
Una linea telefonica dedicata dopo l’appello del Papa. La attiverà la Regione Toscana, felice di accontentare chi vuole ospitare un profugo in casa propria con una linea telefonica e personale pronti a raccogliere le disponibilità dei cittadini e delle famiglie. Lo ha deciso il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi facendo seguito ai contatti e alle disponibilità che già gli sono pervenute in questi giorni.
A ieri 6 settembre infatti erano già una ventina le persone che lo avevano contattato per offrire la loro disponibilità. Altre se ne sono aggiunte questa mattina. Il numero da chiamare è 3316983061, al quale risponderà personale della presidenza regionale. Gli interessati potranno chiedere informazioni e lasciare il loro recapito, in attesa che, già con la riunione di giunta in programma per domani 8 settembre, si possano definire meglio le procedure per questa accoglienza diffusa, in accordo con prefetture e associazioni di volontariato. “In Islanda – spiega Rossi -, Paese di poco più di 320mila abitanti, un movimento di cittadini ha già messo insieme 16mila famiglie disposte a ospitare, a fronte di una quota di appena 50 rifugiati assegnata. In Germania e in Austria, una piattaforma digitale incrocia le disponibilità dei residenti con le necessità di chi cerca accoglienza. Forse anche noi in Toscana possiamo guardare ad alcune di queste esperienze che stanno maturando in un continente dove i fili spinati e il clima da crociata stanno finalmente lasciando campo alle ragioni del buon senso, della concretezza e della umanità”. “E’ evidente che questo moto di solidarietà sta cambiando profondamente il quadro del problema – conclude il presidente -. Grazie alle parole del Pontefice, alle scelte della Merkel, al lavoro di tanti amministratori e volontari stiamo riuscendo a non cedere ai ricatti e alle peggiori strumentalizzazioni. Ora semmai è il momento di discutere di integrazione e soprattutto di evitare che i rifugiati in attesa del riconoscimento siano obbligati a una totale inoperosità, che non restituisce niente alle comunità che li accolgono e che svilisce la loro dignità”.