Un’intera famiglia di usurai napoletani che prestavano soldi a strozzo sono finiti nel mirino dei nuclei tributari della guardia di finanza di Caserta. I tre, il padre di 61 anni ,imprenditore partenopeo, il figlio di 44 e il nipote di 36 erano nel loro vasto patrimonio messo insieme con attività illecite, aveva anche un appartamento a Pontedera, che si erano fatti consegnare da una vittima. Nel loro vasto patrimonio familiare annoveravano due tabaccherie, otto immobili due terreni e 41, 11 automobili, un patrimonio da oltre due milioni di euro che per gli inquirenti deriva dall’attività di usura che praticavano. I beni immobili erano distribuiti tra la provincia di Pisa, Chieti e Napoli. L’operazione ha riguardato oltre ai tre legati da rapporti di parentela altre quattro persone che figuravano come prestanome per i quali si ipotizza i reato di favoreggiamento, nell’attività criminale i sette tutti indagati, mentre il patrimonio è stato posto sotto sequestro preventivo dal gip di Napoli.
Il meccanismo era semplice le vittime in difficoltà economica o che non riuscivano a fare fronte ai debiti di avvicinavano agli strozzini che poi praticavano tassi maggiorati rispetto a quelli legali e quando le vittime non riuscivano a a fare fronte al debito contratto a strozzo, i secondo la procura della repubblica, loro si facevano intestare o cedere i beni delle vittime . Così erano entrati in possesso del fasto patrimonio immobiliare che era nelle loro disponibilità, come ne caso di un appartamento comprato da una vittima, proprietaria di un mobilificio per 38 mila euro e di cui neppure gli strozzini si erano accollati il mutuo lasciando al proprietario. Non solo erano entrati in possesso anche di due tabaccherie sempre con lo stesso sistema ,quando il titolare non riusciva a fare fronte alla loro richieste anche per cifre irrisorie si facevano consegnare il bene. Le indagini sono ancora in corso.