Stupro in villa, parlano medici. Mancano campioni di sangue

14 settembre 2015 | 15:35
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Stupro in villa, parlano medici. Mancano campioni di sangue

Nuova udienza questa mattina al tribunale di Pisa nel delicato processo che vede due giovani alla sbarra con l’accusa di stupro di un’amica.

I fatti risalgono all’estate del 2014 e lo stupro si sarebbe consumato nella villa del nonno di uno dei due ragazzi a Santa Maria a Monte, dopo che in una bevanda, alla ragazza era stata somministrata una sostanza stupefacente il Ghb secondo l’accusa. Durante la nuova udienza è stata ascoltata la dottoressa del pronto soccorso di Pontedera, che attivò il codice rosa, il giorno dopo i fatti su cui in aula si sta cercando di fare luce. Il medico del codice rosa ha spiegato il percorso che la portò a ipotizzare l’utilizzo della droga dello stupro il Ghb, la diagnosi sarebbe iniziata dallo stato di amnesia in cui versava la ragazza e che le sarebbe stata suggerita dopo aver consultato il centro antiveleni di Milano.
Durante il dibattimento è emerso che la ragazza aveva riferito che durante la serata in piscina era caduta, non aveva assunto stupefacenti, ma che la mattina dopo aveva fumato una canna. Inoltre aveva riferito al pronto soccorso che non ricordava di avere fatto sesso con i due ragazzi come raccontato dall’amica che rimane la testimone oculare della serata.
Nell’udienza è stata ascoltata anche la psicologa del codice rosa inoltre sarebbe emerso anche che non sono stata conservati i campioni di sangue della presunta vittima come previsto dal protocollo in caso di stupro. Un decisone che probabilmente è scaturita dal fatto che il Ghb, ammesso che sia stato utilizzato come ipotizzato dall’accusa, è una sostanza molto volatile e difficilmente rintracciabile per via ematica a distanza di ore dall’assunzione. Durante la prossima udienza verranno ascoltati gli imputati.