Meningite, ceppo europeo: il lavoro dei ‘detective’ Asl

30 marzo 2016 | 12:01
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Meningite, ceppo europeo: il lavoro dei ‘detective’ Asl

Non è la prima volta nella storia recente che l’Europa deve fronteggiare una situazione in cui il meningococco C diventa improvvisamente più aggressivo nella sua virulenza, come è accaduto nella Asl della Toscana Centro negli ultimi 16 mesi. Lo sanno bene gli inglesi che 16 anni fa dovettero affrontare una situazione simile ma con molti più casi di contagio.

Per fermare un meningococco simile a quello che ha contagiato la 58enne di Santa Croce sull’Arno e tutte le altre persone tra 2015 e 2016, il Regno Unito impiegò ben 5 anni. Unico modo, secondo i medici del dipartimento della prevenzione dell’ospedale di Empoli diretto dal dottor Gabriele Mazzoni per accorciare questi tempi è la vaccinazione massiva.
A colpire nella Asl Toscana centro, con qualche caso nelle Asl della Toscana del nord, quando di parla di meningococco C è sempre lo stesso ceppo: un batterio le cui caratteristiche genetiche secondo i medici sono quelle del ceppo più diffuso negli Stati Uniti del Nord e nel Nord Europa, un patogeno particolare, per il mondo mediterraneo, che è più virulento in condizioni climatiche rigide e tende ad inattivarsi con l’arrivo del caldo. Insomma un’identikit che farebbe pensare probabilmente che è arrivato forse proprio da un turista in visita a Firenze o comunque in Toscana.
L’origine
“Ci sono stati anni in cui in questa zona non ci sono stati casi di meningite – spiega Mazzoni – e pochi in generale ce n’erano in Toscana. È evidente, quindi, che c’è stato un portatore arrivato da fuori. La provenienze del ceppo infatti è quasi certamente europea o americana, dove questo ceppo è molto diffuso. Nei casi di meningite C rilevati in Toscana si tratta sempre della stesso batterio, dello stesso ceppo, quasi fossero fotocopie”. Secondo Mazzoni inoltre è estremamente poco probabile che questi nuovi casi siano, invece, collegati alla nave che a ottobre 2012 approdò a Livorno. “I miei colleghi – spiega – allora fecero la profilassi a bordo e quel ceppo risulta sostanzialmente diverso da quelli di ora, che sono tutti identici l’uno all’altro. Questo, tra l’altro, è un batterio molto aggressivo: pare strano sia riuscito a vivere in latenza per tanti anni e per poi esplodere tutto insieme”.
Per vincere il batterio però per i medici non è fondamentale a questo punto conoscere la storia della sua diffusione in Toscana: la battaglia infatti per fermare la meningite ribadisce Mazzoni si vince con la vaccinazione massiva, ovvero vaccinando almeno i tre quarti della popolazione, come è stato sperimentato proprio in terra inglese.
“Non dobbiamo concentrarci sulla provenienza – spiega infatti Mazzoni -. Quello che è importante è debellare questa meningite: per questo serve solo una vaccinazione capillare, che raggiunga almeno il 70 per cento della popolazione. I bambini sono già al 96, i numeri più bassi sono tra gli over 45”. Il dipartimento di medicina della prevenzione della ex asl 11 per fermare il batterio si è dato gennaio 2017 come obiettivo, a soli due anni dai primi registrati, nel gennaio 2015.
“Se la campagna vaccinale prosegue come previsto – spiega Mazzoni – il prossimo inverno potremmo dire di aver sconfitto il batterio. Intanto, casi potrebbero esserci ancora fino a maggio: il freddo e l’influenza aiutano la diffusione di questa specifica infezione. Diciamo che se in autunno ci saranno ancora casi, allora dovremo temere per una nuova ‘escalation’ tra gennaio e aprile”. Tra le cose da tenere presenti c’è che i casi in assoluto non sono molti, anche se la recente concentrazione tende a fare più paura e anche che il meningocco C è più diffuso di quanto si pensi: i portatori asintomatici sono per lo più ragazzi e giovani adulti.
La vaccinazione
Sull’esperienza del Regno Unito, anche la strategia attuale di vaccinazione si concentra su bambini e ragazzi, considerati principali vettori poiché hanno intensa vita sociale. Anche se i casi recenti riguardano tutti persone di età superiore, infatti, la letteratura medica internazionale dimostra che sono i giovani quelli nei quali la malattia maggiormente si diffonde. E, il Regno Unito ne è dimostrazione, la meningite da meningococco C è stata debellata proprio vaccinando a tappeto i giovani, grazie a quella che si chiama immunità di gregge: vaccinare le persone più a rischio per mettere al sicuro tutti. Con un effetto un po’ inatteso e ancora da chiarire: ad ammallarsi, ora, in Toscana, sono soprattutto adulti. Secondo Mazzoni, il motivo sta proprio nell’efficacia del vaccino (che come ogni trattamento medico prevede margini di inefficacia, anche legati alla risposta dei singoli pazienti): “In Toscana siamo arrivati a coprire il 96 per cento dei bambini, mentre salendo nelle fasce d’età la percentuale si abbassa. Soprattutto nella delicata fascia dai 30 ai 45 anni c’è ancora molto da fare: ad oggi siamo solo al 25 per cento”. Che, significa, meno persone “protette” in queste fasce d’età. 

Elisa Venturi