura che si occupa di accoglienza di non portare qui altri stranieri, semplicemente per evitare di andare a creare un nucleo troppo nutrito nel centro cittadino”.
A San Miniato invece l’assessore Spalletti, da anni impegnato nella politiche di accoglienza, dice: “Non ho avuto riscontri di case a messe a disposizione dai privati su territorio al momento, c’è da dire che la situazione immobiliare di San Miniato magari è anche diversa rispetto a quella di altri comuni. Noi, infatti, non abbiamo molti immobili vuoti”. Su Santa Maria a Monte invece, dove la potenzialità ricettiva è piuttosto alta, la sindaco Ilaria Parrella spiega: “A me nessuno ha detto niente e manifestato la volontà di mettere case o strutture a disposizione dei migranti, ma questo non significa che qualcuno non abbia fatto domanda direttamente alla prefettura per il bando. Bisognerà attendere la scadenza e vedere cosa accade”. Situazione analoga ad oggi per il comune di Santa Croce dove l’assessore Carla Zucchi dice: “Fino ad ora, nessuno ha manifestato al comune l’interessa ad aderire, anche se bisognerà attendere la chiusura del bando per capire con certezzal’evolversi della situazione”.
“A Montopoli – spiega l’assessore al sociale Linda Vanni – non sono previsti arrivi, infatti stiamo già ospitando una decina di profughi in più rispetto alla quota assegnataci dall’Anci ( in pratica i posti previsti dal bando il comune li ha già utilizzati ndr). Abbiamo uomini, donne e bambini in piccoli gruppi proprio come ci indica l’accoglienza diffusa. Gli appartamenti sono tutti di privati cittadini che hanno messo a disposizione i propri appartamenti per la finalità dell’accoglienza”.
Nella vicina Valdera, a tirare le fila della questione è il sindaco di Bientina Corrado Guidi: qui, al momento, la situazione sembra essere simile se non per qualche struttura ricettiva chiusa per la stagione invernale che avrebbe manifestato la volontà di aderire al bando per accogliere piccoli gruppi. “Al momento – spiega Guidi – noi stiamo continuando a portare avanti il nostro modello ovvero quello dei piccoli gruppi. Anche nel caso che un privato voglia aderire, cercheremo di mantenere questo sistema evitando grossi concentramenti. Ecco perché ritengo che ad esempio Pontedera, come altri comuni che in passato si sono resi disponibili per l’accoglienza, non debbano essere eccessivamente caricati di nuovi arrivi. Intanto nei prossimi 20 giorni è atteso l’arrivo di circa 30 persone che hanno lo status di profughi e richiedenti asilo che sicuramente saranno sistemati nei comuni che al momento hanno più disponibilità. Poi c’è da tenere conto che al momento stiamo lavorando per ottenere dalle commissioni i riconoscimenti dello status di rifugiato politico per queste persone. Questo comporta tempi lunghi perché le commissioni sono poche e non riescono ad evadere rapidamente le richieste: sarebbe auspicabile la composizione di nuove commissioni, l’ideale sarebbe averne una per ogni provincia per smaltire le pratiche e valutare la posizione della singole persone in modo anche da capire se può essere utile attuare un incentivo per permettere a queste persone di completare il loro percorso migratorio sulla base di progetti seri. Spesso, infatti, accade che si tratti di persone che non vogliono rimanere in Italia ma raggiungere altri Paesi comunitari dove hanno parenti e connazionali in grado di aiutarli nell’inserimento”.

Gabriele Mori