Sversamenti in Usciana, ricorso in appello

13 aprile 2016 | 15:31
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Sversamenti in Usciana, ricorso in appello

Non avrà una conclusione in tempi brevi la questione “Acque Sporche”. Il processo per sversamenti in Usciana a carico del Consorzio Conciatori di Fucecchio e di coloro che ricoprivano rispettivamente gli incarichi di presidente e direttore, Massimo Banti e Claudio Brotini, potrebbe arricchirsi di nuovi capitoli.

Gli attori di quella vicenda giudiziaria hanno infatti deciso di ricorrere in appello e si vedranno di fronte ai giudici in secondo grado. La questione, lo ricordiamo, verteva sulla presunta truffa emersa dalle indagini delle fiamme gialle alla fine del 2012, con l’accusa ai vertici del Consorzio di aver favorito lo sversamento dal 2006 al 2012 di acque non correttamente trattate direttamente in Usciana, per un totale di oltre 5milioni di metri cubi di liquami. Un autentico terremoto che portò a parlare di danno ambientale e vide la costituzione a parte civile nel processo anche dell’avvocatura di stato, con sequestro dei conti correnti e dei beni immobili del consorzio per un valore di ol tre 18 milioni, secondo la stima delle fiamme gialle dei profitti illeciti derivati dall’operazione. Sei udienze che nel luglio del 2015 decretarono infine che ci fu uno sforamento colpevole dei limiti di legge delle sostanze disciolte, con tanto di “correzione” di alcuni dati. Il tutto a confluire in una sentenza che ha chiamato il Consorzio Conciatori di Fucecchio a pagare 3 milioni di euro, con tanto di interdizione dalle attività di depurazione (revoca dell’Aia, Autorizzazione Integrata Ambientale) e a rispondere penalmente i due imputati, entrambi condannati a 3 anni, a pagare le spese processuali e, con il Consorzio, a pagare 20mila euro anche al Comune di Fucecchio, 6mila al ministero dell’ambiente e 5mila euro per ciascuna delle parti civili in causa, ovvero anche alle associazioni Legambiente e Italia Nostra. Il tutto corredato di pene accessorie. Adesso, con le pene sospese, tutte le carte potrebbero rimescolarsi nuovamente in secondo grado, al quale si sono appellati lo scorso dicembre sia i due imputati che il Consorzio, difeso dall’avvocato Luca Righi che oggi conferma: “Si sono elementi per ricorrere e lo dimostreremo”. Sarà nuovamente della partita, che con l’impugnazione di tutto il procedimento ha possibilità di partecipare in secondo grado, anche Legambiente. “A gennaio abbiamo presentato ricorso, credo sia assolutamente doveroso partecipare considerando che il primo grado ha evidenziato come molte delle nostre preoccupazioni sul fronte del danneggiamento all’ambiente fossero fondate – ha dichiarato il presidente regionale dell’associazione Fausto Ferruzza. – Ci vedremo in aula”. La prima udienza potrebbe non vedere la luce che alla fine del 2017, se non addirittura nel 2018, considerando anche che i reati di cui stiamo parlando, fra cui traffico illecito di rifiuti, hanno tempi di prescrizione recentemente raddoppiati e nell’ordine dei 15 anni.