Cromochim, prescrizioni dalla Asl per le aziende vicine

27 novembre 2015 | 17:26
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Cromochim, prescrizioni dalla Asl per le aziende vicine

“Nessuna emergenza sanitaria, nessuna persona sottoposta a cure, nessun intossicato, nessuna danno ambientale rilevante”. Il giorno dopo l’incidente alla Cromochim (leggi qui Esplosione alla CromoChim, scatta il piano di emergenza), Asl, vigili del fuoco e Arpat tirano il fiato e tracciano un bilancio certo.

I lavori di bonifica per ripulire tutte le superfici contaminate dal bicromato di sodio, stanno andando avanti e presto saranno ultimate, per precauzione nella giornata di oggi (27 novembre) la Asl 11 ha prescritto alle due aziende confinanti con la CromoChim di coprire con un telo impermeabile tutte quelle superfici che non sono ancora state bonificate, per evitare che acque piovane, non previste nelle prossime ore, ma anche la stessa condensa notturna o peggio la formazione di ghiaccio, possano rimettere in circolazione i composti chimici, una precauzione che dovrà essere rispettata fino alla bonifica dei tetti.
Ma in realtà, cosa è accaduto nel momento in cui si è verificata l’esplosione e la fuoriuscita del composto chimico ricco di bicromato di sodio, lo spiega la dottoressa Vincenza Severina Errico, dirigente del dipartimento di igiene pubblica della Asl 11 di Empoli. “Dal reattore, ovvero dal contenitore dove avviene la reazione chimica, è fuoriuscito un aerosol di bicromato di sodio a cui è aggiunto del glucosio e acido solforico che hanno dato vita a un composto a base di cromo. Proprio la presenza del glucosio ha praticamente evitato la dispersione delle sostanze oltre le zone limitrofe, perché la soluzione uscita calda dal reattore una volta entrata a contatto con l’aria si è raffreddata e il glucosio si è solidificato facendo precipitare tutte le sostanze. Alla fine, una volta condensato, il composto prima ha assunto un aspetto gelatinoso e poi cristallino simile al croccante. La pesantezza del composto ha fatto in modo che dopo la fuoriuscita precipitasse a terra o comunque sulle superfici vicine. Adesso sono ancora in corso i lavori di bonifica da parte degli operatori, con sostanze inertizzanti che saturano la possibilità di reagire del composto per poi permetterne la reazione”. Questo dal punto di vista strettamente chimico. Sul fronte della salute, bisogna ribadire che nell’incidente di ieri, nonostante sia scattato un piano di emergenza che ha impegnato asl, 118, vigili del fuoco protezione civile, non si è registrato nessuna persona ferita e nessuno è stato sottoposto a cure a causa dell’incidente. Nei primi momenti, agli operai della Cromochim e degli stabilimenti vicini è stato somministrato ossigeno, ma questo non è un trattamento sanitario. “La somministrazione dell’ossigeno compete agli operatori e ai medici del 118, ma in questi casi è una procedura che scatta a prescindere – continua Errico – perché non è una cura o una medicina, ma solo una precauzione per garantire l’ossigenazione dell’organismo qualora si fossero verificate delle condizioni di intossicazione o di difficoltà respiratoria, cosa che ieri non si è verificata per nessuna della persone presenti. Nessuno ha riportato sintomi da intossicazione. I primi sintomi sono il bruciore alle mucose, naso, gola, occhi: nessuno si è presentato ai medici lamentando questi sintomi. La pesantezza molecolare e fisica del composto fuoriuscito e la rapida condensazione del glucosio ha fatto in modo che non potesse neppure essere respirato. Certo, il Cromo tetravalente indicato in chimica – continua la dirigente della asl – con il numero III, di per sé meno nocivo del cromo esavalente, è comunque un agente pericoloso per la salute umana e per l’ambiente ma solo dopo un’esposizione lunga e continua, niente a che vedere con quanto accaduto ieri. Si tratta di sostanze pericolose la cui esposizione cronica potrebbe produrre effetti tossici se in grandi quantità ed eccessiva durata all’esposizione. Nell’incidente in questione – ribadisce la dirigete sanitaria -, per le quantità emesse e per lo stato fisico possiamo ritenere trascurabile il rischio per la popolazione. Dal punto di vista ambientale, poi, le superfici a terra sono già state bonifica – conclude Errico – attraverso i composti inertizzanti, ovvero molecole di ferro o metabisolfiti che rendono inerte, incapace di reagire il cromo e le altre sostanze saturandole per poi essere rimosse. Il trattamento è stato fatto sulle strade, nei tombini, nelle caditoie in tutte quegli ambienti dove possano essere arrivati i composti fuoriusciti dal reattore e questo ha praticamente abbattuto il rischio di danno ambientale”.
La macchina dei soccorsi
Sul fronte della protezione civile tutto ha funzionato bene: la macchina messa in modo dal sindaco Giulia Deidda e dall’assessore di Santa Croce Piero Conservi ha dimostrato di poter entrare in funzione rapidamente e con efficienza. E’ subito scattata la chiusura della strade e l’isolamento dell’area di possibile contaminazione, proprio come previsto dalla normativa derivante dalla legge Seveso.
La CromoChim infatti anche se non è una delle aziende del tipo più pericoloso, rimane pur sempre soggetta alla legge Seveso, sotto il cui ambito è tornata pochi anni fa a seguito di una modifica legislativa nazionale. La Seveso infatti prevede una serie di procedure di emergenza in caso di incidente rilevante che devono scattare a prescindere dall’entità, proprio per arginare nel tempo più breve possibile la dispersione della sostanze tossiche e mettere le persone al riparo attraverso il meccanismo della aree interdette. In sostanza si tratta di una azienda a rischio rilevante come ribadisce Arpat nella sua classificazione regionale delle aziende, anche se di tipologia diversa rispetto quelle più note e dibattute come la Icla di Ponte a Egola che risponde ad un articolo della legge ancora più stringente. Il meccanismo della protezione civile e l’intervento di tecnici altamente specializzati anche da parte di vigili del fuoco e di Arpat è prevista a prescindere dall’entità dell’incidete, ieri infatti è stata messa in allarme anche una colonna di mezzi di soccorso, poi in realtà mai partita, come prevedono la legge e i protocolli di sicurezza per le aziende a rischio di incidente rilevante.
La chimica e il conciario
Il bicromato di sodio viene utilizzato nel ciclo di lavorazione dalla pelle del comprensorio del cuoio, per lo più nelle concerie di Santa Croce e Fucecchio per completare il processo di essiccazione e fermare quindi la possibile fermentazione e decomposizione del pellame. Il cromo, insieme agli altri composti, ha il compito di andare ad asportare la parte grassa che rimane attaccata alla pelle, dopo il lavoro dello scarnitore. Nel reattore della CromoChim, il silos dove viene prodotto il composto sgrassante, quindi vi erano varie sostanze come il glucosio e l’acido solforico che hanno il compito di catalizzare la reazione per arrivare poi al prodotto chimico finale.

Gabriele Mori

Nilo di Modica